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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Allarme bullismo: dinamiche psicologiche, e qualche consiglio a ragazzi e adulti

Un bambino o un adolescente è vittima di atti di bullismo quando è esposto ripetutamente nel corso del tempo ad azioni offensive ed umilianti perpetuate da parte di uno o più compagni (Olweus,1986; 1991). Si leggono ogni giorno testimonianze allarmanti

Un bambino o un adolescente è vittima di atti di bullismo quando è esposto ripetutamente nel corso del tempo ad azioni offensive ed umilianti perpetuate da parte di uno o più compagni (Olweus,1986; 1991). Si leggono ogni giorno testimonianze allarmanti: “Ho smesso di andare a nuoto: i miei compagni di corso si divertivano solo a deridermi. Nello spogliatoio, nascondevano la mia sacca e mi rubavano i soldi. Smettere di frequentare la piscina è stata l’unica soluzione” (S. 13 anni). “La terza media l’ho presa senza studiare. E’ stato facile: facevo il prepotente, in classe ero un bullo, e non ero il solo. Se sono andato avanti è perché i professori non ne potevano più: volevano liberarsi di me” (G. 14 anni).

Ripetutamente nei corridoi del pronto soccorso arrivano vittime di atti diffamatori e umilianti: botte, calci, ferite gravi o autolesioni. Alcuni dati mostrano dei risultati davvero agghiaccianti: i bambini italiani sembrano essere coinvolti nel fenomeno del bullismo in modo quasi doppio rispetto ai loro coetanei europei (41 vittime ogni 100 bambini - 26 ogni 100 ragazzi). In particolare, il 20% delle vittime delle elementari dichiarano di ricevere telefonate anonime; alle medie il 30% delle vittime rivela di avere ricevuto telefonate di insulti, e il 43% delle vittime alle superiori riferisce di ricevere telefonate anonime. E questo è solo ciò che viene denunciato, un frammento di un puzzle più grande e spaventoso. Molto spesso, infatti, tra le vittime vince il silenzio, l’omertà dettato dall’ansia delle conseguenze, dal senso di colpa e dalla paura delle minacce ricevute, mentre il carnefice si sente orgoglioso di aver agito.

Cosa spinge il bullo a diffamare e ferire la vittima che invece rimane nell’ombra? Come si concatena il vortice nel quale entrambi vengono coinvolti? Il bullo presenta un temperamento iperattivo e uno spiccato impulso ad agire; mostra una certa forza fisica; ha imparato che la comunicazione è violenza perché forse ha sperimentato punizioni fisiche, ha assistito a esplosioni emotive in famiglia, non sa riconoscere e esprimere le sue emozioni, non è abituato al calore, alla cura, all’ascolto in casa. Oppure dalla stessa famiglia viene spalleggiato e difeso apertamente anche se sbaglia. In tutto questo mostra apparentemente la sua potenza e prepotenza, si sente il leader, al di sopra di tanti altri suoi coetanei “diversi”.

La vittima è tendenzialmente un bambino disabile, di un’etnia, orientamento sessuale, religione diversa, a volte proveniente da una famiglia umile; egli è estremamente timido e sensibile, magari piccoletto di statura, ha un basso grado di autostima e poca fiducia anche negli altri. Non ha la forza o il coraggio di difendersi, tende piuttosto a sentirsi in colpa e teme successive ripercussioni. Viene allontanata, isolata dai pari che invece si alleano con il bullo, sia per timore che per ammirazione.

