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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

La solitudine del sindaco, il segnale mai inviato e il disorientamento della città

I cittadini che sono sinceramente interessati alle sorti della città sono disorientati. Non capitava da molti anni che un sindaco fosse oggetto a Brindisi di un atto intimidatorio come quello attuato nella trascorsa tarda serata ai danni di Mimmo Consales

BRINDISI – I cittadini che sono sinceramente interessati alle sorti della città sono disorientati. Non capitava da molti anni che un sindaco fosse oggetto a Brindisi di un atto intimidatorio come quello attuato nella trascorsa tarda serata ai danni di Mimmo Consales, il quale si è sfogato affermando di essere stato sempre solo nell’affrontare le questioni maggiormente a rischio. Consales, che a sua volta impersonifica una delle tante tessere di questo mosaico di tensioni, ha indicato indirettamente la macroscopica anomalia di questa città, dove gestire le problematiche del settore dei servizi essenziali espone a stress, scontri, minacce, pressioni di ogni genere.

Il segno chiaro che le piaghe della città non sono state risanate è che il virus diffuso per oltre trent’anni dall’economia contrabbandiera è mutato dopo il 2000, ed è divenuto endemico, e che – cosa peggiore di tutte – questa infezione non solo non è stata curata, ma è stata propagata da una parte della politica locale a settori importanti per il funzionamento della vita cittadina. Anche Domenico Mennitti è stato bersaglio di accuse di ogni genere, di qualche scritta e striscione offensivo (ma mai di episodi più gravi) solo perché aveva deciso di impedire che un certo genere di iniziative e richieste varcassero la soglia del palazzo di città.

Per farlo, gli autori di alcune di queste “proteste” hanno dovuto occupare la sala consiliare, ma non sono mai riusciti a obbligare il sindaco ad accettare logiche che pubblicamente aveva dichiarato di non condividere. Del resto, per Mennitti la questione della legalità a Brindisi come questione sociale era tale da richiedere dei tempi di abbattimento di almeno vent’anni, poi si sarebbe potuto parlare di rientro nella normalità. Anche lui era solo, o quasi, va ricordato, perché doveva fare i conti ogni giorno con la fluttuante massa del trasformismo politico locale, che condizionava anche la sua maggioranza. Ma aveva scelto un caposaldo: l’applicazione della legge, che non va tirata da una parte e dall’altra come la classica coperta corta.

Non interessa in questo momento approfondire per capire se il sindaco che ha preceduto Mimmo Consales sia riuscito ad avviare questo percorso. Conta la scelta, ed in effetti il tema centrale della legalità a Brindisi non è forse quello? L’applicazione della legge nella gestione degli impianti e delle emissioni industriali, l’applicazione della legge nei concorsi pubblici, l’applicazione della legge nell’assegnazione degli alloggi popolari, nel funzionamento dei servizi essenziali (dalla gestione dei rifiuti alla manutenzione e la cura del bene comune), della pubblica amministrazione, degli appalti. Qualcuno ha accusato Mennitti di fuga di fronte ai problemi. In realtà lui chiudeva la porta in faccia ad alcune manifestazioni di pressione, che non accettava.

Mimmo Consales invece le porte le ha aperte ed ha predicato il metodo opposto: parlare con tutti sempre, prendere impegni. A volte ha dato l’impressione di cavalcare la tigre, altre di ottenere come risultato la crescita del contenzioso del Comune (vedi nota dei sindaci revisori e replica del sindaco), altre di privilegiare eccessivamente lo strumento dell’ordinanza, ma in alcuni casi, come quello di Multiservizi, ha portato quasi personalmente la sfida ad alcune situazioni di privilegio stratificatesi nella società in house (che in fondo sono le stesse che si è trovata di fronte Monteco nel servizio di igiene urbana, ma qui a rimanere sola è stata l’azienda). Non a caso chi investiga sull’attentato non mancherà di prendere in considerazione queste piste.

Si potrebbe semplificare al massimo, e dire che tutto questo è avvenuto in una città dove la situazione è molto ben raffigurata dai processi e dalle indagini in corso (truffe alle assicurazioni, appalti truccati, enti pubblici utilizzati come bancomat, affidamenti clientelari), e dal grosso traffico in uscita di giovani laureati e non solo, molto spesso con biglietti di sola andata, e dall’export di rapinatori (che invece tornano). Bisogna invece aggiungere anche che tutto ciò pesa sulla città normale, che lavora e vuole crescere. A questa città Consales avrebbe dovuto inviare un segnale preciso. Che non c’è stato. E questo indebolisce il suo ruolo e la sua figura, pur nella presunzione di innocenza che va riconosciuta ad egli e a chiunque.

E’ duro, in questo momento in cui il sindaco è umanamente provato, ricordare che Consales ha deciso di restare al suo posto malgrado le indagini a suo carico, una delle quali è sfociata nel processo che comincerà il 7 novembre, venerdì prossimo, per la vicenda degli affidamenti alla News Sas e per i pagamenti in contanti di un suo debito con Equitalia, con imputazioni gravi. Il sindaco ha deciso di restare al suo posto, ha detto che se ne andrà solo se sarà condannato in primo grado, e il suo partito, il Pd di Brindisi, ha appoggiato questa scelta.

Ecco perché di fronte all’attentato al sindaco una parte della città è disorientata, e si chiede a che punto si sia arrivati, a Brindisi, in cosa consista la solitudine del sindaco (disinteresse delle altre istituzioni, disinteresse all’interno della sua stessa giunta, e sarebbe grave, anzi gravissimo), e cosa potrà accadere ancora superato tale limite. Una risposta potrà giungere dalle indagini, che certamente saranno accuratamente condotte dai militari dell'Arma e dalla procura di Brindisi.

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