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Cronaca

Complicità con i narcos: 18 agenti e doganieri arrestati a Durazzo

La Procura per i Crimini Gravi albanese (equiparabile alle nostre Dda) ha disposto nel pomeriggio di Pasqua l'arresto di 18 tra poliziotti e doganieri, tra i quali anche il capo della polizia portuale di Durazzo

DURAZZO – La Procura per i Crimini Gravi albanese (equiparabile alle nostre Dda) ha disposto nel pomeriggio di Pasqua l’arresto di 18 tra poliziotti e doganieri, tra i quali anche il capo della polizia portuale di Durazzo, nell’ambito di una indagine nata dal sequestro sulla A4 Milano-Venezia, da parte della Guardia di Finanza, di un Tir con a bordo un carico di 8 tonnellate di marijuana, avvenuto l'8 febbraio scorso. Il conducente macedone del camion, sbarcato ad Ancona, fu arrestato. Il Tir era diretto in Belgio.

Il camion aveva attraversato due frontiere, quella terrestre tra Macedonia e Albania e quella marittima di Durazzo, senza essere sottoposto a controlli. Ma in Italia evidentemente la “fiamme gialle” avevano notizie della spedizione grazie ad attività di intelligence, e attendevano il Tir, che seguirono per centinaia di chilometri dopo lo sbarco. La procura albanese che indaga sul versante di Durazzo ha acquisito elementi probatori invece sui varchi che il grosso carico di marijuana ha trovato lungo la sua rotta balcanica.

Secondo gli inquirenti albanesi, e il procuratore Besim Hajdarmataj , vi sarebbe la complicità palese di alcuni funzionari preposti ai controlli. Si suppone che la marijuana sia stata prima trasferita dalla zona di confezionamento in Albania in Macedonia, attraverso le montagne e a dorso di mulo, per essere poi caricata sul Tir per riattraversare l’Albania sino al porto di Durazzo.  Al valico di Pogradec, il camion attraversò il confine il 4 febbraio, passando da Qafe-Thane senza che fosse effettuata la scansione del carico. Alcune settimane fa erano stati arrestati per ciò quattro poliziotti in servizio a Qafe-Thane.

Al porto di Durazzo, poi, la polizia avrebbe controllato non il carico, ma solo i documenti di viaggio. L’autista e il Tir non risultano peraltro registrati nel sistema elettronico Tims in entrata e neppure in uscita. E dire che in altre occasioni, anche recenti, proprio a Durazzo sono stati fermati altri carichi di droga. Ma c’è stato un caso sospetto anche dopo quello del Tir con 8 tonnellate di marijuana: in Italia a fine marzo e sempre dopo lo sbarco ad Ancora è stato sequestrato dalla Finanza – con arresto del conducente albanese e di altre due persone – un altro carico di 2,2 tonnellate di marijuana nascosto sotto pannelli di cartongesso.

A quel punto, sulla base delle informazioni fornite dalle autorità italiane, la fondata preoccupazione che a Durazzo si fosse determinata una falla anomala nei controlli aveva fatto intervenire anche la procura generale di Tirana, oltre che quella contro i crimini gravi, con la decisione di chiedere al tribunale di Durazzo la custodia in carcere dei funzionari sospettati di concorso in traffico di droga. In un primo momento gli arresti e i nomi delle persone indagate sono stati tenuti segreti, oggi invece la conferma e la divulgazione delle identità.

Si tratta ( fa sapere l’agenzia Durres Lajm) di: Blloshmi Ymer, doganiere; Iliras Malja, doganiere; Maliq Kadilli, agente doganale; Kastriot Topulli, agente doganale; Gezim Dervishi, specialista della Durazzo Port Police; Mexhit Xhixha, specialista, struttura anti-droga, Durazzo Port Police; Roland Meta, specialista, struttura anti-droga, Durazzo Port Police; Agron Kaplan, specialista, struttura anti-droga, Durazzo Port Police; Gentian Selmani, specialista, struttura anti-droga, Durazzo Port Police; Medi Demiri, controllore, Durazzo Port Police; Fatmir Elder, tester, Durazzo Port Police;  Julian Doraci, capo della stazione di polizia  del porto di Durazzo; Edmond Luzi, agente doganale del porto di Durazzo; Vogli Stelle, doganiere a  Vore (Tirana);  Vladimir Ziu, doganiere a Vore (Tirana); Erald Torre, agente doganale, Vore (Tirana);  Behar Sula, controller di input-output, Durazzo Port Police; Nezir Bardhoshi, controller di input-output, Durazzo Port Police.

Ed è già polemica anche politica, con il capo dell’opposizione Lulzim Basha che ha considerato poliziotti e doganieri indagati solo pedine, puntando l’indice contro il ministro degli Interni, Saimir Tahirii, e chiedendo agli inquirenti di andare sino in fondo per individuare i capi dell’organizzazione, coperture e appoggi e le strategie di  ciò che definisce “cospirazione economica” contro l’Albania basata sui capitali illegali del mercato della droga.

L’8 febbraio la Guardia di Finanza, allo sbarco ad Ancona del Tir che ha scatenato l’epurazione al porto di Durazzo, era riuscita a piazzare un dispositivo Gps sul semirimorchio, ed era cominciato così un lungo pedinamento del camion per accertarne destinazione finale e committenti. Grazie ad una staffetta con varie pattuglie, il Tir era stato seguito lungo l’autostrada sino a Bologna, e nel suo proseguimento in direzione di Milano. Tuttavia ad un certo punto il conducente aveva cambiato direzione, imboccando l’A4 per Venezia.

Non solo. Dopo un certo tratto, in un’area di servizio l’uomo, un macedone di 37 anni, aveva sganciato il semirimorchio proseguendo il viaggio presumibilmente verso la frontiera tra Italia e Slovenia e rientrare poi in Albania. Resta da capire se il semirimorchio doveva essere poi preso in consegna con un’altra motrice, o se fosse stato abbandonato perché il conducente si era accorto di essere seguito.

Comunque, nei pressi di Venezia, il camionista fu fermato e arrestato, mentre sul semirimorchio, coperto da pannelli in polistirolo, la Finanza trovò il grosso carico di marijuana. Non resta che vedere quali esiti avrà l’inchiesta degli inquirenti albanesi. 

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