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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Due mediatori sotto processo per una percentuale di 27mila euro su un prestito agricolo

CEGLIE MESSAPICA – Le condizioni che la banca offriva erano vantaggiose. Le aveva viste su un giornale dedicato agli agricoltori e si era messo in contatto con la Banca della Nuova Terra, la cui sede è a Roma. Istituto di credito serio che finanzia e opera solo nell’agricoltura. L’imprenditore cegliese P. B., titolare di una grande azienda agricola, era interessato a quelle offerte vantaggiose e siccome aveva alcuni mutui per un totale di circa 300mila euro, decide di accendere un solo mutuo con questa banca in modo da chiudere gli altri e quindi pagare una sola rata.

CEGLIE MESSAPICA – Le condizioni che la banca offriva erano vantaggiose. Le aveva viste su un giornale dedicato agli agricoltori e si era messo in contatto con la Banca della Nuova Terra, la cui sede è a Roma. Istituto di credito serio che finanzia e opera solo nell’agricoltura. L’imprenditore cegliese P. B., titolare di una grande azienda agricola,  era interessato a quelle offerte vantaggiose e siccome aveva alcuni mutui per un totale di circa 300mila euro, decide di accendere un solo mutuo con questa  banca in modo da chiudere gli altri e quindi pagare una sola rata.

Il mutuo lo ottenne, ma iniziarono i problemi. Non con e per la banca con la quale il rapporto di lavoro continua tuttora in perfetta sintonia, ma con i due intermediari dell’istituto di credito, che oltre ad avere la percentuale dalla banca pretesero ventisettemila euro dall’imprenditore cegliese. Che pagò con quattro assegni. Tutti incassati e sui quali i due mediatori Paolo Losacco e Francesco Albanese ora saranno chiamati a dare spiegazione al tribunale collegiale (presidente Perna, giudice Panzera e Testi) di fronte al quale oggi sono comparsi in veste di imputati.

I fatti risalgono al 2007. L’imprenditore cegliese, difeso dall’avvocato Danilo Cito, si rivolse ai carabinieri e denunciò le vessazioni subite dai due. Che furono indagati e rinviati a giudizio per estorsione, usura e intermediazione illecita in attività imprenditoriale agricola.

L’imprenditore, dopo avere chiesto alla banca l’accensione del mutuo fu messo in contatto con i due intermediari. Questa banca non ha sedi sparse per l’Italia, ma utilizza gli intermediari ai quali riconosce una percentuale sugli importi liquidati. La pratica per un mutuo di 340mila euro fu inoltrata e, secondo l’accusa dell’imprenditore cegliese, arrivò la prima richiesta. Che fu di ventisettemila euro da pagare per ringraziare – gli avrebbero detto – varie persone che si erano adoperate per sistemare il tutto in breve tempo e per fargli avere il denaro richiesto.

L’imprenditore non aveva disponibilità. Fu pattuito che il “regalino” lo avrebbe dato nel momento in cui fosse stato liquidato il mutuo. I due in garanzia si fecero dare un assegno di novemila euro che si impegnarono a restituire nel momento in cui l’imprenditore avesse ricevuto i soldi dalla banca e avesse dato loro il contante.

Ottenuta la prima tranche del finanziamento, l’imprenditore non fu in grado di versare il liquido e consegnò altri tre assegni a Losacco e Albanese. Assegni che furono tutti incassati attraverso vari giri. Uno finì ad un agricoltore di Veglie che questa mattina avrebbe dovuto spiegare come mai ne era venuto in possesso. Ma l’udienza è stata rinviata al 2 marzo prossimo per via della nuova composizione del collegio e l’agricoltore è scoppiato in lacrime davanti ai giudici quando ha saputo che sarebbe dovuto ritornare in aula per testimoniare. Il presidente Perna ha cercato di rasserenarlo dicendogli che “testimoniare non è un disonore”. L’imprenditore si è costituito parte civile e chiede la restituzione dei ventisettemila euro.

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