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Cronaca Carovigno

Pescatori morti: alla soluzione del giallo collabora la nostra ambasciata

Sono determinati a risolvere il giallo che avvolge la fine dei loro cari, i familiari di Giuseppe Lanzilotti e Francesco De Biasi, ufficialmente scomparsi in mare dalla notte del 15 marzo scorso e i cui cadaveri sono stati rinvenuti lungo la costa albanese

CAROVIGNO – Sono determinati a risolvere il giallo che avvolge la fine dei loro cari, i familiari di Giuseppe Lanzilotti e Francesco De Biasi, ufficialmente scomparsi in mare dalla notte del 15 marzo scorso e i cui cadaveri sono stati rinvenuti lungo la costa albanese qualche giorno fa, ma in circostanze non ancora ufficialmente note, come non sono note le cause del decesso. E al loro fianco ci sono le autorità diplomatiche italiane a Tirana.

Lo fa sapere il legale che assiste i congiunti di Giuseppe Lanzilotti, l’avvocato Vito Cellie il quale conferma stamani che fratello, figlio e compagna dello scomparso, domenica sera partiranno in traghetto da bari per Durazzo dove saranno ad attenderli funzionari dell’Ambasciata Italiana in Albania. Sono invece sulla rotta del rientro il fratello e il figlio di Francesco De Biasi, che nelle scorse hanno potuto vedere le due salme, riconoscendo quella del loro fratello e genitore, e riconoscendo sull’alto corpo un tatuaggio con il nome del figlio Mirko.

Ma i parenti di Giuseppe Lanzilotti, che in vita è stato sino a pochi anni fa uno dei “pescatori di Torre Guaceto” e che da molti anni viveva di pesca, con base prima a Specchiolla e poi a Santa Sabina, vogliono ora procedere a loro volta all’identificazione ufficiale, e all’acquisizione di tutte le notizie utili a fare luce sulla tragica vicenda. Su questi aspetti hanno già ottenuto la piena disponibilità dei rappresentanti del governo italiano in Albania, conferma l’avvocato Vito Cellie, rilevando che “lo Stato in questa vicenda c’è, ed è al fianco della famiglia”.

Una richiesta specifica che sarà fatta all’ambasciata è quella di affiancare un medico legale di fiducia a quello incaricato dalle autorità albanesi, al momento dell’esame autoptico che sarà condotto su ordine del magistrato locale. Ciò non per mancanza di fiducia nei confronti degli inquirenti albanesi, ma solo a garanzia della parte come viene previsto dal diritto italiano. Ora resta da vedere se una simile possibilità è prevista anche dalla legislazione albanese.

L’avvocato Cellie, sottolineando che tuttavia un secondo esame autoptico certamente sarà disposto anche dal magistrato della procura di Brindisi che indaga sul caso assieme ai carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni e a quelli della stazione di Carovigno, elenca i dubbi fondamentali che i familiari di Francesco Lanzilotti vogliono sciogliere.

Il primo è come sono morti i due uomini partiti nella tarda serata del 15 dalla piccola rada di Santa Sabina, con maree forza 5 e a bordo di un natante di sei-sette metri, ufficialmente per una battuta di pesca. Il secondo è dove è avvenuta presumibilmente o con certezza la morte. Il terzo riguarda la barca: è affondata, è finita sulla costa, oppure è stata recuperata? Bisogna attendere gli esiti di questa trasferta in Albania.

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