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Cronaca Oria

Avvocato sparò e uccise cliente: il pm chiede l'ergastolo, condannato a 15 anni

Riconosciuta l’attenuante della provocazione al penalista Fortunato Calò, unico imputato: la tragedia il 30 marzo 2017. Il professionista uccise Arnaldo Carluccio, 45 anni. Movente: indennizzo per un incidente stradale

ORIA – Chiedeva il carcere a vita il pubblico ministero, per l’omicidio avvenuto nello studio legale di Oria. Invocava la condanna all’ergastolo per l’avvocato Fortunato Calò, 47 anni, unico imputato con l’accusa di aver  ucciso, con premeditazione, sparando 15 colpi di pistola, un suo cliente, Arnaldo Carluccio, 45 anni: il Tribunale di Brindisi ha condannato il professionista alla pena di 15 anni di reclusione, riconoscendo l’attenuante della provocazione equivalente all’aggravante e le generiche.

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La sentenza

Il verdetto di primo grado sull’omicidio avvenuto il pomeriggio del 30 marzo 2017 è stato pronunciato nella serata di oggi, martedì 2 ottobre 2018, dal giudice per l’udienza preliminare Tea Verderosa, di fronte al quale è stato incardinato il processo con rito abbreviato, condizionato all’ascolto di alcuni testimoni, chiesto dalla difesa del professionista, affidata agli avvocati Pasquale Annicchiarico e Giancarlo Camassa.

Calò, in carcere dal giorno della tragedia, era presente in udienza al momento della lettura del dispositivo. Le motivazioni saranno depositate fra 70 giorni, ma è già evidente alla luce della condanna, che il gup ha rivisto la chiave di lettura imbastita dall’accusa, aderendo alla ricostruzione prospettata dai due penalisti difensori di Calò: non ci fu premeditazione stando alla sentenza, a differenza di quanto contestato nel capo di imputazione e ribadito nel corso della requisitoria dal sostituto procuratore Francesco Carluccio.

L’imputato

L’imputato, nell’immediatezza dei fatti e poi in sede di interrogatorio dinanzi al gip, disse in lacrime di non aver voluto uccidere il suo cliente.  Né di averlo mai pensato. Vero è che tra i due, come evidenziato dai difensori, i rapporti erano diventati tesi in relazione alla gestione della pratica per un indennizzo in seguito a un incidente stradale. Vero anche, sempre secondo i legali, che Calò temeva per la sua incolumità e per quella della sua famiglia. La vittima aveva 45 anni ed era originaria di Torre Santa Susanna, ma viveva a Oria. Era sposato e aveva due figli.

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L’accusa

Il legale era accusato di omicidio volontario premeditato e di porto abusivo di arma da fuoco. La pistola era legalmente detenuta, ma Calò non era autorizzato a circolare armato eccetto che per raggiungere il poligono indicato, in quanto in possesso di un porto per uso sportivo. Quel pomeriggio tornò a casa a prendere l’arma, prima di rientrare in studio perché – stando alla sua versione – Carluccio lo chiamò al telefono e gli chiese un appuntamento.

La difesa

“Avevo paura temevo che arrivasse armato”, disse al gip Paola Liaci, nel corso dell’interrogatorio, in sede di udienza di convalida.  Il penalista avrebbe accettato l’appuntamento per restituire al cliente la pratica.  “Lui prese il fascicolo e me lo diede in faccia, ripetendomi che avrebbe ucciso me e i miei figli se non gli avessi dato 30mila euro”. Da qui una lite nello studio. Lite finita nel peggiore dei modi: 15 colpi di pistola. Sparò l’avvocato. Il cliente rimase a terra in una pozza di sangue, colpito al torace e all’addome. Poi la telefonata ai carabinieri per raccontare quanto era accaduto.

Il movente: l’indennizzo per l’incidente stradale

A quanto pare, quella non sarebbe la prima lite, poiché tra i due ci sarebbero stati altri diverbi nelle settimane precedenti da ricondurre al pagamento di un indennizzo legato a un incidente stradale avvenuto nel 2010. Carluccio chiedeva il risarcimento per lesioni personali. Istanza da discutere, ma il cliente riteneva di aver già diritto all’ottenimento di una somma pari a 30mila euro.

 Il movente, definito in questi termini, venne riferito dallo stesso Calò, sempre nel corso dell’interrogatorio reso in sede di udienza di convalida, davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi.  In quel contesto, emersero delle minacce che Carluccio avrebbe rivolto non solo all’avvocato, ma ai suoi figli.

Le presunte minacce

 “Minacciava di uccidere me e i miei figli se non gli avessi dato la somma di 30mila euro come anticipo su una causa di risarcimento danni”, disse. “Erano ormai due settimane che si ripeteva la stessa cosa. In una occasione entrò nella mia auto, e mi minacciò con la pistola”. Sarebbe successo qualche giorno prima dell’omicidio: “Aprì lo sportello lato passeggero, mi puntò l’arma e mi fece spostare di 800 metri, verso una strada sterrata”. L’episodio non venne denunciato.

La parte civile

I familiari della vittima si sono costituiti nel processo e sono stati rappresentati dagli avvocati Giuseppe Miccoli e Lucia Gallone. Il gup non ha disposto il riconoscimento di alcuna provvisionale, rinviando in sede civile la quantificazione del danno da risarcire.

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