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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Arrestato per droga dopo condanna: “Non sapevo del processo”. Scarcerato

Al dibattimento dichiarato contumace: il Tribunale gli aveva inflitto cinque anni

BRINDISI – Condannato per “produzione, traffico e detenzione di droga” a cinque anni e arrestato. Ma l’imputato di quel processo, con sentenza diventata definitiva, ha sempre detto di non aver mai saputo niente, tanto da essere giudicato in contumacia:  i giudici lo hanno rimesso in libertà riconoscendogli i termini per impugnare la sentenza e difendersi, così come aveva chiesto il suo avvocato, Cosimo Luca Leoci.

Il caso

cosimo luca leoci-2Protagonista della storia è un cittadino di nazionalità albanese, Klodian Selamaj, 33 anni, arrestato a Brindisi lo scorso 6 maggio, appena sbarcato dal traghetto proveniente da Valona. Nel porto gli è stato notificato l’ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Ravenna, competente per territorio in relazione al reato contestato: droga. L’imputato, condannato, ha sgranato gli occhi e ha cercato di spiegare agli agenti della polizia di frontiera di non aver mai saputo neppure dell’esistenza di un procedimento penale a suo carico. In carcere ci è finito ugualmente.

La sentenza di condanna

La sentenza, diventata definitiva, risale al 9 ottobre 2013 ed è stata pronunciata dal Tribunale di Ravenna. Irrevocabile, stando a quanto si legge, dal 24 maggio dell’anno successivo. In pratica, in Italia l’albanese è stato cercato (e non trovato) da allora. Quattro anni durante i quali è stato considerato irreperibile. Fino a quando non ha messo piede nel porto di Brindisi. S

Quella mattina, una volta mostrati i documenti di identità, è venuta a galla la sentenza con annesso ordine di carcerazione. Di conseguenza Klodian Selamaj è stato accompagnato nella casa circondariale di via Appia. E qui ha conferito incarico all’avvocato Cosimo Luca Leoci, del foro di Brindisi, spiegando al penalista la sua storia.

La difesa

Il legale ha chiesto la “restituzione nel termine per impugnare la sentenza” di condanna a cinque anni di reclusione più 25mila euro di multa, presentando istanza alla Corte d’Appello di Bologna. Il Collegio (prima sezione penale) presieduta da Margherita Chiappelli (consiglieri Domenico Stigliano e Luisa Raimondi) hanno riconosciuto le ragioni del difensore e – con ordinanza – hanno disposto l’immediata scarcerazione del cittadino albanese. In tal modo, potrà impugnare la sentenza e far valere il proprio diritto di difesa, non esercitato non essendo a conoscenza dell’inchiesta prima e del processo poi.

La contumacia

aula tribunale generica-2A conferma della versione sostenuta dall’imputato, il difensore ha evidenziato che durante il dibattimento è stata dichiarata la contumacia non essendo mai stato presente in udienza. La notifica del decreto di rinvio al giudizio del Tribunale, inoltre, è stato notificato al difensore d’ufficio (un avvocato del foro di Ravenna). Non solo. Dal fascicolo risulta anche che lo stesso imputato è stato dichiarato “irreperibile con decreto del pubblico ministero in data 18 aprile 2011”.

La Corte d’Appello

“La notifica al difensore d’ufficio non può ritenersi elemento idoneo a superare la presunzione semplice di non conoscenza del processo e di assenza di una volontaria rinuncia a comparire e a difendersi che l’articolo 175 del Codice di procedura penale collega alla condizione di contumace, qualora l’effettiva conoscenza della sentenza non sia desumibile aliunde”, si legge nell’ordinanza della Corte, all’esito della camera di consiglio.

“Nel caso in esame, non emergono dagli atti elementi da cui desumere intervenuti ed effettivi contatti tra il difensore d’ufficio e l’imputato straniero e la conoscenza aliunde da parte di quest’ultimo, della sentenza di primo grado”. Libero, quindi. Ora a conoscenza dell’accusa e quindi in grado di difendersi.

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