Brucia un rudere pieno di amianto. I cittadini ne chiedevano la demolizione
I residenti ne lamentano la pericolosità da mesi, ma nulla è stato fatto per bonificarlo. Questo pomeriggio, è stato appiccato un incendio di probabile natura dolosa a un rudere pieno di amianto situato all'incrocio fra via Leonardo Da Vinci e via Ciardi, al rione Sant'Elia. Intervenute due squadre di vigili del fuoco
BRINDISI – I residenti ne lamentano la pericolosità da mesi, ma nulla è stato fatto per bonificarlo. Questo pomeriggio, è stato appiccato un incendio di probabile natura dolosa a un rudere pieno di amianto situato all’incrocio fra via Leonardo Da Vinci e via Ciardi, al rione Sant’Elia. Due squadre di vigili del fuoco, alcuni dei quali muniti di bombole d’ossigeno, sono intervenute sul posto intorno alle 18 per spegnere le fiamme che si levavano dalla copertura in eternit dell’edificio: una vecchia masseria abbandonata da anni.
A pochi passi dal fabbricato sorge una palazzina in cui risiedono decine di bambini. Alcuni di questi, in taluni casi, non resistono alla tentazione di avventurarsi nella fatiscente struttura, con il rischio concreto di essere colpiti da una trave o dai calcinacci che si staccano dalle pareti. Tale situazione era già stata segnalata da BrindisiReport, in un articolo a firma di Vincenzo Albano pubblicato lo scorso 16 aprile. Albano, dopo aver raccolto il malcontento degli abitanti, rimarcò le numerose insidie che si annidano in quel manufatto.
“Prescindendo dalle verifiche ambientali, che dovrebbero essere effettuate con estrema urgenza a causa degli effetti particolarmente pericolosi delle fibre di amianto sulla salute umana – scriveva Albano - credo che l’amministrazione comunale debba far ricorso a quel principio di precauzione e dell’azione preventiva codificati all’articolo 3 ter del decreto legislativo n. 4 del 16.1. 2008, che fa obbligo alle autorità competenti di adottare provvedimenti appropriati al fine di prevenire taluni rischi, anche solo potenziali, per la sanità pubblica, per la sicurezza e per l’ambiente”.
“Un principio – si legge ancora nell’artuicolo di Albano -. che obbliga ad intervenire anche in caso di incertezza scientifica, e in attesa delle sue risultanze, facendo prevalere gli interessi della sicurezza su quelli economici. Come più volte affermato dalla Corte di Europea, ma anche come previsto dalle leggi nazionali, spetta alla politica, al Sindaco, adottare i provvedimenti opportuni , che i cittadini chiedono e che non possono certamente limitarsi alla delimitazione della zona di rischio con nastro colorato, assolutamente inefficace a contrastare la dispersione nell’ambiente delle fibre di amianto, notoriamente refrattarie a rispettare simili divieti”.
Ma il grido di dolore dei cittadini non è ancora stato raccolto da nessuno. E le famiglie che risiedono intorno al rudere, questo pomeriggio, hanno dovuto inalare le sostanze tossiche sprigionate dal rogo.
La petizione dei residenti. “Nel rione S. Elia, all’incrocio tra via Leonardo da Vinci e via Ciardi, è situato un rudere abbandonato da molti anni, che desta grande preoccupazione perché rappresenta una situazione di grave rischio, sia per i bambini che possono avventurarsi liberamente all’interno del rudere, sia per la presenza di lastre di eternit, che appaiono danneggiate e deteriorate al punto da far temere l’eventuale dispersione di fibre tossiche nell’ambiente e nelle abitazioni, uffici, negozi,laboratori artigianali e scuole circostanti. E’ stato infatti accertata in sede scientifica la pericolosità dell’amianto, in quanto responsabile di patologie gravi ed irreversibili a carico dell’apparato respiratorio, come l’asbestosi ed il carcinoma ai polmoni ed alla pleura, che possono manifestarsi anche a distanza di molti anni. Una conseguenza determinata dalla capacità dell’amianto a matrice friabile di liberare nell’ambiente fibre inalabili altamente tossiche, ma che può anche verificarsi nei manufatti a matrice compatta, nel caso in cui essi risultino danneggiati o deteriorati per effetto dell’incuria e/o dalla lunga esposizione alle intemperie. Per questo motivo la Giunta della regione Puglia, con delibera 676 dell’undici aprile 2012, ha reso obbligatorio, su tutto il territorio regionale, il censimento dei luoghi in cui è presente l’amianto, al fine di predisporre, sulla base della effettiva conoscenza, i piani di protezione e risanamento ambientale a tutela della salute umana e dell’ambiente. Ai proprietari dei luoghi e degli edifici pubblici e privati in cui si trovava l’amianto, sia a struttura friabile, sia a struttura compatta, era stato concesso 60 giorni di tempo dalla pubblicazione della delibera di giunta sul bollettino regionale, per l’auto notifica della presenza di amianto. Alle Asl è stato conferito anche il compito di effettuare i controlli, per verificare lo stato di conservazione dei manufatti con amianto e la eventuale dispersione delle fibre nell’ambiente. Nonostante siano ormai trascorsi oltre 24 mesi dalla delibera, manca ogni informazione relativa al percorso intrapreso e all’attività svolta dal comune di Brindisi e agli eventuali controlli effettuati dall’ Asl nel territorio comunale. Per questo le chiediamo se il Comune di Brindisi è al corrente della situazione e del pericolo che il rudere può rappresentare per la salute dei cittadini. Se è stata effettuata una ricognizione sul predetto rudere. Se sono stati effettuati controlli sulla eventuale dispersione di fibre tossiche nell’ambiente da parte dell’Asl ed, eventualmente, quali provvedimenti sono stati adottati nel frattempo o si vogliono adottare e con quale tempistica. Ci sembrano domande legittime, che richiedono risposte accurate, perché riteniamo di aver diritto ad essere immediatamente avvertiti della situazione rilevata, degli eventuali pericoli o essere rassicurati, che le varie situazioni sono sotto controllo e che non c’è rischio alcuno per la nostra salute, quella dei nostri familiari, specialmente dei più piccoli. Ma soprattutto chiediamo un suo intervento tempestivo, per dare finalmente concretezza alle tante periodiche rassicurazioni verbali del passato sulla salvaguardia della salute pubblica dei cittadini”.