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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

“Bisogna pulire i soldi del postamat esploso: sono macchiati di blu”

Le intercettazioni che incastrano i quattro brindisini arrestati per i colpi delle Marche: "Sbagliata la miscela tra ossigeno e acetilene". Il gip: "Spiccata pericolosità, Schena esperto di esplosivi, Bianco coordinatore, Iurlaro e Santoro complici"

BRINDISI – “Cerca di metterti d’accordo, sennò quei soldi vanno buttati. Devono essere smacchiati che sono tutti blu”. Non sarebbe avvenuta a regola d’arte l’esplosione dello sportello automatico delle Poste di Morrovalle, in provincia di Macerata, a sentire due dei quattro brindisini arrestati con l’accusa di furti aggravati in relazione ai colpi consumati e tentati nelle Marche: cercavano un esperto in grado di candeggiare le banconote da 20 e 50 euro, altrimenti sarebbe stata tutta fatica sprecata.

scena assalto bancomat1-2-2-2Dalle intercettazioni telefoniche emerge il rimprovero di Vincenzo Schiena, 38 anni, di Mesagne, nei confronti di Cosimo Iurlaro, 41, di Brindisi, entrambi ai domiciliari con il braccialetto elettronico da ieri mattina (giovedì 20 ottobre) al pari di Omar Bianco, 27, di Mesagne, e Marco Santoro, 25, di Ostuni.

Tutti e quattro furono sottoposti a fermo il 25 settembre scorso e poi rimessi in libertà, all’indomani dell’interrogatorio davanti al gip alla presenza dei difensori Daniela d’Amuri e Pasquale Annicchiarico, durante il quale hanno ammesso le proprie responsabilità. Meno di un mese più tardi, l’ordinanza di custodia cautelare che il pubblico ministero  ha chiesto anche nei confronti di un quinto uomo, un pasticciere al momento rimasto a piede libero, il cui nome è leggibile nel provvedimento di arresto. Così come è possibile leggere alcuni stralci delle intercettazioni telefoniche e ambientali nel periodo di indagine che costituiscono gravi indizi di colpevolezza e che hanno portato il gip a ritenere i quattro “professionisti dei furti con la tecnica dell’esplosione”, persone di “spiccata pericolosità sociale”.

In un’occasione però l’esplosione è andata oltre le aspettative degli indagati, costringendo il gruppo a cercare qualcuno che fosse in grado di cancellare l’inchiostro blu schizzato nel momento in cui sono scoppiate le cassette che custodivano il denaro della posta. Schiena, secondo il gip, “appare dispensare ai complici consigli e indicazioni sulle corrette modalità di uso dei componenti esplosivi micidiali” e in particolare “ossigeno e acetilene” da miscelare secondo determinate percentuali.

Commentando quanto accadde quella notte, era il 5 aprile scorso, Bianco e Schiena dicono che il paese in cui si trovava l’ufficio postale sarebbe diventato “blu”. “Uno sbaglio, 40 secondi di acetilene mettevo. L’ufficio postale non esisteva più”. La conversazione ascoltata, unita alla visione delle immagini registrate dal sistema di videosorveglianza, è stata ritenuta attendibile, “certamente non goliardica”, tale da evidenziale il livello di pericolosità dell’azione.

“Emerge un quadro di notevole devastazione, con distributore postamat e focolai di incendio, esattamente uguale a quello descritto dagli indagati”, ha scritto il giudice per le indagini preliminari. La somma caricata nel postamat era pari a 48.250, quella rimasta dopo la deflagrazione 20.180: a terra furono trovati brandelli di banconote macchiate, arredamenti e suppellettili dell’ufficio distrutti.

Bianco e Iurlaro avrebbero preso in affitto un appartamento a Sant’Elipidio a Mare, usata come base operativa, e un garage nel quale i carabinieri hanno trovato l’auto usata per i colpi, un’Audi rubata a Trento del valore di 140mila euro, blindata come ai tempi del contrabbando. Le lastre di acciaio ai sedili e alle fiancate sarebbero state apposte in un’officina di Brindisi.

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