E in questo scenario basta davvero poco che carnefice e vittima entrano in un circolo vizioso che si autoalimenta; si tratta di una situazione “relazionale” in cui, contemporaneamente, qualcuno prevarica e qualcun altro è prevaricato: l’azione del bullo (o vittima) determina una “retroazione” nell’altro che, a sua volta, condiziona l’azione successiva. Questo vuol significare che ogni azione ostile verso la vittima è intensificata nel bullo dall’atteggiamento silenzioso e omertoso di chi è sottomesso; spesso si sentono frasi “è debole, perché non si difende?”.

bullismo-3Il bullismo si sviluppa e dilaga in un contesto sociale (una classe, un gruppo), è diretto ad un singolo o un gruppo in termini fisici o verbali con l’intento di insultare, danneggiare, denigrare, violare l‘identità e la privacy, escludere e perseguitare, umiliare. In più, con l’arrivo delle nuove tecnologie e internet le azioni moleste e diffamatorie sono perpetrate attraverso la posta elettronica, i siti web, i messaggi istantanei, i telefoni cellulari. Sembra essere una gara in cui i bulli si divertono e deridono la vittima, quanto più questa non sa difendersi. È il cyber bullismo. La tipologia dei mezzi garantisce l’anonimato, che incentiva la ripetizione dell’atto compiuto e rassicura anche i ragazzi più timidi ad osare. L’azione oscena e discriminante sfugge al controllo e non avendo un immediato riscontro sociale, toglie dal senso responsabilità chi agisce.

Genitori ed insegnanti, che già sono impegnati ogni giorno nell’ardua funzione di educatori e formatori, spesso si trovano a scoprire che il bullo o la vittima sta proprio in casa, in classe, e che tutto è accaduto vicino a loro, ma senza accorgersene. Questo spaventa, colpevolizza e fa prendere provvedimenti immediati, dettati dall’ansia, dall’allarmismo di mettere le cose a posto, di rimediare.  A volte, però queste soluzioni arrivano quando ormai il bullo è forte nella sua veste da leader sicuro e la vittima ne ha già subite tante.

Le conseguenze sono spaventose: il bullo crescendo e alimentando quell’impulso alla violenza, potrebbe non adeguarsi alle norme sociali, incorrendo così in atti delinquenziali e abuso di sostanze. La vittima, essendo molto sensibile e con una bassa autostima, potrebbe chiudersi nelle sue paure e timori sviluppando ansia, fobia e depressione. Spesso mette in atto comportamenti autolesionistici o tentativi di suicidio, abbandona la scuola o lo sport, senza dare spiegazione, si lascia andare chiudendosi a riccio, e rischiando così di auto svalutarsi ulteriormente per qualcosa che non ha commesso o facendosi giustizia da sola in modo del tutto inadeguato e trasformandosi in bullo a sua volta. Basta poco per chi è timido, ma arrabbiato: una telecamera, una chat per nascondersi nell’anonimato è sufficiente per rimanere incastrati in un labirinto contorto.

Cosa fare? Non è semplice districare la matassa. È necessario aiutare la vittima a sviluppare autostima, insegnargli a chiedere aiuto e raccontare ciò che sta accadendo o è accaduto; aiutare il bullo a orientare la sua aggressività verso forme di gratificazione diverse (sport, arti marziali, nuove strategie ecc.), dandogli l’occasione di scoprire un nuovo ruolo all’interno delle reti sociali, perché egli possa vedere un’altra immagine della propria persona e del proprio rapporto con gli altri. Il gruppo che sostiene il carnefice dovrebbe fare il possibile per modificare la situazione e aiutare chi subisce a chiedere aiuto a qualche persona adulta di fiducia (scoraggiare la solidarietà con il bullo).

manuale-bullismo1-2Ci sono degli accorgimenti utili e importanti per prevenire: migliorare l’informazione e la formazione di educatori, insegnanti e genitori circa il tema del bullismo; creare una rete di comunicazione che rafforzi e faccia da cuscinetto per salvaguardare i diritti dei più piccoli. Il compito degli insegnanti ed educatori, in particolare, è quello di intervenire precocemente finché permangono le condizioni per modificare gli atteggiamenti inadeguati. Per migliorare la collaborazione con le famiglie è importante che si spieghi anche ai genitori che i loro figli possono assumere diversi atteggiamenti a seconda degli ambienti in cui si trovano.

