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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Condanna definitiva per la "Belva"

BRINDISI - Condanne per oltre vent’anni a carico di otto imputati, tutti accusati di avere preso parte attiva all’associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga capeggiata dal brindisino Fabio Fornaro, alias la Belva. La Cassazione ha rigettato in toto i ricorsi presentati da otto dei venti imputati nel processo scaturito dalla operazione battezzata con il nomignolo dell’ex esponente della Scu nel capoluogo, confermando in sostanza le condanne comminate in secondo grado dalla corte d’appello di Lecce.

BRINDISI - Condanne per oltre vent’anni a carico di otto imputati, tutti accusati di avere preso parte attiva all’associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga capeggiata dal brindisino Fabio Fornaro, alias la Belva. La Cassazione ha rigettato in toto i ricorsi presentati da otto dei venti imputati nel processo scaturito dalla operazione battezzata con il nomignolo dell’ex esponente della Scu nel capoluogo, confermando in sostanza le condanne comminate in secondo grado dalla corte d’appello di Lecce.

A Fornaro è toccata la pena più severa, sei anni, da scontare insieme alla condanna a 18 anni per l’omicidio di Daniele Carella e la condanna a nove anni per contrabbando subita a seguito del processo sulla morte del contrabbandiere Vito Ferrarese e i presunti legami fra la questura di Brindisi e la criminalità organizzata dedita al traffico di tabacchi lavorati esteri. Il computo totale delle pene a carico di Fornaro fa 33 anni, parte dei quali già trascorsi in cella.

La conferma delle condanne da parte degli Ermellini ha colpito anche il brindisino Sandro Guarnaccia, 5 anni; Vito Manta e Stiv Montenero due anni e quattro mesi  a testa; due anni per Martino Corrente, Alessandro Polito e Alessandro Soffiatti; un anno e quattro mesi per Michele Panzuti. E’ questo il finale della operazione targata Direzione distrettuale antimafia messa a segno il 30 novembre del 2004, eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Brindisi su richiesta dell’allora sostituto procuratore Leonardo Leone De Castris.

L’ordinanza parla di Scu. Di una associazione criminale operativa sull’asse Brindisi-Taranto-Lecce dedita allo smercio di sostanze stupefacenti oltre che armata fino ai denti: pistole, fucili e mitragliette che fanno la differenza, Kalashnikov naturalmente. C’è di più. Nella ordinanza il giudice per le indagini preliminari parla anche di strani collegamenti fra Fornaro e l’amministrazione comunale di Brindisi, sulla quale il giovane boss brindisino tenta di affondare gli artigli puntando agli appalti.

Nelle intercettazioni telefoniche emergono in particolare i rapporti confidenziali con un consigliere, poi assessore, di Alleanza nazionale che ha potuto contare sul sostegno della Belva in campagna elettorale. Nelle rivelazioni in aula l’aspirante pentito – a Fornaro non è mai stato riconosciuto lo status di collaboratore di giustizia – confermerà le ipotesi degli investigatori, che non arriveranno mai alla consistenza di prove. Nel corso dei tre step processuali cade anche l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Resta invece, tutta intera, quella di associazione finalizzata allo spaccio in forza della quale Fornaro ha incassato la terza condanna. Che oggi diventa definitiva.

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