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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Scu, in carcere per omicidio di stampo mafioso si laurea in Sociologia

Francesco Argentieri, 43 anni, di Mesagne ha conseguito il titolo di dottore in Scienze del servizio sociale all'Università di Rossano Calabro: tesi sul carcere come progetto sociale. E' detenuto in regime di alta sicurezza dopo essere stato condannato a 30 anni per il delitto di Antonio Molfetta e sta scontando un cumulo di pena per il processo Mediana

MESAGNE – E’ in carcere con l’accusa di essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio di stampo mafioso di Toni Molfetta avvenuto 29 anni fa e in cella ha studiato fino a conseguire la laurea: Francesco Argentieri, 43 anni, di Mesagne, ritenuto uno degli uomini della Scu, da ieri è dottore in Scienze del Servizio sociale e sociologia, titolo conseguito con la votazione di 106 su 110, dopo aver discusso la tesi su “La sfera pubblica: Il carcere come progetto sociale”.

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Il brindisino (nella foto a destra) ha voluto illustrare la funzione rieducativa della pena, vissuta anche in prima persona, dopo essere stato arrestato sei anni fa, in esecuzione di un ordine di carcerazione per cumulo di pena, pari a 23 anni, derivanti da condanne definitive scaturite dall’inchiesta Mediana sull’esistenza di un’associazione per delinquere di stampo mafioso. Secondo l’accusa, confermata da sentenze passate in giudicato, Argentieri è stato affiliato alla Scu e alla frangia dei cosidetti mesagnesi, riconducibile ai fratelli Leo.

In carcere, il 14 ottobre 2013, gli è stata notificata l’ordinanza di custodia legata a una delle ultime inchieste dell’Antimafia, “Operazione Zero”, su una serie di fatti di sangue avvenuti nel Brindisino nella logica di vendette trasversali. Argentieri è accusato di aver preso parte all’omicidio di Antonio, detto Toni, Molfetta, per il quale – in abbreviato – è stato condannato a trent’anni, a fronte della richiesta di carcere a vita chiesto dai pubblici ministeri. La condanna, confermata in appello, è stata impugnata con ricorso in Cassazione che prima della fine dell’estate discuterà il suo difensore, Ladislao Massari del foro di Brindisi.

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Molfetta, detto Toni Cammello, venne ucciso tra la notte del 29 maggio 1998 giorno della sua sparizione e l’8 ottobre successivo, giorno in cui venne ritrovato il cadavere nelle campagne di Ostuni.  Era stato affiliato alla Scu da Massimo Delle Grottaglie (clan dei mesagnesi) ed era considerato un confidente della polizia, dunque da condannare a morte. La sentenza fu decisa da Ercole Penna e Massimo Pasimeni, indicati come mandanti, mentre come esecutore materiale venne scelto Delle Grottaglie che non agì personalmente ma facendo affidamento su Francesco Argentieri e Giovanni Colucci, i quali usarono un oggetto contundente per sfondargli la faccia e poi spararono un colpo di pistola alla testa.

Argentieri ha sostenuto l’esame di laurea assieme a un altro detenuto nello stesso carcere, Giovanni Musone, 53 anni, ergastolano, originario di Marcianise (Caserta): entrambi sono stati destinati nella Casa di Reclusione di Rossano nel Circuito Penitenziario dell’Alta Sicurezza ed entrambi si sono laureati in Scienze del Servizio Sociale e Sociologia presso l’Aula Caldora dell’Università della Calabria. 

La Commissione è stata presieduta da Ercole Parini e composta dai Pierluigi Adamo, Antonino Campennì, Franca Garreffa, Donatella Loprieno, Giorgio Marcello, Annalisa Palermiti, Antonio Samà e Giovanna Vingelli. Su disposizione del magistrato di sorveglianza del Tribunale di  Cosenza, Silvana Ferriero, per motivi di sicurezza sono stati accompagnati dal personale del reparto di polizia penitenziaria di Rossano. Alla cerimonia erano presenti i familiari, il cappellano della Casa di Reclusione di Rossano e gli esponenti dei Radicali italiani, Emilio Enzo Quintieri e Valentina Anna Moretti, i quali hanno regalato ai due neodottori le corone di alloro. Foto come da tradizione dopo la proclamazione e poi di nuovo in carcere.


 

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