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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Corrispondenza 'violata': due assolti, accusa ridimensionata per due condannati

Per due dei dipendenti delle Poste finiti a processo per aver manomesso la corrispondenza altrui vi è stata sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste, per gli altri due colleghi invece una condanna a 4 mesi di reclusione (pena sospesa)

BRINDISI - Per due dei dipendenti delle Poste finiti a processo per aver manomesso la corrispondenza altrui vi è stata sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste, per gli altri due colleghi invece una condanna a 4 mesi di reclusione (pena sospesa) frutto però di un indubbio ridimensionamento dell’impianto accusatorio. E’ stata infatti esclusa la contestazione più grave, quella di peculato: secondo i giudici si è potuta accertare unicamente la responsabilità per la sottrazione e distruzione di corrispondenza.

Si è chiuso oggi in primo grado il processo a carico dei quattro postini ritenuti ‘infedeli’ che erano in servizio presso il centro di smistamento della corrispondenza di piazza Crispi a Brindisi. In due avevano patteggiato in fase di indagine. Tutti erano stati arrestati dalla polizia Postale in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip di Brindisi su richiesta del pm Pierpaolo Montinaro.

Il Tribunale (Chiarelli, Cacucci, Nestore) ha oggi deciso per l’assoluzione in favore di Guido Cirillo, di San Donaci, difeso dall’avvocato Gino Gioffredi, e Daniela Santoro, di Brindisi, difesa da Francesca Conte (per entrambi il pm aveva chiesto 2 anni e 2 mesi di reclusione). Quattro mesi di reclusione, a fronte di una richiesta di 2 anni e 6 mesi, per Giuseppe Macchia, di Brindisi, difeso dall’avvocato Lascala, e per Giuseppe Peluso, di Brindisi, assistito dall’avvocato Massimo Manfreda che nella sua arringa, stamani, aveva proprio fatto notare come non vi fosse stata appropriazione o distruzione di materiale di valore o comunque rilevante a tal punto da supportare le accuse gravi mosse nei confronti delle persone imputate.

Dalle immagini delle telecamere che avevano ripreso i lavoratori alle prese con la corrispondenza, non era emersa alcuna prova che i dipendenti avessero prelevato corrispondenza importante o di materiale di pregio. I due che hanno patteggiato già nel 2011, appena dopo l’esecuzione delle misure, datata novembre 2011, sono stati licenziati. Gli altri, nelle more della definizione del giudizio, sono stati trasferiti a Lecce. La società Poste Italiane si era costituita parte civile: il Tribunale non le ha concesso alcuna provvisionale.

Sei gli arrestati tra i postini infedeliI reati contestati erano:  peculato continuato ed aggravato commesso da incaricato di pubblico servizio) e violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza, continuata ed aggravata, commessa da persona addetta al servizio postale). L'accusa: “con più azioni perpetrate in tempi diversi, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, e violando con lo stesso comportamento diverse disposizioni di legge, agendo nella qualità di incaricati di pubblico servizio (dipendenti di Poste Italiane Spa con mansioni di addetti allo smistamento della corrispondenza), si sarebbero impossessati di corrispondenza, documenti e valori vari, contenuti in buste e plichi inviati per posta, di cui erano venuti in possesso in ragione del loro ufficio di addetti alla linea di produzione e smistamento. Corrispondenza che dopo essere stata violata, spesso sarebbe stata soppressa o distrutta”. Per tutti c'era anche l'aggravante di aver commesso i reati contestati con abuso di prestazione d'opera.

L’ipotesi di peculato era stata contestata nonostante Poste Italiane avesse carattere di società per azioni: la procura riteneva che si trattasse pur sempre di un pubblico servizio. L’indagine ebbe inizio su segnalazione del direttore del centro di smistamento che nel febbraio 2011 si accorse di un incremento del danneggiamento di corrispondenza contenente gadget e oggetti di valore.  

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