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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Dormitorio: "Si attui il piano di emergenza di Protezione civile"

Molte realtà della Società civile organizzata della Provincia di Brindisi esprimono la loro preoccupazione al prefetto

La richiesta di attivare il piano d’emergenza in risposta alla situazione di emergenza in cui si trova il dormitorio per migranti di Brindisi è al centro di una lettera aperta al sindaco a firma delle seguenti associazioni:  Forum “Per cambiare l’ordine delle cose” della Provincia di Brindisi, Comunità del Mali, Comunità della Nigeria, Comunità del Ghana, Comunità africana, Compagni di strada, Migrantes, Cooperativa sociale Solerin, Arci, Libera, Anpi, Cgil, Flai Cgil, Unione degli studenti, Aifo, Meic. 

Molte realtà della Società civile organizzata della Provincia di Brindisi esprimono la loro preoccupazione per le conseguenze che si potrebbero generare da una gestione incauta della questione relativa al dormitorio sito in via provinciale San Vito in Brindisi. La città di Brindisi non vive un’emergenza immigrazione, così come, dati alla mano, non la vive il resto d’Italia. Dunque, al presentarsi di situazioni contingenti, riteniamo si possa rispondere nel pieno rispetto della dignità umana.

Riguardo alla situazione del dormitorio, che permane critica da almeno un decennio e della quale solo ora qualcuno si accorge denunciandola al Prefetto, tanto da dover essere affrontata in pochi giorni, si ritiene corretto e giusto intervenire per riportare la struttura a condizioni dignitose per tutti (eliminando le situazioni di pericolo come la presenza delle bombole di gas che molti degli ospiti, tra i quali anche alcuni italiani, utilizzano per cucinare quando tornano nel tardo pomeriggio dopo un’intera giornata trascorsa a lavorare in campagna).

Accogliamo quindi con soddisfazione la decisione del Comune di Brindisi di ristrutturare e sanificare la struttura e di munirla di cucine elettriche. In questo apprezziamo lo sforzo finanziario che ciò comporta, ma siamo preoccupati per il modo in cui si intende affrontare il problema del sovraffollamento: oltre 200 persone presenti a fronte delle circa 120 che la struttura potrebbe ospitare. Pensiamo, infatti, che nessuna istituzione possa lasciare in strada coloro che verrebbero esclusi dal dormitorio, a seguito di una selezione (fatta non si sa bene con quali criteri), in pieno inverno, con temperature basse e sotto la pioggia. 

Pensiamo che questo non sia umano nei confronti dei cittadini italiani e stranieri ospiti e che questo principio valga per l’oggi, con le persone considerate in esubero, e per il domani quando, come sta avvenendo in altre zone di Italia per effetto del decreto convertito in legge e denominato “sicurezza e immigrazione”, resteranno senza ospitalità anche le donne e i bambini, espulse dai percorsi di accoglienza (es. titolari di protezione umanitaria).

E’ obbligo di tutte le istituzioni cercare soluzioni alternative, anche temporanee, per offrire un riparo agli esclusi. Decisioni contrarie potrebbero generare ulteriori marginalizzazioni e conseguenti problemi di ordine pubblico, oltre che probabili sanzioni da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La Prefettura e le altre istituzioni, come avviene in altre realtà territoriali, hanno a disposizione, in questa come in altre circostanze simili, la possibilità di attivare un Piano di Emergenza, così come previsto dalla Protezione Civile. Sarebbe una soluzione alternativa e dignitosa, che può anche essere organizzata sotto forma di ospitalità diffusa in strutture laiche e cattoliche dell’intera provincia, oltreché per alcuni indispensabile, considerata la situazione in effetti annosa e definita oggi di emergenza.

Accanto a questo, o in sua alternativa, si potrebbero aiutare i lavoratori che pernottano nella struttura a trovare case in affitto che sono in grado di pagare, ad esempio fornendo opportune garanzie ai proprietari delle abitazioni e sollecitando i datori di lavoro a contribuire nella ricerca di immobili per le persone che ogni giorno cooperano con noi lavorando nelle loro aziende e nel territorio locale.

Se favorire una sistemazione autonoma delle persone che possono pagare un affitto e dormono nel dormitorio richiede tempi lunghi che vengono negati, si può ricorrere a misure temporanee (Piano di emergenza freddo) per rispondere alle esigenze immediate e attivare i Tavoli settoriali, le Consulte, i contatti istituzionali per cercare soluzioni più strutturali, restituendo l’opportunità di una vita decorosa e la fiducia in un futuro dignitoso.

Le associazioni di volontariato, i sindacati, le comunità di stranieri, le cooperative che firmano questa lettera sono pronte a dare il proprio contributo a sostegno di politiche e di iniziative che promuovono la dignità e la vita delle persone ospitate nel dormitorio. Non possono, però, risolvere problemi strutturali che toccano, per competenza, alle istituzioni e non possono accettare che siano calpestate la vita e la dignità delle persone. Condivideranno, quindi, la sorte di qualunque persona a cui fosse tolto un tetto dalla testa, da un giorno all’altro e senza soluzioni alternative amplificandone la richiesta di aiuto con tutti gli strumenti a loro disposizione.

Fiduciosi in un esito dignitoso della crisi del dormitorio che tuteli tutti, chiediamo un incontro alle istituzioni competenti in cui siano presentate concrete ipotesi di soluzione alle problematiche descritte.

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