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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Bimbo muore dopo il parto: indagati ginecologa e ostetrica per omicidio colposo

Il gip ordina nuovi accertamenti dopo la denuncia dei genitori e l’autopsia: “Tredici ore di travaglio estenuante, richiesta di cesareo inascoltata dai medici”. La tragedia il 4 giugno 2017

BRINDISI – Il prossimo 4 giugno avrebbe spento la sua prima candelina con i genitori e i due fratellini. E’ volato in cielo subito dopo essere venuto al mondo, nella sala parto dell’ospedale Perrino di Brindisi, tra le lacrime della mamma e del papà: oggi come allora chiedono di sapere per quale motivo i medici hanno respinto la richiesta di cesareo, avanzata più volte, scegliendo il parto naturale con conseguente “travaglio estenuante di 13 ore” per il piccolino, stremato da una “gravissima sofferenza fetale acuta intrapartum”

L’inchiesta

vincenzo farina-2A casa c’erano la cameretta tutta celeste già pronta e i regalini dei fratelli. La ginecologa e l’ostetrica sono indagate per omicidio colposo, ipotesi di reato rispetto alla quale il gip del Tribunale di Brindisi ha ordinato nuovi accertamenti disponendo la prosecuzione dell’inchiesta per altri tre mesi, accogliendo l’istanza di opposizione all’archiviazione chiesta dal pubblico ministero. Il giudice per le indagini preliminari, Vittorio Testi, lo scorso 14 maggio, ha restituito gli atti al sostituto procuratore Simona Rizzo “ritenuta la necessità di procedere a una nuova consulenza di tipo collegiale, tenuto conto della complessità della vicenda, tenuto conto delle numerose e specifiche critiche mosse dal consulente di parte rispetto alle conclusioni dello specialista in medicina legale nominato dal pm”. E, in modo particolare, tenuto conto “della connessa imprescindibilità dell’apporto del sapere scientifico non solo di uno specialista in medicina legale, ma anche di un ginecologo, di un neonatologo e di un anatomo-patologo”. Così come era stato chiesto dagli avvocati che rappresentano i genitori del piccolo, i penalisti Vincenzo Farina (foto accanto)  e Giuseppe Torsello del foro di Brindisi (foto in basso).

Gli interrogativi

FOTO AVV. GIUSEPPE TORSELLO-2Gli avvocati hanno raccolto il dolore dei genitori, contentissimi di diventare mamma e papà per la terza volta. La tragedia qualche minuto dopo la gioia di aver visto il piccolino. Cosa è successo? Qual è stata la causa della morte? Ci sono responsabilità dei medici, sul piano delle condotte tenute prima e durante il parto? Sono gli interrogativi lancinanti che i due legali hanno sottoposto al pediatra Guglielmo Catalioto, primario del reparto di pediatria dell'Ospedale Papardo di Messina, dopo la consulenza disposta dal pm.

Per il medico legale nominato dal sostituto procuratore non ci sono profili censurabili , né da parte della ginecologa, né per quanto attiene all’ostetrica: nella relazione depositata assieme alla richiesta di archiviazione si legge che “era comparsa una tachicardia fetale, e subito dopo, una cessazione irreversibile dell’attività cardiaca per assenza di respirazione polmonare efficace” e che la “decisione di effettuare un parto naturale anziché un cesareo non è censurabile, sua per la pluriparità del caso trattandosi di terza gravidanza, sia per il fatto che dai tracciati emergevano delle decelerazioni con ripresa regolare. Tutti elementi – è scritto – “idonei a dimostrare la correttezza dell’operatore dei medici i quali decidevano di completare le procedura previste per l’espletamento del parto naturale, non conoscendo e non potendo conoscere le condizioni placentari e polmonari che poi rappresentano il punto di non ritorno del processo fisiopatologico al momento del passaggio del feto lungo il canale del parto in fase espulsiva”. Inoltre, sempre secondo il medico nominato dal pm, “una eventuale condotta alternativa, vale a dire il taglio cesareo, non avrebbe comunque evitato o ritardati la morte del bambino oltre ogni ragionevole dubbio, tenuto conto dell’entità della patologia polmonare dalla quale risultava affetto il piccolo”.

Secondo il medico, la causa della morte è da ascrivere a una “sindrome ipossico-anossica da sofferenza fetale acuta-iperacuta secondaria a polmonite alveolare, contratta durante il periodo gestazionale, che avrebbe determinato durante il travaglio, dapprima una compromissione degli scambi respiratori a livello placentare e poi, una condizione di disfunzionalità respiratoria fetale irreversibile”.

La camera mortuaria dell'ospedale Perrino

La sofferenza fetale

Lo specialista in pediatria, nominato dagli avvocati Farina e Torsello, è arrivato a conclusioni opposte perché sostiene innanzitutto che “l’esame dei tracciati cardiotografici, pur nella loro incompleta riproduzione, consente di rilevare segni di sofferenza fetale intorno alle 7,20 del 4 giugno 2017 per l’evidenza di variabilità ristretta, assenza di accelerazioni e presenza di decelerazioni tardive”. In secondo luogo, secondo lo specialista in pediatria, “l’alterazione di questi parametri identifica, secondo le linee guida della Royal College of Obstetrics & Gycecologist, riprese in Italia dalla regione Emilia Romagna e dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitaria regionali, il tracciato come patologico e quindi la necessità di estrarre rapidamente il feto in un ambiente ormai ostile”.

La necessità del taglio cesareo

Il professionista ha evidenziato la “necessità del taglio cesareo urgente” anche tenuto conto del tracciato successivo in cui la “variabilità diventa silente, ulteriore indice di ipossia fetale”. Inoltre, ha scritto che “il risconto di granulociti polimorfonucleati nel lume alveolare non rappresentano altro che la risposta dell’organismo fetale alla penetrazione del menonio nelle vie respiratorie e non un’infezione polmonare primitiva che è lapalissiano che qualsiasi attività respiratoria sarebbe stata impossibile”. La causa del decesso – sostiene – è da ascrivere “esclusivamente a una gravissima sofferenza del feto intrapartum, non riconosciuta tempestivamente dal personale medico che ha assistito il travaglio di parto e il parto stesso”.

Gli uffici della procura e del gip a Brindisi

Il pm, quindi, dovrà procedere alla composizione di un collegio di medici nominando, come ordinato dal gip, un ginecologo,  un neonatologo, un medico legale e un anamo-patologo per dare risposte certe ai genitori del piccolo, piombati dalla gioia al dolore.

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