rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Comune, le due avvocatesse ora chiedono 50mila euro di danni

"Progressione di carriera negata: favoriti gli uomini". Le professioniste hanno presentato il conto per le discriminazioni di genere di cui ritengono di essere vittima all'interno del municipio. Fanno causa pure due vigili

BRINDISI – Le avvocatesse di Palazzo di città hanno presentato il conto dei danni per le discriminazioni di genere di cui ritengono di essere vittima all’interno del Comune: chiedono 50mila euro a testa a titolo di ristoro dei danni non patrimoniali.

Il caso. La colpa sarebbe tutta dell’amministrazione cittadina che non consente a Monica Canepa ed Emanuela Guarino, “da anni”, una “progressione di carriera” con conseguente “valorizzazione come figure professionale”, per cui il diritto ad avere un avanzamento all’interno del’Ufficio legale sarebbe “negato”. Mentre l’Ente, dal canto suo, respinge l’accusa e soprattutto ha deciso di costituirsi in giudizio, nominando un avvocato, una donna, Gabriella De Giorgi, scelta dal Foro di Lecce per non creare ulteriori tensioni.

Succede anche questo all’interno del Comune di Brindisi, dove il ricorso promosso davanti al Tribunale, sezione lavoro, è diventato di pubblico dominio dopo l’azione posta in essere da Serenella Molendini, in qualità di consigliera di Pari opportunità alla Regione Puglia, nell’interesse della coppia Canepa-Guarino, la stessa che ha già ottenuto un decreto ingiuntivo per avere il pagamento delle parcelle legate alle cause vinte in nome e per conto del Comune di Brindisi.

Le discriminazioni. Al giudice del Lavoro adesso chiedono prima di tutto di “accertare e dichiarare che la condotta e i comportamenti attuati dall’amministrazione costituisce discriminazione di genere”, poi di “ordinare al Comune, in persona del sindaco, la cessazione del comportamento illegittimo e la rimozione dei suoi effetti pregiudizievoli, nonché l’adozione di un piano” in grado di riportare tutto sulla strada giusta, quella della legalità, quindi chiedono di “condannare l’ente al risarcimento in favore delle due lavoratrici di tutti i danni non patrimoniali conseguenti all’attività discriminatoria e vessatoria posta in essere nei loro confronti dall’Amministrazione, datrice di lavoro”.

Danni quantificati “in via equitativa nella misura di 50mila euro ad ognuna di essa”. In ultimo le consigliere di parità firmatarie del ricorso vorrebbero la condanna per le spese e le competenze, tanto per dirla tutta. Il punto è che sono donne. E Molendini e Zaccaria lo hanno scritto a chiare lettere: “Se gli avvocati Canepa e Guarino fossero stati uomini, l’amministrazione comunale non avrebbe fatto ricorso a una figura dirigenziale esterna”, da qui la discriminazione di genere che troverebbe conferma anche nelle procedure “asseritamente selettive indette dal Comune per la copertura di posti di carattere fiduciario” così come nella circostanza che entrambe sono state escluse dall’Area delle Alte professionalità.

Il Comune. Tutto falso, assolutamente privo di fondamento secondo il Comune, stando a quanto ha fatto sapere l’ufficio Risorse umane, allegando una delibera della giunta che risale al 16 luglio 2013, quella con cui è stata stabilita “la riduzione del numero delle posizioni organizzative da 28 a 22, in coincidenza con la sottoscrizione nel nuovo contratto e con scadenza dei relativi incarichi a un anno dal momento della formale attribuzione agli aventi titolo oltre che ad individuare due Alte professionalità secondo la norma contrattuale di riferimento e il regolamento comunale vigente”.

Sono state riconosciute a un funzionario tecnico architetto in qualità di responsabile del servizio di programmi innovativi per la sostenibilità urbana e del servizio ambiente e a un funzionario tecnico ingegnere in qualità di responsabile dei servizio protezione civile.

“Il ridimensionamento – secondo il Comune - è lungi da operare alcunché di discriminazione o violazione dei principi di pari opportunità è stato valutato e operato dall’Amministrazione in quanto ritenuto come maggiormente aderente all’attuale stato organizzativo che di fatto vede una rimodulazione in riduzione delle risorse umane, alla stregua della legislazione di contenimento della spesa di settore, in linea con i noti principi di finanza pubblica tesa alla cosiddetta spending review, applicabili anche agli enti locali”.

Quanto, poi, alle censure su una “presunta violazione del principio della parità di genere, basta osservare che ad oggi su 23 posizioni, 16 sono quelle attribuite a dipendenti di genere femminile e le restanti sette a uomini”. Le ragioni del Comune saranno fatte valere dall’avvocato De Giorgi, donna, per cui si annuncia uno scontro tutto “rosa”.

I vigili. Sono stati notificati, infatti, i ricorsi da parte di Vincenzo Mione e Giancarlo Prezzemolo. Nella situazione si trova Vincenzo Carella. Sono stati tutti e tre spostati con “mobilità d’ufficio”: Carella e Mione sono finiti nell’ufficio Ambiente e Prezzemolo nella Ripartizione Casa, dopo essere stati protagonisti di storie di cronaca che hanno avuto eco sulle testate giornalistiche.

Il Comune ritiene di aver fatto tutto nel rispetto delle norme, anche tenuto conto del fatto che gli stessi avevano fatto domanda per essere spostati: “Questa Amministrazione ha  proceduto  all’adozione di provvedimenti di mobilità interna intersettoriale d’ufficio per corrispondere, tra l’altro, agli obblighi attuativi del Piano Triennale Anticorruzione,  così come formalizzati dal responsabile dell’Anticorruzione mediante mobilità d’ufficio con rotazione del personale”. In ogni caso, appare evidente l’esistenza di una certa litigiosità all’interno del Palazzo.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Comune, le due avvocatesse ora chiedono 50mila euro di danni

BrindisiReport è in caricamento