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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Appello: condanne per Loparco & Co

OSTUNI - Quelli della calibro 9? Colpevoli, anche per la Corte di Appello. Il processo “New deal” celebrato oggi in secondo grado, ha ribadito le condanne a carico degli imputati, con qualche sconto: Denis Loparco (38 anni, difeso dagli avvocati Giovanni Zaccaria e Elvia Belmonte), Alfredo Capone (52 anni, assistito dall’avvocato Francesco Gentile) e Giovanni Basile (32 anni, difeso dall’avvocato Gianvito Lillo), tutti ostunesi.

OSTUNI - Quelli della calibro 9? Colpevoli, anche per la Corte di Appello. Il processo “New deal” celebrato oggi in secondo grado, ha ribadito le condanne a carico degli imputati, con qualche sconto: Denis Loparco (38 anni, difeso dagli avvocati Giovanni Zaccaria e Elvia Belmonte), Alfredo Capone (52 anni, assistito dall’avvocato Francesco Gentile) e Giovanni Basile (32 anni, difeso dall’avvocato Gianvito Lillo), tutti ostunesi.

Estorsione, furto, rapina, danneggiamenti e detenzione abusiva di armi: questi i capi di imputazione riformulati in aula dal sostituto procuratore generale Claudio Oliva. Il verdetto è stato pronunciato nel pomeriggio dal presidente Vincenzo Scardia, dopo oltre due ore di Camera di Consiglio: 8 anni e 10 mesi per Loparco, 4 anni e 2 mesi per Basile, 7 anni e 5 mesi per Capone. Rispetto al verdetto di primo grado del 23 febbraio 2011 (che assolse con formula piena, perché il fatto non sussiste, Pierluigi Cisaria, 42 anni, assistito dagli avvocati Aldo e Mario Guagliani), poche le differenze: sconto di 8 mesi per Loparco e di 4 mesi per Basile. Condanna confermata a carico di Capone.

Il verdetto di primo grado fu letto il 23 febbraio scorso dal presidente del collegio dei Giudici, Gabriele Perna, e si differenzia di poco: 9 anni, sei mesi di carcere e 3.500 euro di multa per Loparco, 7 anni, 5 mesi e 2.400 euro di multa per Capone, 4 anni, 8 mesi e 1.000 euro di multa per Basile. Assoluzione per Pier luigi Cisaria (assistito dagli avvocati Aldo e Mario Guagliani). Smontato già in primo grado il vincolo associativo, la Difesa punta a dimostrare in appello l’estraneità dei singoli imputati rispetto ai reati contestati: estorsione, furto, rapina, danneggiamenti e detenzione abusiva di armi.

Le manette a Loparco & co scattarono il primo aprile 2009, a seguito di una ordinanza cautelare emessa dal Gip Ettore Aprile sulla scorta di una operazione (New deal) partita dalla Dda di Lecce. Nell’arco di un anno, a partire dal 4 marzo 2008, il gruppetto, stando alle accuse, si sarebbe reso responsabile di una sequela di episodi criminosi, a danno di imprenditori, politici e pubblici amministratori locali. Incendi dolosi, intimidazioni, colpi di pistola. Fu una stagione da incubo, per la Città bianca, quella firmata dalla “banda della calibro 9”.

La sentenza di Appello è giunta al termine di un’udienza che ha vissuto un nuovo colpo di scena: protagonista, come spesso era accaduto nel processo di primo grado, Denis Loparco, che oltre a leggere in aula un nuovo memoriale scritto di suo pugno ha consegnato agli atti una pen-drive (dispositivo informatico di memoria che il presidente del Tribunale trasmetterà alla Procura di Brindisi) che lui stesso si è autoaccusato di aver prelevato furtivamente (quando ancora era a piede libero) dall’Ufficio tecnico del Comune di Francavilla Fontana: “Tanzarella mi commissionò, insieme all’imprenditore Giovanni Epifani, una incursione presso il Municipio di Francavilla Fontana, al fine di sottrarre furtivamente, dagli Uffici comunali, il fascicolo delle offerte riguardanti la gara d’appalto per la costruzione del nuovo Palazzetto dello Sport”.

Il tutto accusa Loparco al fine di favorire (anche se l’imputato avrebbe precisato di aver agito senza conoscere i termini della gara) l’impresa di costruzioni “Comitex” (azienda riconducibile all’imprenditore Antonio Flore, finito in carcere nei giorni scorsi con l’accusa di associazione a delinquere finalizzate al traffico di sostanze stupefacenti), tra quelle partecipanti al bando. “Furono gli stessi committenti a passarmi le chiavi dello scaffale dal quale avrei dovuto prelevare il carteggio. Così feci. Rispetto alla somma pattuita di 100.000 euro me ne volevano dare soltanto 15.000. Rifiutai”. Già annunciate nuove querele da parte degli amministratori tirati in ballo.

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