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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Fece scendere da ambulanza fratello che poi morì: condannata. Assolto il medico

Il medico del 118 fece scendere il paziente dall'ambulanza perché la sorella e tutrice dell'uomo, morto il giorno successivo a causa di un malore, negò il consenso al trasferimento in ospedale impedendone materialmente il trasporto.

BRINDISI - Il medico del 118 fece scendere il paziente dall’ambulanza perché la sorella e tutrice dell’uomo, morto il giorno successivo a causa di un malore, negò il consenso al trasferimento in ospedale impedendone materialmente il trasporto. Oggi si è concluso con l’assoluzione della dottoressa e con la condanna della parente, il processo per cooperazione in omicidio colposo che si è celebrato a Brindisi dinanzi al giudice monocratico Luca Scuzzarella che ha emesso una sentenza quasi del tutto conforme alle richieste del pm Milto Stefano De Nozza.

I fatti risalgono al luglio del 2010, quando un uomo accusò un malore nei pressi di uno stabilimento balneare di Brindisi: la sorella, E.S, 54 anni, assistita dall’avvocato Antonio Inglese, impedì che il medico, I.C, 31 anni, difeso dall’avvocato Cosimo Pagliara, e i sanitari del 118 si occupassero di lui sostenendo che fosse in buono stato di salute. Le sue condizioni però si aggravarono, finché il giorno successivo non cessò di vivere.

Non era nulla di grave all'apparenza, nonostante ciò fu consigliato il ricovero in ospedale, quantomeno per compiere gli accertamenti che si ritenevano utili per escludere complicazioni. L'indomani, la tragedia. Fu disposta l'autopsia che escluse ogni ipotizzabile errore medico nel valutare le condizioni di salute del paziente. Il caso stava per essere archiviato, ma fu disposta una seconda perizia. L'esito fu lo stesso: morte per cause naturali.

L'accusa era quella di aver provocato "in cooperazione, o comunque con condotte autonome e indipendenti" il decesso dell'uomo (affetto da altre particolari patologie) avvenuto per un'aritmia in esito a pregressi episodi di infarto. In particolare la parente, dopo essersi qualificata come tutrice legale si sarebbe "opposta al ricovero, facendolo scendere dal mezzo e portandolo con sé a casa". Il medico invece "consentiva allo stesso di scendere dall'autoambulanza, nonostante il rifiuto fosse stato deciso non direttamente dall'uomo, bensì dalla sorella, nonostante egli avesse un forte dolore toracico" e nonostante gli accertamenti sul posto avessero reso indispensabili " più specifiche indagini.

L’esito del giudizio fissa un principio, desumibile già dalla lettura del dispositivo sebbene le motivazioni non siano ancora state depositate: senza l’ok del paziente o di chi per lui abbia titolo a prendere una decisione, il medico non può insistere e stabilire autonomamente come si debba procedere. Chiunque può rifiutare le cure. Chi invece le ha proposte, informando il diretto interessato o i parenti di ogni rischio in caso di scelta differente, non ha alcun potere di imporsi sulla volontà altrui. E nessuna responsabilità, di conseguenza, se i suggerimenti non vengono ascoltati.

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