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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Mesagne

Difensori e consiglieri, nuova querelle

MESAGNE – Parola d’avvocato, contro la parola di due avvocati. Maurizio Friolo, avvocato brindisino, entrato in consiglio regionale della Puglia nelle fila del Pdl, bacchetta in sindaco di Mesagne, Franco Scoditti, per avere affianco in maggioranza nel consiglio comunale due avvocati, Rosanna Saracino e Gianfrancesco Castrignanò, difensori di alcuni imputati nel processo nato dall’indagine “Da Vinci”, tra i quali figura il colonnello della Scu Massimo Pasimeni, e in cui il Comune di Mesagne si è costituito parte civile. La polemica è scattata qualche giorno fa.

MESAGNE Parola d’avvocato, contro la parola di due avvocati. Maurizio Friolo, avvocato brindisino, entrato in consiglio regionale della Puglia nelle fila del Pdl, bacchetta in sindaco di Mesagne, Franco Scoditti, per avere affianco in maggioranza nel consiglio comunale due avvocati, Rosanna Saracino e Gianfrancesco Castrignanò, difensori di alcuni imputati nel processo nato dall’indagine “Da Vinci”, tra i quali figura il colonnello della Scu Massimo Pasimeni, e in cui  il Comune di Mesagne si è costituito parte civile. La polemica è scattata qualche giorno fa.

E ieri con una nota pubblica il consigliere regionale Friolo a gran voce critica il comportamento dei due colleghi non corretto e non rispettoso verso la città di Mesagne. “La dicotomia avvocato – consigliere “, scrive nella lettera Maurizio Friolo “che è emersa nel Comune di Mesagne risulta stucchevole in quanto non nobilita né la professione di avvocato né tanto meno quella istituzionale di consigliere comunale e mi induce ad intervenire direttamente per salvaguardare i due importanti ruoli”.

“Ritengo che la privata, libera e costituzionalmente sancita attività professionale degli avvocati  - continua il consigliere regionale - non possa e non debba essere mai messa in discussione. Ritengo altresì che una città che attraverso il suo sindaco si costituisce parte civile in un processo penale, su mandato unanime del Consiglio comunale, eserciti un suo diritto a veder salvaguardata la sua immagine e quella di tutta la sua comunità. E’ assurdo, però , che nello stesso processo  alcuni suoi consiglieri comunali, in qualità di avvocati di controparte, dovranno argomentare tesi opposte a quelle del Comune.”

Franco Scoditti, sindaco della città di Mesagne, dopo diversi e ripetuti attacchi da parte di esponenti politici, nonché consiglieri comunali di opposizione, che criticavano la scelta dei loro colleghi – Saracino e Castrignanò – ha difeso quest’ultimi, considerando le critiche a loro rivolte “un inutile bailamme nei confronti dell’amministrazione comunale”. Ma il buon senso e soprattutto per il rispetto di una comunità, un sindaco – sostiene Friolo - dovrebbe in ogni modo difendere i suoi cittadini da situazioni che portano dissonanza alla serenità di una città.

Il processo che vede in prima fila i due avvocati, nasce dall’operazione “Codice Da Vinci” della squadra mobile di Brindisi e del commissariato di Mesagne, che inquadrò una rete di attività commerciali di copertura collegate tutte al gruppo familiare di Pasimeni, che si avvaleva – secondo le accuse - del proprio potere intimidatorio per farsi consegnare auto da una nota concessionaria di S.Michele Salentino per indirizzarle a ditte di commercializzazione di auto usate intestate ad altri imputati, e nello stesso modo avrebbe obbligato un’altra delle vittime all’acquisto forzato di partite di vino provenienti da operazioni illegali. La sentenza è attesa a breve.

“Anzitutto, sono convinto – continua Friolo - che in questa come in tutte le altre vicende similari motivi di opportunità politica ed etica avrebbero dovuto suggerire al sindaco di dissuadere i consiglieri comunali, peraltro della sua stessa maggioranza, dall’assumere la difesa degli imputati contro i quali il Comune si è costituito. Il sindaco, inoltre, per tenere alta la guardia verso tutti quei fenomeni di illegalità che si verificano in città non può invocare in ogni occasione il rispetto della legalità, l’etica nei comportamenti, il risveglio della società civile e, spesso, l’intervento delle massime cariche istituzionali se poi difende le scelte poco coerenti, dei suoi consiglieri”.

Friolo ritiene la vicenda meritevole dell’attenzione dell’Ufficio del Governo: “Tale questione mi auguro che sia stata già presa in considerazione  da sua eccellenza il prefetto, ove ciò non fosse già accaduto sarò costretto ad evidenziarlo personalmente, per ristabilire non solo regole, ma anche comportamenti, che non lascino dubbi di ambiguità. Mi auguro comunque – conclude Maurizio Friolo - che il sindaco anziché difendere comportamenti ‘eticamente discutibili’ intervenga con la sua autorevolezza a garantire i diritti di tutti i cittadini e non gli eventuali interessi dei pochi”.

Analoghe contraddizioni e polemiche erano emerse lo scorso anno in circostanze che vedevano protagonisti due sindaci-avvocati questa volta del centrodestra: Francesco Cascione di Cellino San Marco, e Alberto Magli di S.Vito dei Normanni. Il primo difensore di esponenti della criminalità organizzata della zona (racket), con tanto di intervento da parte anche di Alfredo Mantovano, l’altro inizialmente difensore di una persona arrestata per usura, poi pure criticato dall’opposizione di centrosinistra per aver assunto incarichi legali dal Comune di Carovigno, potenziale controparte di cittadini di S.Vito in un contenzioso giudiziario legato a cartelle esattoriali. Entrambi i sindaci avevano reclamato l’obbligo professionale a garantire il diritto di difesa, il diritto a vivere della propria professione, negando di apportare danno agli interessi dei propri concittadini amministrati.

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