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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Chiusura tribunali, referendum possibile

BARI - Il consiglio regionale pugliese, per evitare la chiusura di 220 sedi distaccate di uffici giudiziari, potrebbe promuovere un referendum abrogativo delle norme nazionali.

BARI - Il consiglio regionale pugliese, per evitare la chiusura di 220 sedi distaccate di uffici giudiziari minori nei territori provinciali, tra cui naturalmente alcune sedi pugliesi, sta intraprendendo il cammino verso un referendum abrogativo delle norme nazionali.

Acquaviva, Altamura, Bitonto, Monopoli, Putignano, Rutigliano, Barletta, Canosa, Cerignola, Molfetta, Ruvo, Fasano, Francavilla Fontana, Mesagne, Ostuni, Manfredonia, Sansevero, Trinitapoli, Lucera, Apricena, Rodi Garganico, Campi Salentina, Casarano, Galatina, Gallipoli, Maglie, Nardò, Tricase, Ginosa, Grottaglie, Manduria, Martina Franca, sono le sedi pugliesi dei tribunali a rischio.

Il termine a disposizione dei consigli regionali italiani, i quali devono essere almeno cinque, affinché si possa proporre alla cassazione una consultazione referendaria nazionale, scade il 30 settembre 2013. Il parlamento pugliese, entro tale data, dovrà presentare l’iniziativa referendaria, con i due ordini del giorno che mirano ad un intervento dell’intero consiglio regionale contro “l’illogica e dannosa chiusura indiscriminata” delle sezioni distaccate dei tribunali e a favore di una riforma più attenta alla geografia giudiziaria italiana.

Così il presidente Onofrio Introna assicura “Sono certo che alla ripresa dei lavori consiliari, a settembre, l’ufficio di presidenza vorrà proporre alla nostra assemblea l’approvazione dell’iniziativa unitaria avviata dai parlamenti regionali, contro la soppressione di presidi giudiziari che assicurano un impegno insostituibile in aree del territorio regionale periferiche rispetto alle sedi dei tribunali provinciali”.

Come fa notare il presidente la cancellazione degli uffici giudiziari distaccati è stata stabilita dal governo Monti, in un ottica di spending review, ma oggi va riconsiderata o abrogata, perché comporterebbe pesanti aggravi di costi agli operatori ed ai cittadini, oltre a forti disagi per gli spostamenti necessari a raggiungere le poche sedi che resterebbero attive nel territorio. Non sembra chiaro il meccanismo di risparmio economico per lo Stato se a farne le spese sarà la comunità.

Introna insiste nell’ avere risposte da Roma perché la chiusura di queste sedi potrebbe allungare i processi e vanificare le attività investigative e delle procure, in contraddizione con l’apprezzabile impegno che vedono magistratura, armi e corpi dello stato, impegnati in una dura lotta per contrastare il riemergere di fenomeni di criminalità organizzata, come sta accadendo in maniera sempre più preoccupante a Lizzano e Cellino San Marco,e nel Gargano.

Senza dimenticare la carenza del personale, in divisa e non, carenza che sollecitano un impegno allo stremo degli operatori, soprattutto nel periodo estivo durante le ferie legittime.

 

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