rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Complici, movente: nessuna risposta"

BRINDISI - Ecco, di nuovo, l’ormai nota sequela di dubbi insoluti, il catalogo di lacune che il processo al bombarolo di Copertino, giunto alle sue battute finali, non è riuscito a chiarire. S’è dovuto attendere cosa avesse da dire il legale della prima vittima della furia stragista di Vantaggiato.

BRINDISI - Ecco, di nuovo, l’ormai nota sequela di dubbi insoluti, il catalogo di lacune che il processo al bombarolo di Copertino, giunto alle sue battute finali, non è riuscito a chiarire. S’è dovuto attendere cosa avesse da dire il legale della prima vittima della furia stragista di Giovanni Vantaggiato, l’avvocato Raffaele Missere che assiste per l’appunto Cosimo Parato quale parte civile, perché il cumulo di punti interrogativi venisse chiaramente alla luce.

Sono cose che Missere ha già detto decine di volte. Che Parato, anche, nelle poche uscite pubbliche, ha dichiarato laconicamente alla stampa. Sono questioni che Brindisireport.it, senza lasciarsi influenzare da alcuno, ha sempre affrontato senza alcun timore di prendere posizione, perché ci sono situazioni in cui si ha il dovere di lasciar parlare i fatti, ma altre circostanze in cui è forse giusto offrire a chi legge una chiave di lettura. Senza per questo pretendere d’essere condivisi.

Quali sono i punti. Primo: il movente. Secondo: i complici. Terzo: l’aggravante della finalità terroristica. Ed ecco cosa ha detto l’avvocato Missere, in sintesi, rispetto a tutti e tre i nodi principali della Vantaggiato story. Sul movente, c’è da dire che Parato non ha mai truffato Vantaggiato. E alla fine Vantaggiato, nel corso dell’interrogatorio reso poco prima della chiusura delle indagini e dell’unificazione dei due procedimenti, quello sulla strage davanti alla Morvillo e l’altro sul precedente di Torre Santa Susanna, lo aveva pure ammesso agli inquirenti.

Le truffe, ha spiegato l’avvocato, quei due le facevano insieme: allo Stato. A Missere ricordare e sottolineare questo particolare serve per riscattare la figura di Parato, troppo spesso “additato” - sono parole del legale - come il movente spirituale dei terribili fatti di Brindisi. A tutto il resto del mondo ciò è utile a comprendere che la truffa con assegni scoperti, citata fino allo sfinimento, non è la ragione per cui Giovanni Vantaggiato ha posizionato la bici-bomba, il 24 febbraio 2008 a Torre Santa Susanna, e i tre ordigni ‘micidiali’ davanti ai cancelli di una scuola frequentata da studentesse, poi, quattro anni dopo.

E allora qual è il movente? La necessità di zittire Parato, dice l’avvocato, in quella gelida ma assolata domenica del 2008. “Il movente è la ‘robba’ – dice Missere – Vantaggiato ha tentato di far tacere la voce che poteva distruggere il suo impero. Vuole uccidere Parato, perché Parato deve tacere. Prima della bomba è andata da lui la Guardia di Finanza, e lui è andato da Parato per convincerlo a realizzare quel percorso di carte che giustifichino certi movimenti.

“Parato non ha la possibilità di completare il giro dei libretti Uma falsificati, quindi Parato deve morire. Un mese dopo l’attentato, la denuncia per truffa”. E dopo? Se Vantaggiato è perfettamente consapevole che non è stato truffato, qual è la ragione di tanto livore contro i sistema? Perché prendersela con un capannello di innocenti che stanno per varcare la soglia di un istituto noto allo stragista, perché lì ha consegnato centinaia di volte il gasolio della propria azienda?

Se la truffa non c’è, quindi, se la truffa non è questione inerente a questo processo, per quale ragione, allora è citata nel capo di imputazione? Perché non è stato modificato? Perché non si è approfondito oltre, a caccia di prove che andassero, come si suol dire, oltre ogni ragionevole dubbio?

I complici. "Parato Cosimo è una parte civile di serie B" dice Missere. “Si è contestato un 110, un concorso con altri in un processo in cui si sta parlando di vite che sono state dilaniate. Non è morta solo una ragazza, ce ne sono dieci che porteranno i segni per una vita intera”.

“E noi in questo processo – prosegue Missere - il luogo in cui si raggiunge la verità, abbiamo mai, dopo i silenzi della moglie di Vantaggiato, le bugie dell'autista, fatto uno sforzo, c’è stato un intervento di voi giudici, volto a verificare se esiste un concorso. L'unico teste che poteva stabilire se quella signora addolorata che è venuta da voi, coprendosi il volto, e schermendosi quasi avesse paura, non è stato ascoltato. Vi dico che Giuseppina Marchello era complice di Vantaggiato, andava con Vantaggiato a minacciare Parato”. E anche l’autista, Gianni Chiriatti, se non complice, ha nascosto più di qualche verità.

