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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Processo Enel: inquinanti come nichel in concentrazioni 10 volte superiori alle metropoli

A Roma e Milano sono stati rilevati al massimo 15 o 20 nanogrammi di nichel per metro cubo di aria. Sono città contraddistinte da una certa intensità di traffico veicolare, una delle fonti più rilevanti di inquinamento ambientale. E a Brindisi, nei pressi della centrale Enel di Cerano? Concentrazioni fino a 230 nanogrammi per metro cubo.

BRINDISI - "A Roma e Milano sono stati rilevati al massimo 15 o 20 nanogrammi per metro cubo di nichel". Sono città contraddistinte da una certa intensità di traffico veicolare, una delle fonti più rilevanti di inquinamento ambientale. E a Brindisi, nei pressi della centrale Enel di Cerano? "Concentrazioni fino a 230 nanogrammi per metro cubo". Ed è ormai un dato assodato, per quanto si esigano ulteriori studi per appurare un eventuale nesso di causalità tra inquinamento da centrali e cancro, che vi siano comunque effetti sulla salute derivanti dalla vicinanza a impianti industriali.

Giuseppe De Nozza, il pm che sostiene l’accusa nel processo a carico di 15 persone, di cui 13 dirigenti Enel, per la dispersione di polveri di carbone dal carbonile e dal nastro trasportatore della centrale di Cerano, ha depositato stamani un’integrazione alla documentazione già prodotta, ossia la consulenza del tossicologo Claudio Minoia che ha deposto in qualità di esperto-testimone oggi in aula, durante una delle ultime udienze dedicate ai testi dell’accusa. Si passerà poi alle parti civili.

Il pm Giuseppe De NozzaAnche l’importante fascicoletto di circa cento pagine in cui è riportato un aggiornamento del dato di letteratura scientifica sugli effetti dell’esposizione ambientale e occupazionale a particelle ultrafini e agli effetti sulla salute, è stato oggetto della trattazione odierna. Minoia, tossicologo, oltre all’attività di consulenza per diverse procure e tribunali d’Italia, tra cui anche la procura di Savona per il caso della centrale di Vado Ligure, della Tirreno Power, ha insegnato in diverse scuole di formazione e specializzazione oltre che in master di diverso livello. E’ il responsabile di un laboratorio di misure ambientali e tossicologiche.

Nel 2009 inizia il suo lavoro, su incarico del pm De Nozza. Il compito è verificare se vi è dispersione di polveri di combustibile fossile nei pressi della centrale. Con riferimento anche alla possibilità che vi siano fenomeni di aero-dispersione e quindi di possibile inalazione. Ha eseguito due tipologie di campionamento: una all’esterno, l’altra all’interno dei fabbricati circostanti. Per poi porre in relazione dei livelli di metalli misurati, con i livelli di concentrazione degli stessi metalli in aree urbane.

“L’obiettivo di qualità secondo il decreto che ha fissato a livello europeo lo standard per metalli come il nichel, il mercurio, il cadmio e via dicendo, per il nichel è di 6 nanogrammi per metro cubo. Abbiamo osservato sia all’interno, che all’esterno, fino a 200 nanogrammi di nichel per metro cubo, pur in assenza di fenomeni ventosi o meteorologici di altro genere”. “Il carbone – ha spiegato Minoia – per i tecnici è un po’ come la tavola periodica degli elementi. Contiene molti metalli. C’è l’arsenico che è un cancerogeno del gruppo uno, il nichel che è un elemento che ha sue caratteristiche di tossicità. L’antimonio”. Tanto per esemplificare.

“La cosa che mi ha particolarmente sorpreso – ha proseguito – quando ho avviato le indagini è stata l’assoluta carenza di dati sugli inquinanti”. In che senso? Ha chiesto il pm, non vi erano dati ricavabili da studi commissionati da enti pubblici? “La Provincia di Savona (dove si trova la centrale di Vado Ligure, ndr) – ha risposto Minoia – ha commissionato a due o tre laboratori queste misure per capire se erano al di sopra o al di sotto dei valori obiettivo. Anche a Brindisi mi aspettavo elaborati che mi permettessero di stabilire se i livelli presenti potevano essere correlati dal punto di vista epidemiologico con determinate patologie”.

E qui il focus sullo studio prodotto oggi. “Vi è una correlazione tra l’esposizione a particelle ultrafini, le malattie respiratorie e cardiologiche. Sono stati rilevate conseguenze nelle persone ospedalizzate, anche nell’incremento di infarti, quando aumentano le PM10 (simbolo che indica le polveri sottili)”. Il particolato è stato aspirato, inscatolato, poi analizzato in laboratorio.

