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Cronaca Carovigno

“Al senatore Zizza 93mila euro, ma non era una tangente”

La verità dell’imprenditore Pecere al pm: “Lo volevo denunciare per truffa dopo un prestito, lo screditai in paese”. Per il parlamentare, la difesa ha chiesto l’archiviazione

CAROVIGNO – “Rapporto di odio e amore con Vittorio Zizza”, prima assessore, poi sindaco di Carovigno e infine senatore. Ci sarebbero stati contatti per affari con “dazioni di denaro da aprile 2012 sino al 16 gennaio 2013”, per “93mila euro in totale”: “Non era una tangente, ma un prestito che lui chiese, portando in garanzia un immobile dal quale però tolse una particella e per questo volevo denunciarlo per truffa e l’ho screditato in paese dicendo che si era preso i soldi e non aveva dato l'appalto della spazzatura”.

L’interrogatorio

Angelo Pecere-2Sostiene di aver detto la verità l’imprenditore Angelo Pecere, nativo di Ostuni, ma residente a Carovigno, al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, che lo ha interrogato, con la formula dell’incidente probatorio, in vista del processo che la Procura intende chiedere confermando l’accusa di essere stato assieme a Pasquale Leobilla, in qualità di amministratori di fatto della società Reteservizi, al vertice di un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, alla truffa e al finanziamento illecito di partiti. Sono accusati, inoltre, di favoreggiamento della prostituzione per aver organizzato gli appuntamenti di una giovane rumena, arrivata a Carovigno come escort, tra politici, anche parlamentari, e professionisti del Brindisino.

L’accusa di concorso in corruzione

Per effetto delle dichiarazioni che sia Pecere che Leobilla, entrambi arrestati in carcere il 23 ottobre 2017, e nel frattempo tornati in liberà, hanno rilasciato con riferimento ai rapporti con il parlamentare che non è stato ricandidato alle ultime politiche, Zizza è stato iscritto sul registro degli indagati. Gli è stato notificato un avviso di garanzia ipotizzando il concorso in corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, rispetto al quale la difesa affidata all’avvocato Rosario Almiento ha già chiesto l’archiviazione perché nessuna condotta penalmente rilevante può essere addebitata a Zizza.

La decisione spetterà al giudice per l’udienza preliminare, al quale il pm Francesco Carluccio (nella foto in basso), consegnerà le proprie conclusioni dopo aver ascoltato la versione dei fatti che sarà consegnata da Leobilla. L’ascolto, sempre in incidente probatorio, si svolgerà nei prossimi giorni. Intanto è stato trascritto l’interrogatorio reso da Pecere.

La conoscenza con Zizza

Francesco Carluccio-2“Con Zizza ci conosciamo da piccolissimi, abbiamo sempre avuto un rapporto di odio e amore, ma più che odio di amore. Nel 2001 o nel 2000, io prendo più voti di lui, entriamo in maggioranza, lui fa l’assessore e io il capogruppo e le tenevo a bada questo qua perché davanti dice una cosa e dietro un’altra. Io stavo con il gruppo del sindaco, lui con quello del vice”, si legge nel verbale. All’epoca il primo cittadino era Perrino, il secondo era Mimmo Mele, poi diventato parlamentare della Repubblica, scomparso un anno fa.

“Passammo in opposizione, sempre io con Perrino e lui con il gruppo di Mele, ci guardavamo sempre con diffidenza”. Il riferimento è al 2004-2005, sempre nella coalizione di centrodestra. “E’ andata così sette, otto anni, poi io sono uscito dalla politica nel 2007-2008, dopo tre legislature”. Zizza, invece, è andato oltre: “Ha fatto fuori prima Mele, poi Perrino, li ha fatti fuori tutti, è diventato sindaco e si è fatto un bel gruppo di persone di fiducia attorno a lui”.

La candidatura al Senato e il prestito

Dalle amministrative, il passo successivo porterà Zizza a pensare al Parlamento. Si candida al Senato: “Non aveva soldi perché si stava comprando un locale dove adesso ha l’attuale negozio di ottica ed è andato dal mio socio e gli ha detto: ‘sai, ho bisogno di un prestito, perché mi devo candidare, dammi una mano, ti do in garanzia un locale che vale’”.

Il pm, a questo punto, ha interrotto i ricordi di Pecere per chiedere se in precedenza ci fosse stata una dazione di denaro in favore di Zizza, sostenendo che – dagli atti di indagine – ne risulterebbe una prima ad aprile 2012. Sapeva già che si doveva candidare nel 2012? Risposta dell’indagato: “No, quella serviva per comprarsi un locale commerciale che stava a 50 metri da quello dove stava prima e mi dice ‘mi serve un prestito. Prima gli serve un prestito per comprarsi il locale e se lo compra”. L’immobile, secondo Pecere, era “grande, immenso, 150 metri quadrati, con due vetrate: era un affare”. Ma è lo stesso a precisare di non aver seguito la vicenda, spiegandone anche il motivo: “Con Zizza non parlo da una vita, da moltissimi anni. Non c’è neanche saluto, odio tra famiglie, le cose che succedono in paese”.

Il pm, ha chiesto una precisazione: “Lo sapeva di questa storia che Zizza aveva chiesto il prestito”. E Pecere: “No, sono stato coinvolto, venne Leobilla  e me lo disse, noi abbiamo fatto tante operazioni finanziarie nel senso di compravendita di beni”. Tra queste ci sarebbe stato anche l’acquisto di una masseria: “L’abbiamo rivenduta dopo poco a un cugino di Bud Spencer. Abbiamo fatto belle transazione, bei guadagni”.

