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Donna "sequestrata" sul bus: sei mesi all'autista, dovrà pagare danni anche all'Stp

Trenta minuti "prigioniera" in un bus, mezz'ora da incubo per una donna di Brindisi che chiamò i carabinieri e denunciò il conducente: l'uomo, Antonio Serinelli, 58 anni di Torchiarolo è stato condannato dal giudice monocratico Vittorio Testi a scontare sei mesi di reclusione per sequestro di persona.

BRINDISI - Trenta minuti “prigioniera” in un bus, mezz’ora da incubo per una donna di Brindisi che chiamò i carabinieri e denunciò il conducente: l’uomo, Antonio Serinelli, 58 anni di Torchiarolo è stato condannato dal giudice monocratico Vittorio Testi a scontare sei mesi di reclusione per sequestro di persona. Alla vittima, Claudia Solazzo, costituitasi parte civile e assistita dall’avvocato Danilo Di Serio, è stata riconosciuta una provvisionale di 3mila euro sul risarcimento del danno. L’autista è stato inoltre condannato al risarcimento dei danni subiti dalla Stp, anch'essa parte civile con l’avvocato Giuseppe Guastella: la provvisionale stabilita è di 3.420 euro, incluse le spese di costituzione.

I fatti risalgono al giugno 2011. La donna salì sull’autobus della linea 26, a Brindisi, alla fermata di via Dalmazia. Si accorse subito dopo che il percorso che stava compiendo il mezzo era differente da quello solito. Effettivamente c’era un’interruzione per lavori e quindi era stata prevista una modifica sostanziale del tragitto.

Chiese informazioni, ma non le fu risposto con gentilezza, tutt’altro. A quanto riportò nella querela e nella nota inviata al direttore della Società trasporti pubblici le fu indicato il cartello in cui era specificato di non parlare al conducente. In seguito le fu proposto di scendere nei pressi della caserma dei vigili del fuoco e al cospetto di un rifiuto, perché la fermata non era prevista, il conducente proseguì ancora fino all’ospedale Perrino di Brindisi. All’arrivo c’era il marito, i carabinieri e lo stesso direttore Stp. L’autista che inizialmente si era rifiutato di aprire le porte, dovette cedere una volta visti i militari dell’Arma.
La donna presentò querela. La vicenda è finita davanti al giudice monocratico del Tribunale di Brindisi che ha ritenuto responsabile l’imputato del reato contestato. Serinelli, se la sentenza passerà in giudicato, dovrà risarcire la vittima e la sua stessa azienda che nel frattempo, nelle more della definizione del processo, ha avviato un procedimento disciplinare che è ancora in corso. 

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