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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Ostuni

Denunciata per furto dal suo ex datore di lavoro: lei prosciolta, lui sarà querelato

OSTUNI – “Prosciolta per non aver commesso il fatto”. Innocente con formula piena, dunque, per i giudici. E fine di un incubo per una ragazza all’epoca di appena 17 anni: D. A., di Ostuni, trascinata davanti alla Legge e costretta sopportare sulle spalle il peso di accuse infamanti. Avviata alla professione di parrucchiera, la giovane fu denunciata dal titolare del coiffeur. Furti reiterati, le ipotesi di reato a suo carico. Ombre e sospetti destinati a stravolgere la vita della ragazza, che soltanto qualche giorno prima aveva comunicato al commerciante di essere incinta.

OSTUNI – “Prosciolta per non aver commesso il fatto”. Innocente con formula piena, dunque, per i giudici. E fine di un incubo per una ragazza all’epoca dei fatti di appena 17 anni: D. A., di Ostuni, trascinata davanti alla legge e costretta a sopportare sulle proprie spalle il peso di accuse infamanti. Avviata alla professione di parrucchiera, la giovane nel novembre del 2008 fu denunciata dal titolare di un coiffeur. Furti reiterati, le ipotesi di reato a suo carico. Ombre e sospetti destinati a stravolgere la vita della ragazza, che soltanto qualche giorno prima aveva comunicato al commerciante di essere incinta.

I giudici, raccogliendo le richieste della difesa (rappresentata dall’avvocato Antonello Anglani), hanno riconosciuto la sua totale estraneità ai fatti, prosciogliendola da ogni accusa. Ad emettere la sentenza è stato il gup del Tribunale per i minorenni di Lecce, Addolorata Colluto, dopo che la pubblica accusa, rappresentata dal Pm Antonio Costantini, aveva chiesto il non luogo a procedere, perché il fatto non sussiste.

Prosciolta la dipendente, ora a rischiare grosso è il suo ex datore di lavoro: sarà denunciato per calunnia. Nei prossimi giorni, l’avvocato Anglani, su incarico della ragazza (oggi diciannovenne), depositerà l’atto formale di querela, destinato ad aprire un nuovo capitolo processuale. Seppure a parti inverse: l’acconciatore sul banco degli accusati. La giovane nei panni della parte lesa.

Oggi torna a sorridere. Ma per lei sono stati mesi durissimi. Pesanti, del resto, le accuse. Con più atti esecutivi la ragazza si sarebbe impossessata, in svariate circostanze, del denaro contenuto all’interno del registratore di cassa della ditta presso la quale prestava servizio, prelevando addirittura in una occasione 800 euro. Tanto aveva raccontato agli inquirenti, in sede di denuncia, il titolare dell’attività commerciale.

In particolare l’acconciatore aveva riferito di un ammanco dalla cassa di 800 euro avvenuto nel marzo del 2008 e successivamente di 50 euro, nonché - in altre occasioni - della sparizione di altre somme dall’importo imprecisato (oltre alla sottrazione di materiale per la manicure e nel mese di agosto 2008 il furto di denaro (circa 45 euro) dal portafoglio di una cliente. Tutti fatti per i quali, a distanza di alcuni mesi, il commerciante attribuiva la responsabilità alla sua giovane dipendente, sulla base di sospetti ma senza fornire riscontri probatori evidenti.

A distanza di oltre tre mesi dall’ultimo episodio e soltanto dopo essere venuto a conoscenza della intervenuta gravidanza della propria dipendente, il parrucchiere si sarebbe presentato negli uffici del commissariato di pubblica sicurezza per sporgere formale denuncia querela. Il giudice ha ritenuto che la ragazza andasse assolta, per non aver commesso il fatto. La cronologia degli episodi menzionati nella denuncia e la coincidenza dell’intervenuta gravidanza appaiono circostanze peculiari che rendono l’accusa “inverosimile, illogica e pertanto infondata nel merito”.

Altrettanto significativo l’esito dell’indagine conoscitiva condotta dai Servizi sociali ministeriali: dalla relazione non è emerso alcun segnale di condotta irregolare o fuorviante che di norma accompagna condotte simili a quelle contestate. Viceversa si fa riferimento alla positività dell’incontro con la ragazza, con particolare riferimento “al suo spiccato senso di responsabilità all’evidente disponibilità al colloquio e al contatto interpersonale, maturati all’interno di una famiglia adeguata e coesa”.

Finito il calvario, resta un brutto ricordo: “Agli occhi dei vicini di casa e di quanti mi conoscevano sono passata per una ladra. Sono stati mesi terribili, di depressione. La mia famiglia mi è stata a fianco. Ma ho dovuto persino convincere le persone più care che quel fiume di fango era un’infamia che stavo subendo. Oggi, ritrovata la serenità, desidero sopratutto tornare ad esercitare la professione di parrucchiera. Spero che qualche porta si apra”.

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