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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Estremismo islamico/ Anche a Brindisi elevata la soglia di attenzione al porto

Come si muovono le reclute europee dell'Isis per raggiungere la Siria e l'Iraq? Da dove passano gli infiltrati del primo stato terrorista islamico per entrare in Europa? Tutti gli apparati di occidentali di intelligence hanno elevato la soglia di attenzione, e ciò si traduce in una analoga intensificazione dei controlli nei porti

BRINDISI - Come si muovono le reclute europee dell'Isis per raggiungere la Siria e l'Iraq? Da dove passano gli infiltrati del primo stato terrorista islamico per entrare in Europa? Tutti gli apparati di occidentali di intelligence hanno elevato la soglia di attenzione, e ciò si traduce in una analoga intensificazione dei controlli nei porti, soprattutto nel Mediterraneo, e particolarmente in quelli che sono terminali di linee verso il Medio Oriente, i Balcani e la Grecia, frontiere esterne sensibili rivolte verso le aree di crisi.

In questo scenario c'è anche Brindisi, che è una frontiera esterna della Ue se si considera l'Albania, ma è anche una frontiera interna che deve filtrare da tempo la pressione di un flusso di immigrazione irregolare da Afghanistan, Siria ed Iraq che utilizza le navi traghetto e ro-ro in partenza da Patrasso e Igoumenitsa, ma anche da Valona.

Salvatore De Paolis,dirigente della Polizia di Frontiera a Brindisi"Gli sviluppi della situazione nelle aree di crisi mediorientali hanno in generale elevato la sensibilizzazione delle frontiere interne ed esterne, soprattutto dei porti”, spiega il vicequestore Salvatore De Paolis, dirigente della Polizia di Frontiera a Brindisi, che provvede ai controlli nella zona frontaliera di Punta delle Terrare a Costa Morena, del perimetro esterno dell’area portuale e nell’Aeroporto del Salento. “Ciò, nel nostro caso, vuol dire ad esempio una accentuazione dei controlli sui passaggi per e dalla Grecia perché come tutti sanno è un punto di passaggio con il Medio Oriente sia via terra, che via mare”.

Quindi chi si imbarca e sbarca a Brindisi non deve meravigliarsi se ci sono controlli particolari, anche se la circolazione interna a Paesi della Ue non prevede l’obbligo della verifica dei documenti personali. Il primo controllo che conta per l’accesso alla Ue è affidato alla polizia ellenica, ma a Brindisi non si abbassa affatto la guardia. Il ripasso delle situazioni sospette è da anni una necessaria routine, visto che proprio in Grecia le organizzazioni che trafficano in migranti hanno basi clandestine importanti che curano il passaggio ulteriore verso i porti italiani, soprattutto quelli di Brindisi, Bari e Ancona (Nella foto, il vicequestore Salvatore De Paolis).

Ciò avviene, sempre in area Schengen – scontato in area extra Schengen – anche in fase di imbarco, anche se in modo diverso.  “D’intesa con il Ministero dell’Interno – spiega ancora il vicequestore De Paolis – svolgiamo i controlli non solo con maggiore attenzione, ma anche con discrezione, e in stretta collaborazione con altri organi dello Stato (l’intelligence interna ed esterna, ndr). Partecipiamo alla raccolta di dati per i controlli incrociati su persone e situazioni sospette: soggetti che transitano più volte, tragitti insoliti compiuti, sia in entrata che in uscita, costituiscono situazioni da monitorare”.

La Polmare sul postoMa Brindisi si può considerare un porto con maggiore sensibilità rispetto ad altri che operano con il mediterraneo orientale? “La soglia di attenzione è particolarmente elevata, in questa fase, in tutto il territorio e in tutti i porti nazionali”, dice De Paolis. “Certo, noi abbiamo ormai un filone storico di immigrazione irregolare da Afghanistan, Iraq e Siria, ma non c’è un rischio di infiltrazioni più elevato rispetto ad altri porti italiani. Anche in aeroporto ovviamente il discorso della soglia più elevata di controlli si concentra su determinate situazioni e collegamenti – aggiunge il dirigente della Polizia di Frontiera brindisina – ma sempre nell’ambito di un piano nazionale”.

Certo, un imam francese considerato a rischio non si imbarcherebbe a Marsiglia per andare in Egitto o in Libano, se volesse tentare di depistare i controlli dell’intelligence transalpino, ma forse scegliere un porto molto più lontano come Brindisi o Bari, per raggiungere una rete clandestina in Grecia o in Turchia. Oppure passerebbe dalla Spagna al Marocco. E lo stesso al rientro. Il punto è rendere questi transiti irti di difficoltà per i soggetti a rischio anche nelle frontiere europee considerate meno problematiche di Marsiglia, Genova o Barcellona. Dal punto di vista delle attività di polizia di frontiera, Brindisi è da tempo in linea con questa esigenza.

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