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Al ristorante con British Gas, al processo si parla delle note spese di rappresentanza

BRINDISI - Poco meno di 90mila euro. A tanto ammontava il capitolo “pranzi e cene” fra le voci passive nel bilancio della Bg Italia, tavole imbandite a bella posta per gli amministratori brindisini, Giovanni Antonino in testa, in qualità di ospite d’onore. “Ma non era il solo”, tanto almeno secondo il luogotenente della guardia di finanza Enrico Mancarella, che ieri ha reso la seconda parte di una lunga testimonianza di fronte al collegio presieduto dal giudice Gabriele Perna, ancora una volta sull’affaire rigassificatore. Affermazioni esposte al fuoco di fila delle eccezioni da parte del collegio difensivo, che ha aspramente contestato la mancanza di prove delle affermazioni rese, come ha fatto il legale dell’allora primo cittadino, Massimo Manfreda.

BRINDISI - Poco meno di 90mila euro. A tanto ammontava il capitolo “pranzi e cene” fra le voci passive nel bilancio della Bg Italia, tavole imbandite a bella posta per gli amministratori brindisini, Giovanni Antonino in testa, in qualità di ospite d’onore. “Ma non era il solo”, tanto almeno secondo il luogotenente della guardia di finanza Enrico Mancarella, che ieri ha reso la seconda parte di una lunga testimonianza di fronte al collegio presieduto dal giudice Gabriele Perna, ancora una volta sull’affaire rigassificatore. Affermazioni esposte al fuoco di fila delle eccezioni da parte del collegio difensivo, che ha aspramente contestato la mancanza di prove delle affermazioni rese, come ha fatto il legale dell’allora primo cittadino, Massimo Manfreda.

Eppure, secondo l’investigatore delle fiamme gialle, incaricate all’epoca delle indagini preliminari dal pm Giuseppe De Nozza, nei più prestigiosi ristoranti di tutta Italia, sul conto di Bg, hanno consumato pasti luculliani quasi tutti gli amministratori brindisini (ma anche politici in senso lato, imprenditori e altri esponenti del mondo del lavoro e dell'informazione). Perché è a tavola, si sa, che gli affari si concludono meglio e bene. Fra gli ospiti figurava anche l’allora presidente dell’Autorità portuale, Mario Ravedati, secondo ma non ultimo dato che, sempre secondo Mancarella, a quel desco in due anni ci sono passati quasi tutti, anche i politici la cui posizione è stata stralciata in corso d’opera per mancanza di prove sufficienti.

Gli scontrini che attesterebbero i pranzi e le cene in questione, furono sequestrati dalle fiamme gialle nella sede di Bg. Era Antonio Manca o, a turno, Franco Fassio a consumare i pasti insieme ai personaggi delle istituzioni nostrane, presentando poi il conto direttamente alla società. Locali extralusso, a Brindisi ma anche nelle sale più prestigiose della capitale, a seconda delle occasioni. Con corredo di fattura finale, immancabilmente salatissima.  Un investimento che, secondo i calcoli della società britannica, sicuramente valeva la pena. Animate proteste da parte dei legali difensori: “Gli scontrini da soli non possono bastare a dimostrare chi consumò pranzi e cene in compagnia degli amministratori di Bg”, hanno eccepito in coro. Questioni sulle quali il tribunale si è riservato di decidere.

Idem sulla domanda posta da Manfreda, in sede di controesame, sulle dichiarazioni rese da Mancarella nella puntata precedente, ossia la presunta mazzetta da 360 milioni di vecchie lire versata dalla società britannica alla Iss di Scagliarini (amministratore di fatto, mentre sulla carta la società era intestata alla moglie di quest’ultimo e alla ex moglie di Antonino). “Ci sono prove che quella somma è transitata dal conto di Scagliarini alle tasche di Antonino?”, ha chiesto il legale. “La testimonianza dello stesso Scagliarini”, ha risposto il finanziere.

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