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Cronaca

“Quella bella faccia te la rovino”: assolto dalle accuse di minaccia e violenza

Il brindisino, 40 anni, denunciato dall’ex convivente. Il Tribunale: “Non ha commesso il fatto”. Era stato sottoposto al divieto di avvicinamento

BRINDISI – Dopo la denuncia dell’ex convivente, un brindisino di 40 anni, è finito sotto processo con le accuse di violenza e minacce ai danni della donna, anche alla presenza del figlio minorenne: l’imputato è stato assolto dal Tribunale “per non aver commesso il fatto”, a conclusione del dibattimento.

La sentenza

cosimo de michele-6Il verdetto di primo grado è stato pronunciato dal giudice Angelo Zizzari di fronte al quale è stato incardinato il processo, a conclusione delle indagini. Il giudice ha disposto la revoca del divieto di avvicinamento alla donna e ai luoghi frequentati dall’ex convivente, misura coercitiva alla quale il brindisino era stato sottoposto 13 mesi fa dal giudice per le indagini preliminari Vittorio testi.

La richiesta del pm

Il pubblico ministero titolare del fascicolo, Paola Palumbo, aveva chiesto gli arresti domiciliari sottolineando la pericolosità dell’uomo che, in un’occasione, avrebbe minacciato la donna dicendole: “Quella bella faccia te la rovino”.

Ieri il rappresentante della pubblica accusa (pm onorario) dopo aver confermato le accuse mosse inizialmente, ha chiesto la condanna alla pena di due anni e sei mesi di reclusione. Fermo restando il divieto di avvicinamento.

La difesa

Il giudice, invece, ha concluso diversamente accogliendo quanto sostenuto dal difensore dell’imputato, l’avvocato Cosimo De Michele (nella foto) nel corso della sua arringa durata un’ora. Le motivazioni saranno depositate nelle prossime settimane. Il brindisino ha sempre rivendicato la propria innocenza. La donna si era costituita parte civile e, tramite il suo avvocato, aveva chiesto la condanna dell’imputato anche al risarcimento del danno.

Le indagini

La denuncia della donna risale al 2017. L’ex convivente riferì una serie di episodi “lesivi dell’integrità psicofisica, dell’onore e del decoro”, stando a quanto contestato nel capo d’imputazione. In particolare, denunciò di essere stata aggredita e minacciata. In una occasione, stando a questo racconto, l’uomo l’avrebbe “spinta contro il muro di casa e colpita con schiaffi e pugni. In un’altra circostanza, l’uomo avrebbe “avviato improvvisamente l’auto mentre” la donna “cercava di prendere il bambino dal seggiolino, percorrendo la strada e trascinandola ancora agganciata allo sportello”.

Nel corso del dibattimento sono stati ascoltati una serie di testimoni, sia del pm che della difesa. Alla luce di quelle testimonianze, finalizzate alla formazione delle prove, il Tribunale è arrivato al riconoscimento della professione di innocenza dell’uomo.

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