Infine il terrorismo. "Questo, per il mio assistito – va avanti Missere - e stando ai capi di imputazione del mio assistito, è un processo incompiuto. I fatti accaduti a Torre non andavano riuniti al processo per la strage. Oggi sono confortato in ciò che la procura della Repubblica di Lecce ha detto: non c'è continuazione, non c'è terrorismo per i fatti accaduti a Torre Santa Susanna, resterebbe solo una rapportabilità in termini meramente soggettivi dei due fatti. Queste conclusioni sicuramente sono in contrasto logico con gli atti iniziali della pubblica accusa che portarono alla riunione. Per altro, non è stata quantificata la pena per i fatti di Torre. Come farete voi se qualora si dovesse assolvere per il reato di strage a quantificare la pena? Non c'è richiesta di condanna per i fatti di cui è rimasto vittima Parato Cosimo”.

"Noi vogliamo dimostrare - ha concluso ribadendo la richiesta di ascoltare Parato come teste - che quel movente non c'è, Parato è una persona che ha commesso sì un fatto illecito, ma insieme a Vantaggiato. Parato ha diritto alla reputazione morale che spetta a una vittima e non un carnefice". Missere ha infine chiesto la condanna di Vantaggiato alla pena di giustizia, di chiarire in termini di motivazione se non c'è continuazione, di stabilire la pena per i reati di cui è rimasto vittima Parato.

Nessuna aggravante, dunque. O meglio, se c’è, allora va estesa all’intero pacchetto di contestazioni. Il terrore ci fu senz’altro. A Brindisi come a Torre Santa Susanna. Si pensò alla mafia, prima che al terrorismo, a Brindisi come a Torre Santa Susanna. Si andò a perquisire l’abitazione di Franco Freda, terrorista nero, al Casale. L’intelligence investigativa andò a spulciare tutta l’attività e la produzione letteraria dei gruppi anarchici. Perfino le Brigate rosse. Ma non c’entravano nulla. Poi si scoprì che quell’overdose di dolore era il frutto di un’azione folle, seppur lucida, di un esaltato. Uno che gode quando sente tuonare le sue creazioni esplosive.

Uno che potrebbe essere paragonabile a quelli che vanno a sparare davanti a palazzo Chigi quando il governo sta giurando, o a far esplodere un ordigno davanti a una sede di Equitalia, perché incazzato nero per un debito che non riesce a pagare. E giornali nazionali, così tanto sviolinati nel corso del giudizio, presero a girare pagina fino ad allentare la tensione mediatica che è nuovamente cresciuta solo quando si è pronunciata la parola ergastolo.

Parato aveva qualcosa da dire. “Ha avuto un comportamento ingiustificabile” ha spiegato alla Corte d’Assise, Missere. “Si è sottratto perché si è sentito coinvolto non da persona offesa, ma da carnefice”. Ma “c’era qualcosa di importante da acquisire” nel suo bagaglio di informazioni. Del resto fu lui nel 2008 a fare il nome di Vantaggiato. Non fu creduto. “Quanti altri Vantaggiato ci sono in giro?”. La domanda è lecita, non c’è nessuno in grado di rispondere e fa rabbrividire.

Per il resto l’udienza odierna, dovrebbe essere la penultima, salvo colpi di scena, è stata scandita dalle varie richieste delle parti civili che hanno tutto l’interesse a dimostrare la sussistenza della finalità terroristica, ai fini del riconoscimento del danno, oltre che dell’accesso per le vittime al fondo di solidarietà previsto in casi di terrorismo.

Ha parlato l’avvocato Rosanna Saracino, per Selena Greco: "Selena ha visto spezzata la sua adolescenza. Vive il senso di colpa di non aver potuto fare nulla, la sindrome del sopravvissuto". "Per me la scuola è finita quel giorno", ha proseguito, citando proprio il diario di Selena. Il diario di Selena, “I giorni dopo il tramonto” è stato acquisito agli atti.

Quindi è toccato all’avvocato Massimo Manfreda, per il Comune di Brindisi: "Scene come Tel Aviv, l'eversione totale. E' stato arrecato grave danno al Paese, atti compiuti allo scopo di intimidire la popolazione - ha detto citando l'articolo del codice penale sulla finalità terroristica - sono le parole riferite dal sindaco Mimmo Consales durante la deposizione. E' un atto eversivo, i genitori avevano paura di mandare i ragazzi a scuola.

Nessuno ha quantificato la richiesta risarcitoria, all’infuori dell’avvocato Marcello Falcone per la Regione Puglia che ha chiesto danni per 200 mila euro, ossia quanto la Regione ha anticipato alle ragazze mesagnesi ferite. Ha poi specificato, Falcone, che devolverà il proprio compenso a scopi sociali, come del resto faranno in tanti. Poi l’avvocato Andrea Martina, per le due sorelle Capodieci, Vanessa e Veronica, che restò a lungo in bilico tra la vita e la morte: due milioni di euro, la cifra invocata come ristoro delle conseguenze subite. Cicatrici incancellabili. E quindi l’avvocato Pasquale Annicchiarico, per la Provincia di Brindisi.

Si ritorna in aula il 18 giugno per l’arringa del difensore dell’imputato reo confesso. Se non vi saranno repliche dell’accusa, sostenuta oggi dal pm Guglielmo Cataldi, subito dopo la Corte si riunirà in camera di consiglio e la sentenza potrebbe arrivare in giornata. L’accusa ha chiesto l’ergastolo con isolamento diurno per tre anni, senza la continuazione tra i fatti del 2008 e quelli del 2012 e la confisca di tutti i beni del bombarolo.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Complici, movente: nessuna risposta"

BrindisiReport è in caricamento