L’immobile in garanzia

Pasquale Leobilla-2Tornando alla proposta di Leobilla (nella foto accanto), Pecere ha riferito che il suo socio propose di fare un “divisorio”: “Possiamo prendere 100mila euro in un locale e 130-140 da un altro. Io sottostai perché quando uno fa una cosa, se non vuoi litigare, devi sottostare. Se la faccio io una cosa va bene a lui, se la fa lui va bene pure a me, pur lui sapendo i mei precedenti con Zizza”.

Qual’era l’affare per Leobilla? “L’acquisto dell’immobile, quello che Zizza aveva promesso in garanzia. Se lui non avrà i soldi per restituirceli, ci prendiamo il locale e se lo vendiamo bene ci possiamo guadagnare centomila euro, diceva lui (Leobilla). Ma io dicevo che con quello non devi mai avere a che fare”. L’immobile, secondo Pecere, valeva tra 150-160mila euro. Il difensore Giuseppe Lanzalone ha precisato che in quella occasione venne fatto un “controllo catastale” per verificare l’intera proprietà.

Pecere è andato avanti nel suo racconto: “Poi lui cosa fece? Tagliò un 50-60 metri, l ‘ha venduto al proprietario”. In altri termini, secondo questa versione, sarebbe stata “tolta una particella dal preliminare”. “Forse gli doveva dare ancora soldi, quello che aveva comprato il locale”.

L’ipotesi di truffa

“Non lo avete denunciato per truffa oltre che per la causa civile?”, ha chiesto il pm. “Io lo volevo denunciare”, risponde Pecere. “Per questo nelle intercettazioni dicevo mo’ lo devo rovinare, gli devo far vedere io, gli voglio pignorare case e mobili, me n’ero andato di testa. Dissi a Leobilla, hai visto? Mettemmo l’avvocato e l’abbiamo denunciato, lui neanche si costituì. Chiedemmo la restituzione delle somme e azioni esecutive, tutto a dispetto”. Avrebbero voluto “rovinargli la reputazione”.

“Abbiamo fatto un accordo che ci deve dare 4mila euro al mese e non sta mantenendo i patti, per questo vado dall’avvocato e gli dico, fai gli atti che paga due mesi poi non paga”. Versione che sarebbe coincidente con quella resa da Leobilla, in sede di interrogatorio dinanzi al pm. E Pecere: “E’ la verità”.

Le voci per screditare Zizza

L'avv. Giuseppe LanzalonePecere ha  aggiunto anche che in quel periodo voleva screditarlo e racconta un episodio spiegando la trascrizione di una intercettazione finita agli atti: “Dico che gli ho fatto un lavoro a Zizza, dico a una persona che lui mi voleva dare l’appalto della spazzatura, non me l’ha dato e io mo’ lo sto rovinando. L’ho fatto anche quando al paese mio ci sono state un po’ di bombe. Dicevamo anche che l’attentato a casa sua, in campagna elettorale, se l’è fatto lui”. L’avvocato Lanzalone (nella foto al lato) ha contestualizzato le dichiarazioni evidenziando che “bisogna entrare in questa atmosfera di paese”, in cui sono “ferocissimi nello scontro politico”. Il pm: “E’ proporzionale agli interessi economici che giocano su Carovigno”. Pecere: “Pensi che stavamo in maggioranza e ci odiavamo, non ci fidavamo l’uno dell’altro, situazione insostenibile”.

La storia della tangente fasulla

Cos’è che fece arrabbiare Pecere? “Che lui disse a una persona a me vicina che io non ero cristiano per bene. Era l’inizio del 2015. E io nella mia mente malata mi promettevo che lo dovevo prendere sotto con la macchina, pensi un po’”. Il pm: “A quel punto lei prende l’occasione e dice, guarda vuoi sapere la storia? Zizza ci ha promesso la tangente. Ma è fasulla questa storia”. “Sì”. Tutto falso, secondo Pecere.

Altro episodio: “Viene da me una persona vicina a Zizza e mi dice che un parente di Zizza gli ha detto che gli servono urgentemente 15mila euro, non so il motivo. Chiamai mio fratello e gli dissi dai un assegno . Zizza non voleva che dovevamo comparire noi, ancora succedeva qualcosa, perché lui i soldi ce li doveva restituire. I soldi in parte li ho dati io, in parte Leobilla, poi sono rientrati, in parte sono stati presi pure dall’azienda”.

Richieste specifiche per la campagna elettorale? “Leobilla diceva che bisogna dare non un contributo elettorale, perché io preferirei che lui morisse, anziché fosse diventato senatore, però dice che ci può servire. L’ultima tranche di soldi che abbiamo dato è stata nel gennaio 2013: diecimila euro, se non mi sbaglio. Io personalmente per la campagna elettorale non ho dato niente”.

vincenzo farina-2“Fu un impegno definito, però io con lui non ho mai parlato. Faceva tutto Leobilla. In tutto 93mila euro, poi ci fermammo quando lui staccò 50 metri (una parte dell’immobile posto a garanzia)”. Il pm: “Anche se, comunque, lui il suo acquisto per metterci il negozio l’ha fatto”. Negozio, poi allestito.

Zizza, insomma, avrebbe potuto querelare Pecere, come ha fatto presente l’avvocato Vincenzo Farina (foto accanto), l’altro difensore di Pecere. Zizza è finito sotto inchiesta e ne attende la conclusione.

Aggiornamento del 28 febbraio 2021: Verso la prescrizione il reato contestato a Vittorio Zizza

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