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Cronaca

"Stiamo lavorando": giro di interrogatori, imprenditori dai pm brindisini

Il procuratore capo di Brindisi: "Stiamo lavorando". Acquisiti documenti sugli appalti a Cerano. Riconvocato il titolare della ditta che minacciò il suicidio. L'ipotesi di reato è induzione a dare o promettere utilità, inchiesta partita dalla denuncia della società dopo il gesto del professionista di Monteroni

BRINDISI – Giro di interrogatori per imprenditori e dirigenti della società Enel, già convocati in Procura o prossimi ad essere ascoltati, come persone informate sui fatti ed acquisizione di documenti sugli appalti interni alla centrale di Cerano, sia nella sede della divisione di Brindisi che in quelle delle ditte vincitrici, escluse e subentrate in subappalto.

Il procuratore Marco DinapoliPrende forma con il trascorrere dei giorni l’inchiesta della Procura di Brindisi alimentata da due denunce nelle quali viene ricostruita l’assegnazione delle gare nella centrale Federico II negli ultimi anni da due punti di vista differenti e opposti: da un lato c’è quella legata al gesto del titolare della ditta di Monteroni che tentò il suicidio il 7 marzo scorso e dall’altro c’è quella depositata dalla stessa Enel e resa pubblica, subito dopo la notizia dell’azione disperata dell’imprenditore.

“Stiamo lavorando”, dice dal suo ufficio il procuratore capo di Brindisi, Marco Dinapoli. Conferma, quindi, l’esistenza di un’attività di indagine che attiene agli appalti, partita di recente. Il fascicolo è stato assegnato ai sostituti Milto Stefano De Nozza e Francesco Vincenzo Carluccio con i quali Dinapoli si rapporta costantemente sui primissimi riscontri.

Per verificare il contenuto delle due denunce, si segue l’ipotesi della induzione a dare o a promettere utilità che rimanda a presunte tangenti come meccanismo per l’assegnazione degli appalti. Ipotesi, appunto. Tutta da riscontrare ed è per questo che sono stati già disposti una serie di interrogatori rivolti a persone ritenute informate sui fatti: il primo a essere stato convocato in Procura sarebbe stato lo stesso imprenditore di Monteroni,  47 anni, che il pomeriggio del 7 marzo scorso riuscì a salire su un’impalcatura nei pressi del nastro trasportatore della centrale Enel “Federico II” di Cerano e  minacciò di lanciarsi da un'altezza di circa 20 metri. Lo convinsero e scendere i carabinieri della compagnia di Brindisi al comando del capitano Luca Morrone, i primi a raccogliere la disperazione.

Stando a quanto si apprende, l’imprenditore si era aggiudicato un appalto nella centrale, ottenendo il certificato di regolare esecuzione. A distanza di qualche tempo, la stessa ditta aveva ottenuto un altro appalto, poi revocato perché – secondo questa versione – i lavori non sarebbero stati svolti a regola d'arte i lavori oggetto del primo appalto. Non sarebbe stata liquidata neppure l’ultima fattura. Tutto acquisito su delega dei pm dai carabinieri. Nel fascicolo anche la lettera che l’imprenditore ha scritto all’amministratore dell’Enel Francesco Starace.

In questi giorni sarebbero stati disposti interrogatori di altri imprenditori e di alcuni dirigenti della stessa Enel mentre continua la raccolta dei documenti.

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