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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Droga in carcere: uno prosciolto

BRINDISI - Era considerato uno degli organizzatori di una intensa attività di spaccio messa su nel carcere di Lecce, facendo passare la droga all’interno di false confezioni di profumo: è stato prosciolto stamani Angelo Sinisi, 35 anni, brindisino, dall’accusa di spaccio. Hanno invece patteggiato una pena pari a 1 anno e mezzo di reclusione gli altri due brindisini coinvolti, Antonio Lioce, 31 Anni, Domenico Cavalera, tutti difesi dall’avvocato Laura Beltrami.

BRINDISI - Era considerato uno degli organizzatori di una intensa attività di spaccio messa su nel carcere di Lecce, facendo passare la droga all’interno di false confezioni di profumo: è stato prosciolto stamani Angelo Sinisi, 35 anni, brindisino, dall’accusa di spaccio. Hanno invece patteggiato una pena pari a 1 anno e mezzo di reclusione gli altri due brindisini coinvolti, Antonio Lioce, 31 Anni, Domenico Cavalera, tutti difesi dall’avvocato Laura Beltrami.

Rinviato a giudizio dal gup Carlo Cazzella al 6 maggio Antonio Fretto, 25 anni, originario di Agrigento. L’inchiesta è stata avviata a luglio, dopo che uno degli arrestati aveva chiesto a un poliziotto di aiutarlo a introdurre in cella una confezione regalo al cui interno, al posto della boccetta, c’era una modica quantità di stupefacente.

Il poliziotto non accettò, ma riuscì a scovare e sottoporre a sequestro due panetti di hascisc da 100 grammi circa. Le indagini sono poi proseguite. Nel corso delle perquisizioni eseguite all’interno dell’abitazione di uno dei quattro arrestati, al quartiere Sant’Elia di Brindisi, furono rinvenuti un revolver a canna corta con matricola abrasa, semi di canapa indiana e alcuni coltelli.

Gli arresti, su ordinanza di custodia cautelare, risalgono alla scorsa estate. Se ne occupò la polizia penitenziaria di Lecce che in poco tempo riuscì a ricostruire il giro che aveva luogo all’interno della casa circondariale di Borgo San Nicola, istituto che era stato reso non impermeabile all’introduzione dall’esterno di roba proibita. Gli agenti penitenziari, però, si sono subito resi conto che c’era qualcosa che non andava. E che evidentemente il frequente via vai di boccette di profumo e non solo, aveva una sua spiegazione non proprio lecita.

Sono state condotte indagini, sono scattati i provvedimenti cautelari che hanno raggiunto i diretti interessati in cella, e oggi si è parzialmente definito il giudizio con un proscioglimento, due patteggiamenti e un rinvio a giudizio. Solo per una persona il giudice ha ritenuto necessario un approfondimento dibattimentale.

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