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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Ecco i retroscena dell'estorsione al cantiere del fotovoltaico

BRINDISI – Non solo tremila euro al mese sino al termine dei lavori, ma anche ottomila euro di arretrati. La ditta “Buccarella & Fai” non concedeva sconti. Pure gli arretrati pretendeva per lasciar lavorare senza intoppi l’azienda “Eds Infrastrutture Spa” di Terme Vigliatore, in provincia di Messina. E se non avessero pagato? Attentati dinamitardi e colpi di arma da fuoco, medicina in genere assai convincente. Unica concessione: la suddivisione della cifra in rate di 1.500 euro l’una.

BRINDISI – Non solo tremila euro al mese sino al termine dei lavori, ma anche ottomila euro di arretrati. La ditta “Buccarella & Fai” non concedeva sconti. Pure gli arretrati pretendeva per lasciar lavorare senza intoppi l’azienda “Eds Infrastrutture Spa” di Terme Vigliatore, in provincia di Messina. E se non avessero pagato? Attentati dinamitardi e colpi di arma da fuoco, medicina in genere assai convincente. Unica concessione: la suddivisione della cifra in rate di 1.500 euro l’una.

In questa occasione però non ha funzionato. La “ditta” ha incassato 1.500 euro tramite Cosimo Giardino Fai, 50 anni, di Tuturano, come abbiamo riportato nel servizio di ieri. Ma l’esattore non ha avuto nemmeno il tempo di contare il denaro. Sono sbucati immediatamente i carabinieri del Reparto operativo di Brindisi, che si erano camuffati da operai, e lo hanno arrestato. Lui comunque le banconote le ha prese in mano, le ha viste. Giovanni Buccarella, 80 anni, padre di Salvatore, boss della cellula di Tuturano della Sacra corona unita, non ha avuto nemmeno questo piacere.

Quando i carabinieri del colonnello Gennaro Ventriglia sono andati a prenderlo, Buccarella non sapeva ancora che il suo compare era stato sorpreso con le dita nella marmellata. A denunciarli erano stati Giovanni Buglisi, responsabile logistico della “Eds Infrastrutture, che sta realizzano a Tuturano gli impianti elettrici dell’impianto di energia fotovoltaica in fase di costruzione, e il capocantiere Antonino Bucalo.

Fai e Buccarella, stando al capo di imputazione, avevano imposto all’azienda, contattando e minacciando Buglisi e Bucalo, una somma di tremila euro mensili a titolo di protezione. Oltre al pagamento di ottomila euro come cifra forfettaria sui mesi precedenti. E per imporre questa protezione Fai aveva presentato Giovanni Buccarella come il padre di Salvatore, pluricondannato per mafia, da anni detenuto, esponente di spicco della Sacra corona unita.

Non che il padre sia da meno. Giovanni, soprannominato “Nino Balla” o anche “lu massaru”, “è stato condannato per associazione mafiosa, ed è considerato - si legge nel decreto di fermo di indiziato di delitto - il patriarca di una delle famiglie storiche dell’organizzazione di tipo mafiosa  Sacra corona unita, dominante nel territorio di Tuturano”. E inoltre: “Buccarella Giovanni è padre di Salvatore, capo riconosciuto della frangia tuturanese della Sacra corona unita, detenuto attualmente nella casa circondariale di Napoli-Secondigliano”.

Giovanni Buccarella è stato condannato con sentenza definitiva il 6 giugno del 2003 per associazione mafiosa, successiva a quella del 1994, definitiva pure quella, per associazione mafiosa ed estorsioni. Non meno significativo il curriculum di Fai, anche se, ovviamente, non ha il carisma di Giovanni Buccarella. E’ Fai che viene colto con le mani nel sacco ieri, quando Buglisi gli consegna 1.500 euro sui tremila richiesti come mensilità, sino alla fine dei lavori, per poter stare tranquilli. E’ solo un acconto perché la richiesta di 3mila euro era perentoria e non ammetteva sconti.

Per essere persuasivo Fai il 20 maggio arriva nel cantiere con Giovanni Buccarella, ottantatreenne ma sempre in vigore, “presentandolo” a Bucolo  come “il padre di Buccarella”. Per far intendere, dicono i carabinieri del Reparto operativo, comandato dal tenente colonnello Gennaro Ventriglia, che dietro di loro c’era la Sacra corona. Nell’occasione Fai (mentre Giovanni Buccarella non parla) ricorda a Bucolo la pericolosità della famiglia Buccarella e minaccia attentati contro il capocantiere e Buglisi “se avessero continuato a fare finta di non capire lo spirito della richiesta”. E che “se non avessero pagato avrebbero fatto bene a prendere i mezzi e ad andare via”.

Nell’ultimo incontro avuto da Fai con Buglisi, il tuturanese gli dice senza mezzi termini che debbono pagare per la protezione. Non solo i tremila euro al mese, ma anche ottomila euro come arretrati. Buglisi, che già si è rivolto ai carabinieri, accetta e concorda il pagamento per la mattina dell’1 giugno. Scatta la trappola e Fai viene arrestato in flagranza. I pm Silvia Nastasia, della Procura di Brindisi, e Lino Giorgio Bruno, dell’Antimafia di Lecce, ordinano il fermo anche di Buccarella, che difeso dall’avvocato Domenico Valletta, domani dovrà comparire dinanzi al giudice con l’accusa di estorsione pluriaggravata in danno di Buglisi e della “Eds Infrastrutture” in concorso con Fai.

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