“Non è particolato da traffico veicolare – ha specificato – da circa 20 anni studiamo il particolato ambientale, conosciamo bene i livelli che si riscontrano in città. Abbiamo anche effettuato un confronto con la letteratura nazionale e mondiale. A Cerano c’erano livelli sette otto volte il limite di una grande città. Naturalmente si tratta di campionamenti durati una settimana”.

Enel, Federico IITutto ciò se non è utile a provare che vi siano stati a Brindisi effetti per la salute delle persone, è comunque importante per supportare una delle principali tesi dell’accusa, cioè che gli abitanti del luogo siano stati costretti in qualche modo a modificare le proprie abitudini di vita. Perché esposti a fenomeni, per altro raccontati in aula dai diretti interessati, di infiammazione, allergia. Fastidi provocati, secondo l’impostazione della procura, proprio dal contatto con il carbone.

“Il carbone, come sostanza, non è pericolosa. Ma il meccanismo per cui le particelle mutano l’aspetto di sostanza non tossica in tossica, nasce dal fatto – ha detto Minoia – che la combustione crea un arricchimento di materiali tossici. I vapori inorganici formano sostanze ultrafini”. Le ceneri, insomma. Le cosiddette “fly ash”. Poi c’è la “molestia” provocata dall’imbrattamento dei prodotti, di frutta e ortaggi. In quel caso se non c’è un effetto tossicologico sulla salute umana, c’è la sostanza che “imbratta i campi, arrivando al limite della molestia”. Tornando allo studio sull’esposizione ambientale e occupazionale alle particelle ultrafini (Puf), c’è un capitolo interamente dedicato alle centrali termoelettriche.

In via preliminare si evidenzia come “gli effetti cardiovascolari sono principalmente associati alle polveri fini e ultrafini con diametro aerodinamico provenienti dalle emissioni veicolari e da altre sorgenti di combustione”. “Le particelle fini – si legge ancora nello studio – hanno effetti immediati sulla salute per lo più riconducibili a problemi respiratori, mentre le particelle ultrafini hanno effetti più ritardati e sul sistema cardiovascolare”.

Quanto alle centrali a carbone: “costituiscono una significativa sorgente antropogenica di particolato fine, i cui componenti sono noti per la capacità di creare l’insorgenza di effetti avversi per la salute”. Tutto ciò non è direttamente in contestazione agli imputati. Però oggi è stato introdotto un elemento 'inedito' che potrebbe rilevarsi determinante anche per supportare l'attuale tesi accusatoria oltre che l'impatto della centrale termoelettrica nel territorio. 

Le conoscenze, però, allo stato attuale sono limitate. Ma in un “recente lavoro sono stati analizzati campioni di fly ash provenienti da sei diverse centrali elettriche a carbone”. E’ risultato che le centrali elettriche a carbone “sono le principali sorgenti antropogeniche di mercurio” ma “quando gli impianti erano dotati di dispositivi di controllo dell’inquinamento efficienti, l’impatto sulla salute delle emissioni poteva ritenersi trascurabile”.

Nel processo in questione non si discute di emissioni e di inquinamento. Ma di danneggiamento e getto pericoloso di cose. Di imbrattamento, di “dispersione di polveri” tale da condizionare lo stile di vita degli agricoltori con terreni vicini al nastro trasportatore e al carbonile, ancora scoperto, ma in fase di copertura (intervento che l’Enel sta eseguendo e che rientra nelle opere di ambientalizzazione per 500 milioni di euro che sono state previste).

Oltre a Minoia è stato inoltre ascoltato oggi l’ingegnere Antonio Di Molfetta, che insegna al Politecnico di Torino e che si è occupato di eseguire una perizia sulle caratterizzazioni, in particolare sullo studio effettuato da Sviluppo Italia sulla porzione di terreni agricoli vicini alla centrale, inseriti nel Sito di interesse nazionale di Brindisi.

Il processo per le polveri di carbone EnelSe di recente alcuni territori che prima potevano “vantare” la qualifica di area Sin sono stati declassificati a Siti di interesse regionale, Brindisi ha mantenuto il marchio originario. E’ stata rilevata la presenza di metalli che riconducono al deposito sui terreni di polvere di carbone, secondo Di Molfetta.

La difesa dei dirigenti Enel ha invece citato studi che documentavano già in precedenza, a Brindisi come in altri luoghi del Salento ad esempio la presenza di alte concentrazioni di berillio nei terreni. “Non è detto che la coltre nera sia carbone” sostiene l’Enel. Di Molfetta invece, nella sua consulenza, conclude in favore della tesi dell’accusa, proprio per la “eterogeneità” dell’area su cui si sono concentrate le analisi. Ha deposto inoltre l’ispettore Protopapa che ha riferito di accertamenti sulle denunce di furto dei pannelli che ricoprono il nastro trasportatore formulate da Enel.Si torna in aula il 18 giugno prossimo per ascoltare i testi citati dalle parti civili e per il controesame di uno dei due consulenti dell’accusa. 

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