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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Attorno all'affare coca un asse tra Scu e 'ndrangheta. Parola di pentito

MESAGNE - Cinquanta pagine di verbali, 470 foto-segnaletiche da visionare e solo undici nomi leggibili: quelli degli indagati ai quali è stato recentemente notificato l’avviso di conclusione delle indagini che mettono il punto alla operazione Calypso. E’ questo il bilancio, leggibile, delle dichiarazioni di Ercole Penna, che nei verbali in questione svela i legami fra Scu e Ndrangheta calabrese.

MESAGNE - Cinquanta pagine di verbali, 470 foto-segnaletiche da visionare e solo undici nomi leggibili: quelli degli indagati ai quali è stato recentemente notificato l’avviso di conclusione delle indagini che mettono il punto alla operazione Calypso. E’ questo il bilancio, leggibile, delle dichiarazioni di Ercole Penna, che nei verbali in questione svela i legami fra Scu e 'ndrangheta calabrese.

La liason  fra le due mafie era già nota agli inquirenti. Lo aveva rivelato il procuratore capo della Dda Cataldo Motta nella conferenza stampa del 29 settembre scorso, che svelò i retroscena della operazione messa a segno fra Italia e Albania. Scacco matto al clan dei Mesagnesi e preludio al pentimento di Penna, che ha deciso di collaborare poco più di un mese dopo l’arresto. Il numero uno dell’Antimafia parlò esplicitamente della liaison fra Scu e ‘ndrine calabresi, con particolare riferimento alla cosca capeggiata da Domenico, detto Mico, Megna.

Il nome del potente boss di Papanice (frazione in provincia di Crotone) è recentemente tornato alla ribalta dopo l’arresto dei presunti killer del figlio Luca, ucciso il 23 marzo 2008 in un agguato di mafia, in cui rimase gravemente ferita anche la figlia di cinque anni. Il delitto, consumato nella guerra di mala per il controllo del territorio, fu messo a segno da una frangia avversa a Megna, al capo della quale secondo gli inquirenti c’era un ex fedelissimo di Mico Megna, lo scissionista Pantaleone Russelli. Omicidio che inaugurò una lunga serie di morti, vittime di vendette trasversali ancora in corso.

E’ più o meno questo il clima nel quale i boss della Quarta mafia trattano di cocaina in particolare e droghe leggere in generale. L’amicizia con i calabresi ha la forza di un legame di sangue, lo spiega con dovizia di particolari il pentito mesagnese, alias Linu lu Biondu: “Come ho già riferito in precedenti interrogatori, Daniele Vicientino era insieme a Vitale e Pasimeni al vertice dell’associazione Sacra corona unita. In questa veste si occupava di varie attività illecite tra le quali traffico di stupefacenti ed estorsioni. Quanto alla prima attività insieme a me trafficava hascisc e cocaina, che poi immetteva sul mercato attraverso i suoi ragazzi. Le nostre fonti di approvvigionamento erano varie: ricordo, per esempio, che ricevette cocaina da un albanese, ed in particolare spesso si riforniva in Calabria”.

E’ a quest’altezza del racconto che spunta fuori il nome della ‘ndrina Megna: “A questo fine avevamo rapporti con una ‘ndrina di Papanice in provincia di Crotone, a capo della quale era tale Domenico, detto Mico, Megna. I rapporti con questi risalgono alla mia detenzione nel carcere di Foggia dove conobbi il nipote Michele Bolognino, il quale fu poi trasferito a Bologna dove conobbe anche Vicientino. Non a caso nelle nostre cerimonie di affiliazione, ai gradi più elevati, indicavamo come partecipante alla capriata appunto Mico Megna. Più volte Vicientino mandò i suoi ragazzi in Calabria per ricevere stupefacenti da ragazzi affiliati a Mico Megna”.

I compari calabresi fanno dunque parte a pieno titolo, secondo Penna, della capriata che sta per il gruppo dei caporioni di riferimento del novizio nel rituale di affiliazione. Per far parte dell’accolita, naturalmente, bisogna rivestire all’interno della cosca di turno un ruolo di rango che nelle mafie di ogni latitudine sta per potere di vita e di morte. E’ di questa natura il sodalizio che lega calabresi a mesagnesi, solo una anticipazione della organizzazione tentacolare disseminata su tutto il territorio meridionale, quando arriverà il tempo di scoprire nomi cognomi e fatti attualmente coperti da inviolabili omissis.

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