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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Esame da avvocato copia e incolla: 14 praticanti condannati

Assolti otto aspiranti legali, finiti sotto processo dopo l’esame del 2012

BRINDISI – L’accusa di aver fatto “copia&incolla” durante l’esame da avvocato è stata confermata nei confronti di 14 praticanti, sui 21 imputati che hanno fatto opposizione dopo il decreto penale di condanna a 11.250 euro: sono stati condannati a pene comprese fra i quattro e i due mesi, con il riconoscimento dei benefici della sospensione e non menzione.

Il tribunale e la procura di Lecce

La sentenza

La pronuncia è del giudice Silvia Saracino del Tribunale di Lecce, chiamata a esprimersi sulle posizioni dei 22 praticanti avvocati, nei confronti dei quali venne mossa l’accusa di aver copiato il compito oggetto della prova di abilitazione professionale della sessione 2012. In nove sono stati assolti "perché il fatto non sussiste. Le motivazioni saranno depositate fra 90 giorni, stando a quanto indicato nel dispositivo letto nella serata di  ieri, 16 febbraio 2017.

Per 19 praticanti, lo stesso giudice aveva già dichiarato estinto il reato dopo aver certificato il superamento del periodo di messa alla prova, per la durata di sei mesi, con lo svolgimento di attività di volontariato.

La difesa

Il collegio difensivo è stato composto dagli avvocati penalisti del foro di Brindisi: Pasquale Angelini, Paoloantonio D’Amico, Laura Beltrami, Cosimo Lodeserto, Umberto Bardicchia e Davide De Giuseppe.

L’accusa

Le prove si svolsero nelle giornate dell’11, 12 e 13 dicembre nelle aule del campus universitario Ecotekne di Monteroni di Lecce. Secondo quanto contestato nel capo di imputazione, i candidati avrebbero tenuto il telefonino cellulare, riuscendo ad eludere i controlli, per poi farne uso con accessi on line per ricevere mail o suggerimenti su whatsapp.

Le indagini

Le indagini furono svolte dalla Polizia postale e delle telecomunicazioni di Bari e Lecce, sotto il coordinamento dalla Procura della Repubblica del capoluogo salentino con Cataldo Motta titolare del fascicolo e portarono i praticanti sotto accusa per  “falsa attribuzione di un elaborato altrui previsto dall’articolo 1 di una vecchia legge, la numero 475 del 1925, con successive modifiche, tali da rendere attuale quelle previsioni con l’inserimento di condotte riconducibili ai suggerimenti esterni via telefonini cellulari”.

Un migliaio di candidati, provenienti dalle province di Lecce, Brindisi e Taranto parteciparono alle tre prove fra diritto penale, civile e nella stesura di un atto. La scoperta di anomalie arrivò in sede di correzione, quando la Corte d’Appello di Catania, trovò compiti uguali oppure copiati da noti siti internet specializzati in giurisprudenza e disciplina forense. Venne a galla che più di qualcuno riuscì a usare il telefonino cellulare. La prova, quindi,  fu annullata. Molti degli imputati, nel frattempo hanno superato l’esame e sono diventati avvocati.

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