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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Diplomi facili: dopo le assoluzioni, tutti in abbreviato. Con la sentenza di luglio 'in tasca'

Sono imputati per aver preso parte a un giro di ‘diplomi facili’, ma non avevano scelto come gli altri un rito alternativo per essere giudicati. A luglio tutto è cambiato: è bastata una sentenza di assoluzione con la formula ‘perché il fatto non sussiste’ per i 12 "pezzi da 90"

BRINDISI - Sono imputati per aver preso parte a un giro di ‘diplomi facili’, ma non avevano scelto come gli altri un rito alternativo per essere giudicati. A luglio tutto è cambiato: è bastata una sentenza di assoluzione con la formula ‘perché il fatto non sussiste’ per i 12 "pezzi da 90" dell'inchiesta per costringere anche gli altri 9 a mutare strategia. Stamani costoro hanno chiesto di essere ammessi al giudizio abbreviato condizionato proprio all’acquisizione di quella sentenza assolutoria al gup Maurizio Saso che avrebbe dovuto decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm.

Il giudice ha assentito. Si torna in aula a marzo 2015 per requisitoria, arringhe e sentenza. Il pm Raffaele Casto che certamente appellerà le decisioni del gup Valerio Fracassi datate 24 luglio 2014 per Marco Macchitella (difeso dall’avvocato Vincenzo Farina) e per gli altri, si è riservato di indicare prova contraria.

Agli imputati a vario titolo è contestata l'associazione per delinquere, ma anche i reati di abuso di ufficio, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, falsa dichiarazione sostitutiva di certificazione. Il capo e promotore era secondo l’accusa proprio, Marco Macchitella (tra gli assolti della prima ora), al timone della scuola paritaria "Icos" di Lecce, la sede in cui "si conseguivano titoli di idoneità, superavano esami intermedi o finali aventi valore legale" in cambio di denaro. Fino a 3mila euro. Nulla di tutto ciò sarebbe realmente accaduto, per lo meno non così come rappresentato attraverso i reati contestati, secondo il gup che si era espresso sui primi 12 imputati. Per tutti il pm aveva chiesto pene comprese tra uno e sei anni.

Sono ancora a giudizio, in primo grado: Marco Argentieri, difeso da Giampiero Iaia; Cosimo Argentieri, anch'egli da Giampiero Iaia; Alessandro Salicandro, difeso da Antonio Andrisano; Antonella D'Alema, difesa da Antonio Andrisano; Alberto Salicandro, difeso da Antonio Andrisano; Cosimo Ligorio, Maria Filomena Suma, difesi dall'avvocato Di Noi; il consigliere comunale Carmelo Palazzo e Alessandro Palazzo difesi da Carlo Caniglia. Avrà un “peso” per tutti loro la decisione che è stata assunta in estate per le altre persone coinvolte, tutti personaggi di rilievo nell’inchiesta condotta dal pm Casto. Gli altri 9 che attendono ancora il pronunciamento del giudice e che hanno mutato percorso “in corner” hanno posizioni marginali. Sono per lo più coloro che avrebbero beneficiato della possibilità di acquistare attestati con valore legale da privatisti o dopo aver frequentato una scuola paritaria.

Puntano anch’essi all’assoluzione, insomma. Certi che l’esito del giudizio non possa essere discordante, tenuto conto  che agli atti c’è la sentenza di Fracassi. E considerato che se non è stato possibile accertare alcuna responsabilità penale per chi avrebbe ordito la macchinazione, è difficile che lo si possa fare per quanti, secondo l’accusa, ne avrebbero beneficiato. 

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