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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Brindisi, troppa attesa: gli avvocati del Palazzo battono cassa

Decreto ingiuntivo per parcelle non pagate. I legali Emanuela Guarini e Monica Canepa chiedono ventimila euro all'amministrazione civica

BRINDISI – Nodo legale a Palazzo di città, talmente intricato da finire in Tribunale: due avvocati interni hanno portato il Comune davanti al giudice del lavoro e hanno ottenuto un decreto ingiuntivo per avere ventimila euro a titolo di parcelle professionali per cause che hanno vinto in nome e per conto dell’Ente pubblico.

Il caso. La storia dal sapore paradossale per il momento vede in testa la coppia Emanuela Guarino e Monica Canepa, rappresentata in giudizio dall’avvocato Giacomo Massimo Ciullo, che le questioni interne al Comune le conosce bene anche per essere stato assessore dell’amministrazione cittadina con Domenico Mennitti sindaco. Con Ciullo, infatti, hanno ottenuto un primo pagamento, fermo restando il giudizio pendente.

Ciullo è l’autore della richiesta al Tribunale, sezione del giudice del lavoro, da cui è scaturito il decreto ingiuntivo, dichiarato provvisoriamente esecutivo, con cui è stato ordinato al Comune di “pagare i compensi legali”. Poiché dal Palazzo tentennavano, per effetto di diverse interpretazioni delle disposizioni di legge vigenti in materia a cui si sono aggiunte le note dei revisori dei Conti, l’avvocato Ciullo ha spedito una missiva per ricapitolare una volta per tutte la quaestio: “Il credito delle mie clienti rinviene dalle determine numero 70,91 e 99 del 2014, ammontante a complessivi 11.898 euro e 66 centesimi ciascuno”, è scritto nella lettera.

Ancora: quella somma è “certa, liquida ed esigibile e nessun ostacolo sussiste alla corresponsione delle somme”. Quindi la conclusione: “Vi invito e diffido a voler provvedere, nel termine di quindici giorni dalla ricezione della presente, al pagamento in favore delle predette”.

Lo scenario. Cosa potrebbe mai succedere in caso contrario? E’ presto detto. Lo ha scritto Ciullo: “In difetto sarò costretto ad adire nuovamente le vie legali al fine di tutelare il diritto degli avvocati Canepa e Guarini, ingiustamente paralizzato dalle incomprensibili e ostinate perplessità dell’Ente, con ulteriore aggravio per le spese pubbliche”.

In altri termini: i due avvocati non si arrendono, il loro legale è particolarmente agguerrito. E di tanto il Comune ha preso atto, visto che qualche giorno addietro è arrivato il via libera alla liquidazione delle somme, con una precisazione obbligatoria tenuto conto della linea sin qui seguita dall’Amministrazione: “Fatti salvi i successivi provvedimenti e le determinazioni, a seguito dell’opposizione spiegata dal Comune avverso il decreto ingiuntivo e tenuto conto di quanto espresso dal parere del Collegio dei revisori dei Conti”, ha scritto il dirigente del settore Personale, Angelo Roma, che è capo di gabinetto del sindaco.

I revisori. Sia chiaro che il parere dei controllori interni al Palazzo nulla ha a che vedere con la storia dell’elusione del patto di stabilità arrivata agli inizi del mese e ancora aperta. Il parere si riferisce esclusivamente ai compensi  in favore dell’avvocatura interna e risale a ottobre dello scorso anno.

La materia oggetto del contendere attiene al “regolamento per la disciplina dei compensi professionali spettanti agli avvocati in servizio presso il settore Affari Legali”, approvato in sede di delegazione trattante quando correva l’anno 2001. Documenti alla mano, agli avvocati spettano “i compensi professionali relativi a tutte le controversie che si concludono favorevolmente per l’Amministrazione comunale”.

Chiaro il concetto sino a quando la giunta non è intervenuta nel 2003 per apportare qualche modifica sulle “modalità di redazione della parcella e di corresponsione dei compensi”, tutto agganciato ai “minimi tariffari in vigore”. L’anno scorso il Comune ha sospeso la liquidazione in favore del dirigente perché “l’imputazione contabile dei compensi spettanti all’avvocato Trane è sicuramente errata” secondo i revisori Massimo Mangiameli e Rita Saracino.

I compensi. Ciullo ha ricostruito la storia e ha scritto: “Non è questa la sede per esprimersi sulla correttezza dell’operato contabile dell’Ente e in particolare sulla legittimità della previsione di un capitolo di spesa per i compensi dell’avvocato dirigente. Riservo ogni deduzione sulla correttezza dell’operato nelle sedi opportune a tutela delle mie assistite”.

Non solo. “Resta il fatto che, in attesa che l’amministrazione comunale risolva i propri dubbi sull’eventuale diritto dell’avvocato Trane alla distribuzione dei compensi, il diritto degli avvocati Canepa e Guarino a vedersi corrispondere le somme non può essere paralizzato indefinitamente oltre ogni ragionevole limite di tollerabilità, verificandosi altrimenti una indebita compressione del loro diritto di credito di natura retributiva”.

Il Comune, a sua volta, si è affidato a un avvocato esterno, Sandro Stefanelli, nella speranza di avere una delucidazione: “Le contestazioni contenute costituiscono una reiterazione di quelle sottoposte al vaglio giudiziale nel procedimento dinanzi al Tribunale di Brindisi a seguito dell’opposizione  proposta, mio tramite”, è scritto nella lettera del legale.

“Pertanto occorrerà attendere la decisione del giudice in ordine al diritto delle stesse a percepire o meno le somme. Ne consegue che, per quanto concerne quelle maturate successivamente alla pretesa oggetto di causa, l’Amministrazione dovrà valutare se riconoscerle, con espressa riserva di restituzione nel caso in cui il giudizio dovesse avere esito favorevole, oppure proporre opposizione avverso una eventuale nuova ingiunzione di pagamento, preannunciata dagli avvocati Canepa  e Guarino”.

E allora? “In tale prospettiva, la risposta può essere formulata solo dall’Amministrazione”. Il Comune paga. Per ora. Il contenzioso resta.

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