Questo è utile per prevenire la sorpresa delle famiglie nello scoprire modalità di comportamento differenti a casa e a scuola. Gli adulti di riferimento così possono avere strumenti per affrontare e prevenire il problema, per quanto arduo sia il compito! Sarebbe bello e utile che essi sappiano coniugare amore e regole, in modo da far valere la propria autorità in maniera armoniosa. Se da una parte è indispensabile elargire una regola sociale è anche importante creare affetto e fiducia; ascoltare desideri, necessità e bisogni dei più piccoli, perché persone con pensieri ed emozioni importanti. Sentendosi amati, protetti e accettati bambini e ragazzi probabilmente non incorrono nel silenzio (la vittima) o in atti digrignanti e umilianti per farsi valere e riconoscere (il bullo).

Il messaggio che passa insegna il saper riconoscere e comunicare emozioni, pensieri e fatti accaduti che preoccupano, saper chiedere aiuto e difendersi in modo adeguato, senza vendetta; saper sviluppare capacità di problem solving, accettare l’altro in quanto completamento e miglioramento di se stessi; comprendere che confrontarsi è indispensabile e utile, ma che è possibile farlo in modo adeguato e arricchente.

È incoraggiante leggere la testimonianza di questo ragazzo che vittima di soprusi ha avuto la forza di denunciare l’accaduto e dal silenzio delle prevaricazioni è emersa la sua voce che lo ha aiutato, lo ha fatto risalire e gli ha ridato serenità e sorriso: “Sono sempre stato al centro di prepotenze, se così si possono chiamare. Probabilmente ispiravo violenza, calci, pugni, spesso per giocare, ma non sempre. Ormai, grazie alla mia crescita, nessuno si azzarda più a farmi niente perché le persone si sono accorte che non accetto più ingiustizie, né fatte a me né agli altri “ (A. 16 anni).

Denunciare è un passo difficile, fa paura, ma è fondamentale e indispensabile; l’intento è soprattutto di riuscire a prevenire atti discriminatori e crudeli. L’età infantile e adolescenziale è delicata, per tutte le sfaccettature che ne emergono, ma è anche tanto bella: bambini e ragazzi dovrebbero sognare, desiderare e avere fiducia nel loro futuro, sperimentare che stare con gli amici è fonte inesauribile di energia per la vita. Ogni ragazzo ha il diritto di vivere bene la sua età, di sentirsi al sicuro in famiglia, a scuola e nei centri di ritrovo, per crescere, esplorare e sperimentarsi.

Ecco alcuni consigli utili per chi è vittima di bullismo o assiste a scene discriminanti:

  • Se subisci prepotenze o atti di bullismo, parlane con un amico o con un adulto. Ricorda che le cose non cambieranno fino a che tu non racconterai ciò che succede
  • A scuola durante gli intervalli, quando siete in tanti nello stesso spazio, cerca di stare in una zona tranquilla e sicura (vicino ad un  qualche adulto, a compagni che ti proteggono).
  • Se vieni picchiato/a o ti fanno male dillo subito ad un bidello o ad un insegnante e chiedi che scriva quello che è successo.
  • Il bullismo fa stare molto male e se senti che non ce la fai ad affrontare e risolvere la situazione può essere utile che ne parli anche con il tuo medico o con uno psicologo (se a scuola ce n'è uno).
  • Sull'autobus scolastico cerca di sederti vicino all'autista o, se usi un autobus di linea, siediti vicino a qualche adulto.
  • Se ti capita di vedere che qualcun altro nella tua scuola subisce prepotenze devi parlarne con un adulto.
  • Quando qualcuno in chat comincia ad offenderti, non reagire in modo aggressivo: lascia la conversazione e non rispondere ai messaggi del cyber-bullo; cambia indirizzo e-mail; conserva le registrazioni delle conversazioni o le e-mail contenenti gli insulti o le minacce.

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