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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Bullone, ergastoli ma non per lui

BRINDISI – Ergastolo per i tre gregari del gruppo di fuoco, 27 anni per il pentito brindisino ed ex superkiller Vito Di Emidio, detto Bullone, almeno venti omicidi confessati, ma in questo processo imputato per le uccisioni di Giuliano Maglie, eliminato in Montenegro presumibilmente il 25 giugno del 1999, e di Leonzio Casale e Giacomo Roselli, affiliati ad un rivale, uccisi dopo essere stati torturati, nel 1996.

BRINDISI – Ergastolo per i tre gregari del gruppo di fuoco, 27 anni per il pentito brindisino ed ex superkiller Vito Di Emidio, detto Bullone, almeno venti omicidi confessati, ma in questo processo imputato per le uccisioni di Giuliano Maglie, eliminato in Montenegro presumibilmente il 25 giugno del 1999, e di Leonzio Casale e Giacomo Roselli, affiliati ad un rivale, uccisi dopo essere stati torturati, nel 1996.

Si è concluso così il processo di primo grado davanti alla Corte d’Assise di Brindisi, legato ad alcuni dei delitti di Vito Di Emidio commessi nella sua città. Carcere a vita per il cognato Giuseppe Tedesco, che ha gridato a lungo la propria innocenza sostenuto dalla moglie Angela, sorella del pentito. Ma i giudici togato e la giuria popolare hanno ritenuto valide le prove contro di lui. I resti di Maglie – l’attribuzione è praticamente certa dopo esami antropometrici e test del Dna – furono scoperti sotto la cuccia del cane nell’abitazione occupata da Tedesco in Montenegro a Bar, il 18 maggio 2003.

Secondo le ricostruzioni accusatorie, Maglie si era allontanato da Brindisi, come facevano in molti allora, per stabilirsi in una terra praticamente franca per malavitosi ricercati o meno. Di Emidio ha raccontato che il 29enne brindisino si era presentato a lui chiedendogli di entrare nel giro del contrabbando di sigarette, ma Bullone temeva invece che lo avesse spedito da lui Tonino Luperti, per vendicare la morte del fratello Salvatore. E diede ordine al cognato di farlo fuori. Sentenza eseguita, aveva confermato il pentito in sede di interrogatorio da parte della Dda di Lecce.

Poi, in aula, per alcune udienze Di Emidio è stato colto da improvvisa amnesia riguardo il ruolo del cognato, ed è stato il pm Alberto Santacatterina assieme al collega Milto De Nozza a fargli riacquistare la memoria. Comportamento tuttavia biasimevole, quello del pentito, tanto che la pubblica accusa aveva chiesto l’ergastolo anche per lui (pena in sentenza, invece, 27 anni).

All’ergastolo sono stati condannati anche Pasquale Orlando e Daniele Giglio, i quali secondo l’accusa e la sentenza di primo grado emessa oggi, assieme a Giuseppe Tedesco il 7 maggio del 1996 attirarono in trappola e uccisero Roselli e Casale.  Entrambi hanno affermato in udienza di non aver mai ucciso per Bullone, ma di aver solo partecipato a rapine e ad altre azioni criminose, ma giammai ad omicidi su commissione o comunque ad eliminazione fisica di alcuno. Però anche in questo caso l’attendibilità del pentito ha avuto il sopravvento sulle tesi difensive.

Assolto, per passare alle figure minori del processo, Cosimo D’Alema che gli investigatori e la Dda ritenevano invece autore di un tentativo di eliminazione di Pasquale Orlando. Infine cinque anni a Marcello Laneve e quattro a Cosimo Poci. Su Orlando si era anche detto che era stato la gola profonda che indirizzò i carabinieri sulla pista di Bullone, catturato il 28 maggio del 2001 dai carabinieri di Brindisi dopo un inseguimento. Ma non vi è stata mai prova di ciò, quindi di una eventuale vendetta di Di Emidio nell’accusarlo del duplice omicidio di Roselli e Casale. Tedesco, Giglio e Orlando furono arrestati dai carabinieri del Reparto operativo di Brindisi il 12 maggio del 2008.

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