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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Destinazione del lungomare e transenne

BRINDISI – Bello, il nuovo lungomare. Ma luglio, oltre che portarsi via le feste, riporta Brindisi alla dura realtà di città che deve prendere decisioni importanti sul proprio futuro, in questo caso quello legato al mare e al porto. Fatto sta che ci ritroviamo l’intero banchinamento transennato.

BRINDISI – Bello, il nuovo lungomare. Ma luglio, oltre che portarsi via le feste, riporta Brindisi alla dura realtà di città che deve prendere decisioni importanti sul proprio futuro, in questo caso quello legato al mare e al porto. Fatto sta che ci ritroviamo l’intero banchinamento transennato con materiale usato per i cantieri stradali o per sbarrare le strade interdette. Un pugno nell’occhio, una sensazione di precarietà senza fine. Eppure il progetto di rifacimento del lungomare di Brindisi non prevedeva alcuna barriera.

Tolti gli antiestetici jersey, adatti a un porto commerciale o industriale ma non certo ad un affaccio urbano sul porto, nulla avrebbe più fatto da barriera tra gli occhi e il panorama. Anche la Soprintendenza aveva prescritto la rimozione di ogni barriera. Si era anche combattuta una breve battaglia per evitare che l’Autorità Portuale chiudesse con pannelli in plexiglas alti tre metri i tratti destinati all’ormeggio delle poche navi da crociera che passeranno da Brindisi.

Però siamo arrivati alle transenne. E dopo le transenne (dal Comune assicurano che si tratta di una misura provvisoria che non si protrarrà oltre luglio) cosa ci sarà? Il Comune e l’Autorità Portuale ci stanno pensando: si dovrà trovare una soluzione che concili arredo urbano e altre esigenze. Quali?  Il punto è che molti porti italiani e di altri Paesi, famosi per i loro lungomare, non hanno alcuna barriera in banchina. E infatti sia i progettisti del nuovo lungomare Regina Margherita che la Soprintendenza, non l’avevano prevista. Poi affiora l'idea, importante e che potrebbe segnare una svolta nella destinazione d'uso del porto interno e nell'economia della città, di concedere più spazio alla nautica da diporto.

Così, con la regata internazionale Brindisi-Corfù, tornano le colonnine in banchina e tornano le catenarie, ma partita la regata, a differenza degli altri anni le attrezzature restano. La banchina del lungomare resta dotata dei servizi per la nautica da diporto (con le modifiche da apportare a partire dalla fornitura di energia), ed è questa la ragione che spinge a cambiare l'impostazione progettuale originaria. Lo spiega, dal punto di vista delle sue competenze che non comprendono la destinazione d'uso della banchina, ma il parere sugli aspetti della sicurezza, il comandante della Capitaneria di Porto, il capitano di vascello Giuseppe Minotauro.

In estrema sintesi, catenarie che partono dalle bitte, cime di ormeggio, colonnine e cavi tesi tra le stesse e le barche, rappresentano ostacoli obiettivi al transito pedonale, quindi ad essi va destinato uno spazio protetto sia pure di un solo metro, dice il comandante della Capitaneria. Quindi, se il Comune e l'Autorità Portuale decidono che la banchina del lungomare va destinata alla nautica da diporto, la separazione degli spazi, sia pure con la migliore soluzione possibile dal punto di vista paesaggistico e funzionale, diventa un'esigenza. Se la banchina invece dovrà restare libera, per la Capitaneria non si pone alcun problema di barriere.

Insomma, è una questione di programmazione: se vogliamo la nautica da diporto in città, sia all'ormeggio libero sia con le concessioni per lo yachting, la banchina va attrezzata in un modo, in caso contrario può restare assolutamente priva di separazioni. Ma la decisione devono assumerla l'Autorità Portuale e il Comune, mentre la Capitaneria può fornire la collaborazione necessaria in un caso o nell'altro. Una soluzione che eliminerebbe ogni barriera potrebbe essere quella di attrezzare il lungomare con pontili galleggianti su cui spostare catenarie e colonnine, ad esempio. Ma ci sono anche altre strade: devono trovarle gli enti competenti.

 

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