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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Delitti Bullone & co: c'è il rischio prescrizione, decide sezione feriale Cassazione

Allarme prescrizione: ebbene sì, anche uno dei più importanti processi alla Scu, quello nato dalle autoaccuse con chiamata in correità di "Bullone" al secolo, Vito Di Emidio, è (parzialmente) a rischio.

BRINDISI - Allarme prescrizione: ebbene sì, anche uno dei più importanti processi alla Scu, quello nato dalle autoaccuse con chiamata in correità di “Bullone” al secolo, Vito Di Emidio, è (parzialmente) a rischio. E’ per questo che la Corte di Cassazione, visti i ricorsi delle difese dei cinque condannati in appello, ha affrettato i tempi scomodando la sezione feriale con decreto urgente. L’udienza sarà celebrata il 4 settembre prossimo a Roma. A rischiare l’estinzione per il trascorrere del tempo (si tratta di fatti che risalgono a un periodo compreso tra il 1986 e il 2001, anno della cattura di Di Emidio cui seguì l’immediato pentimento) sono i reati minori, non di certo quelli puniti con l’ergastolo che sono imprescrittibili. Ad ogni modo si cerca di fare in fretta, per evitare sorprese non edificanti per l’immagine della giustizia in Italia, in tempi in cui si discute di riforma e di necessità di cambiare passo per sveltire tanto i processi penali quanto quelli civili.

Ad attendere il verdetto della Suprema Corte, il 4 settembre, sono Vito Di Emidio condannato a 27 anni (riconosciuti gli sconti di pena previsti per i collaboratori di giustizia, nonostante le amnesie), e poi “Capu ti bomba”, cioè Giuseppe Tedesco, il cognato di Bullone (marito della sorella che lo ha sempre difeso dalle accuse di Di Emidio) condannato all’ergastolo così come Pasquale Orlando, detto Yo-yo, e  Daniele Giglio. Poi ci sono Marcello Laneve, condannato in appello a 5 anni, e Cosimo Poci, a 4 anni.

Pasquale OrlandoIl collegio difensivo è composto dagli avvocati Fabio Di Bello, Paolo D'Amico, Mauro Masiello, Marcello Tamburini, Daniela D'Amuri. Le sentenze di secondo grado sono state emesse nel febbraio 2013 dalla Corte d’Assise d’Appello di Lecce, nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola in cui vi sono state poi aspre contestazioni da parte dei parenti, rivolte in particolare all’incolpevole legale di Di Emidio. Anche il processo in primo grado non era stato di così semplice gestione, considerato il colpo di scena causato dalle improvvise quanto transitorie amnesie del pentito.

Per i vuoti di memoria, ritenuti strumentali, Bullone era stato riarrestato su ordinanza di custodia cautelare, dopo aver abbandonato la retta via della collaborazione. Successivamente, quindi, era tornato a ricordare i minimi particolari, a riferire minuziosamente le circostanze di fatti accaduti qualche lustro addietro, tra Brindisi e Bar, in Montenegro, dove i suoi si rifugiarono da latitanti e dove furono compiuti delitti atroci, tra cui l'uccisione di Giuliano Maglie, il cui corpo, nascosto sotto la cuccia di un cane, è stato ritrovato solo quando Bullone ha cominciato a parlare.

I fatti di sangue sono una sfilza e sono avvenuti in un periodo compreso tra il 1986 al 2001, tutti confessati da Di Emidio che, caso per caso, ha chiamato in correità gli altri imputati, senza fare sconti di sorta in virtù dei legami di parentela. Il debutto, don Ciccio Guadalupi, l'allora presidente di Assindustria, che fu ucciso in un tentativo di rapina messo in atto l'11 ottobre dell'86 all'interno dello stabilimento di pastorizzazione del latte a Brindisi.

Giuseppe Tedesco, il cognatoPoi Vincenzo Zezza, anno 1991, colpito a bordo di una Citroen Dyane. Michele Lerna fu invece ammazzato nel corso di una rapina a San Michele Salentino, nel 1997, freddato in camera da letto dopo che Bullone aveva ripulito la sua abitazione. Il 26 giugno del 1998, fu ucciso Salvatore Luperti, ammazzato sulla litoranea Nord di Brindisi, poi il 22 gennaio del 1992 l'omicidio di Nicola Petrachi, che non aveva voluto pagare la quota che spettava al gruppo per il contrabbando di sigarette. Una decina di giorni più tardi, morì Antonio De Giorgi, sotto una pioggia di proiettili davanti a un bar del rione Paradiso. La condanna a morte di Antonio Luperti e il ferimento di Giovanni Lonoce, e quindi anche il sequestro e l'omicidio di Giuseppe Scarcia, il cui corpo fu sotterrato. Gli omicidi di Giacomo Casale e Leonzio Rosselli, al Sant'Elia di Brindisi.

E Giuliano Maglie, detto Naca Naca. Nel calderone non vi sono solo uccisioni, ma anche furti e rapine, azioni necessarie a rifornire la frangia della Sacra corona unita riferibile a Bullone di denaro contante, utile per finanziare affari e latitanza. Proprio su questi incombe il pericolo “prescrizione”, rischio concreto considerato che il pronunciamento di terzo grado (che potrebbe essere definitivo, ma anche no, nel caso in cui vi dovessero essere annullamenti con rinvio) arriva 28 anni dopo i primi fatti contestati e 13 anni dopo i più recenti.

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