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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

"Casa D'Ignazio non è un santuario"

BRINDISI - Le apparizioni della Madonna in contrada Santa Teresa e il nuovo mistico Mario D'Ignazio? Chi vuol crederci faccia pure, anche l'atteggiamento della Chiesa è come sempre di grande prudenza, ma una cosa è certa: l'intera "liturgia" fatta in casa, le comunicazioni attorno ai presunti fenomeni, gli atteggiamenti e le iniziative, non hanno alcun valore ed alcun imprimatur ecclesiale. E la casa di Mario D'Ignazio non è un santuario. Questa la sintesi del messaggio affidato dall'arcivescovo monsignor Rocco Talucci ai parroci della diocesi di Brindisi e Ostuni. BrindisiReport.it non si mai occupato della vicenda, ma pubblica l'intero testo della lettera partita dalla Curia.

BRINDISI - Le apparizioni della Madonna in contrada Santa Teresa e il nuovo mistico Mario D'Ignazio? Chi vuol crederci faccia pure, anche l'atteggiamento della Chiesa è come sempre di grande prudenza, ma una cosa è certa: l'intera "liturgia" fatta in casa, le comunicazioni attorno ai presunti fenomeni, gli atteggiamenti e le iniziative, non hanno alcun valore ed alcun imprimatur ecclesiale. E la casa di Mario D'Ignazio non è un santuario. Questa la sintesi del messaggio affidato dall'arcivescovo monsignor Rocco Talucci ai parroci della diocesi di Brindisi e Ostuni. BrindisiReport.it non si mai occupato della vicenda, ma pubblica l'intero testo della lettera partita dalla Curia.

In riferimento al fenomeno delle presunte apparizioni della Vergine Maria al giovane brindisino Mario D’Ignazio, nei giorni scorsi S.E. l’Arcivescovo, Mons. Rocco Talucci, ha consegnato ai Sacerdoti della Diocesi alcuni orientamenti. Nel documento, analizzando il fenomeno “ancora aperto e di cui il giovane Mario si assume la responsabilità”, Mons. Talucci ha precisato come non vi sia “Nulla da dire sulla bontà dei messaggi che la Madre celeste indirizzerebbe ai suoi figli”, ma questi, “pur stimolanti alla conversione per l’affermazione del Regno di Dio sulla terra, a volte diventano contradditori nelle forme in cui si manifestano”.

“Confermando l’invito a coltivare prudenza nella lettura dei fatti, riflessione silenziosa ed ecclesiale nell’accoglienza dei messaggi, attesa e umiltà nella formulazione delle scelte operative”, l’Arcivescovo evidenzia alcune note di comportamento che impegnano tutti. E, in particolare: “Il fenomeno «apparizioni» sembra appartenere al solo «veggente» e non alla Chiesa, a cui è affidato il «deposito» della fede. Se il giovane, destinatario di «rivelazioni», con il pretesto di obbedire alla Beata Vergine e a Dio, non sente il dovere di rapportarsi alla Chiesa, all’Arcivescovo, è libero di farlo, ma questo non è modo ecclesiale.

Se vuole organizzare manifestazioni religiose nella campagna di sua proprietà, lo fa per sua libertà personale e familiare, ma non è forma ecclesiale. Se vuole servirsi dei mezzi di comunicazione per propagandare i vari fenomeni, di cui si prende atto solo sulla sua parola, e accogliere inviti per recarsi in diversi luoghi a parlare del fenomeno, se ne assume la responsabilità, ma non è secondo consuetudine ecclesiale”.

Nel messaggio affidato ai sacerdoti, Mons. Talucci afferma ancora: “È arbitrario, quindi non ecclesiale: considerare santuario la propria campagna, elevandola a luogo di processione; esporre a venerazione una statua confezionata secondo la propria visione; fregiarla di un titolo specifico; pubblicare immaginette mariane; formulare preghiere senza l’imprimatur, cioè senza l’approvazione ecclesiastica; esporre cartelli indicanti un particolare giardino; distribuire segni devozionali come a pellegrini verso un santuario”.

E ancora: “Non appaiono autentici taluni messaggi rivolti a persone singole impegnandole a seguire forme particolari di adesione. Non è delicato parlare pubblicamente della consegna di un messaggio al Vescovo. Appare strano che la diffusione di un messaggio, molto forte, nei confronti dei sacerdoti, venga ritenuto prima segreto, e poi reso pubblico senza presentarlo prima all’Arcivescovo. Crea perplessità, non il dolore della Madonna, ma il suo linguaggio duro, mai usato e per niente misericordioso verso i sacerdoti di cui è Madre.

Sorprende la irascibilità dei familiari del giovane verso coloro che dimostrano di non credere al presunto fenomeno. Sembra che si dia più cura e importanza all'accoglienza di pellegrinaggi, alla diffusione di interventi su giornali e riviste, su emittenti televisive e siti o a testimonianze dirette, che non ad un cammino di fede di livello veramente ecclesiale”.

E infine: “Non risultano secondo verità alcune sue dichiarazioni rilasciate sulla vicenda del Seminario e sulla vita vocazionale. Non è comprensibile, sia la "delusione” del giovane D'Ignazio, espressa nei confronti dell’Arcivescovo per le posizioni che coltiva, sia la sospensione di qualunque incontro con Lui”.

Nel documento, Mons. Talucci si rivolge direttamente ai Sacerdoti raccomandando loro di “orientare i fedeli alla normale vita di fede e di preghiera”; “far cogliere il messaggio di Maria che, nel Vangelo e nella Chiesa, esprime il suo amore materno e invita alla conversione e alla santità”; “educare alla certezza della fede senza affidarsi alle novità”.

E infine l’esortazione ai fedeli, ai quali “pur considerando la libertà di ognuno di seguire, verificare, sperimentare situazioni nuove, che possono sembrare significative per la propria vita”, viene raccomandato di “pregare il Signore perché ci faccia conoscere la verità di fondo sottesa a queste manifestazioni”; se da questa esperienza dovesse sorgere uno stimolo alla fede “rinnovare la propria vita, nella testimonianza e nella esperienza sacramentale, vissute nelle proprie comunità parrocchiali”; di “non parlare di pellegrinaggio perché questo suppone come meta un santuario riconosciuto dalla Chiesa”; di “non legarsi ad effetti «eclatanti», a volte strani e contraddittori, che non appartengono alla prassi normale della fede e possono ingannare i più deboli e i più bisognosi”; di “comprendere la prudenza della Chiesa, e non incrementare la reazione legata forse a pretese personali”.

Con una importante sottolineatura: “i momenti di preghiera nella contrada Santa Teresa non suppliscono le celebrazioni religiose nella propria chiesa”. Il Documento si chiude con l’assicurazione che “La Chiesa diocesana segue e seguirà con attenzione l’evoluzione del fatto per scoprire la volontà di Dio senza anticipi e senza pretese”.

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