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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Città bella e irriconoscibile

BRINDISI - Il vate ha dormito la prima notte felice, dalla sua location privilegiata, il balconcino che dà sulla scalinata che porta proprio il suo nome, da cui si scorgeva il riflesso delle luci sul porto e le barche schierate, ansiose di partire per Corfù.

BRINDISI - Il vate ha dormito la prima notte felice, dalla sua location privilegiata, il balconcino che dà sulla scalinata che porta proprio il suo nome, da cui si scorgeva il riflesso delle luci sul porto e le barche schierate, ansiose di partire per Corfù. Una scena così bella Virgilio non se la godeva da secoli, se non per il solito appuntamento con i fuochi di San Teodoro. Brindisi bella, Brindisi meravigliosa tanto da non sembrare Brindisi.

I quattro giorni di Negroamaro hanno impartito una lezione a chi la amministra, a chi la vive quotidianamente, a chi proprio non riesce a capirla, a chi la bistratta, a chi ne ignora i tesori nascosti in ogni scorcio del centro. E’ un po’ come quando hai preso un 9 alla versione di latino, tu che avevi l’abbonamento al 4. Ce la puoi fare, ce l’hai fatta una volta e da quel momento in poi dovrai farcela sempre.

Ieri sera la scalinata Virgilio, si chiama proprio così e non ‘scalinata delle Colonne romane’ come volgarmente ed erroneamente viene indicata, era strapiena di gente che ballava. Uno sguardo verso l’alto dal lungomare Regina Margherita e ti mancava il fiato. Uno sguardo verso il mare, tutti gli alberi delle barche in fila ad attendere il via della regata, la Brindisi – Corfù,, e l’apnea si prolungava fino a farti girare la testa. Brindisi è bella, tra un piatto di spaghetti di grano arso e due pomodorini, una frisella, o una porzione di formaggi dop. Brindisi è bella, anche senza bisogno di filtrarla attraverso il vetro di un calice di vino, che sia Negroamaro, Primitivo o Malvasia.

Brindisi è bella da togliere il fiato anche alle tre del pomeriggio, se ti siedi su una panchina del porto e la osservi bruciare sotto il sole. Da Sant’Apollinare, dove non si può entrare liberamente, se non nelle grandi occasioni. Il prospetto delle case che si affacciano sul porto, colori diversi come a Portofino, e la colonna romana che ti ricorda che la storia si è fatta qui come a Roma, a Taranto e nella Grecia antica. Brindisi è un pugno nello stomaco se ti siedi ai tavolini di plastica da “Guidone”, il camioncino in via Vespucci. Il porto lo vedi da un’altra angolazione, e ti spiace che il castello di terra non sia lì per farci i concerti, le mostre e le serate.

Brindisi è suggestiva dalla diga, sulla colmata che divide il molo dal castello di mare. C’è un faro che sta cadendo a pezzi. E perfino il Petrolchimico che si vede sullo sfondo sembra Manhattan.

Sono riflessioni ad alta voce, riflessioni di chi è nato altrove e a Brindisi ci è capitato per caso e ha dovuto (e per fortuna continua) raccontarla, in tutte le sue brutture, nelle sfaccettature più desolanti, amare, i risvolti criminali e certi paradossi dovuti ad esasperazioni della povertà. Le case parcheggio, le case sfondate e occupate. Il mare dei poveri che fino a qualche tempo fa era ricoperto da tetti d’amianto. Il mare dei ricchi che confiscato. Le servitù militari, e i musei che rischiano di chiudere perché non ci sono soldi.

E’ stato così facile. Cibo di qualità, vino buono e un po’ di musica. E’ bastato davvero poco perché Brindisi si mostrasse, semplicemente, per quella che è davvero. Il commento più frequente? “Non sembrava lei”. E’ invece, è ora che i brindisini se ne facciano una ragione e se la riprendano: Brindisi è proprio così, magnetica. Ci arrivi un giorno e finisce che te ne innamori. Evviva il nettare degli dei.

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