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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Francavilla Fontana

Estorsione ai lavoratori, chiesto processo per titolari di mobilificio

Il pm: “Minacce ai dipendenti di Magrì Arreda, ingiusto profitto per oltre un milione di euro”. Parti offese 46 impiegati.La difesa: "Dimostreremo infondatezza delle accuse"

FRANCAVILLA FONTANA – “Minacce a 46 lavoratori del mobilificio Magrì Arreda per procurarsi un ingiusto profitto pari a un milione e 160.892 euro, determinato dalla mancata corresponsione di ciò che era dovuto ai dipendenti”: con l’accusa di estorsione, il procuratore capo di Brindisi ha chiesto il processo per Vincenzo Magrì e per Maria Luigia Scatigna, sua moglie, amministratori della srl Magrì Arreda, entrambi agli arresti domiciliari dal 6 dicembre 2918, nell’inchiesta della Guardia di Finanza.

Gli imputati e le accuse

antonio de donno-2I due, marito e moglie, sono imputati in concorso con a Luciana Piroscia, dipendente di Magrì Arreda srl, sino al mese di giugno 2017. Il procuratore, Antonio De Donno, contesta anche l’autoriciclaggio, accusa mossa nei confronti dei coniugi in relazione alla “somma pari a 236.754 euro, avendo commesso il delitto non colposo di cui al capo precedente”, ossia l’estorsione, “per il pagamento in nero delle retribuzioni di alcuni lavoratori non regolarmente assunti”.

De Donno ha chiesto il processo anche per Cosimo Di Maria e Giacomo Gallone, assieme a Magrì e Scatigna “quali istigatori,  con l’accusa di falsità ideologica in relazione ai verbali di conciliazione sottoscritti dai due, in qualità di pubblici ufficiali, negli “uffici della Cisl o della Uil di Francavilla Fontana. (Nella foto accanto il procuratore capo di Brindisi, Antonio De Donno)

Nei confronti di Magrì, inoltre, è contestato il reato di lesioni personali colpose, in conseguenza alla ferite riportate da un lavoratore, Giuseppe Saracino,  “senza regolare contratto, impiegato nello smantellamento delle strutture presenti all’interno del punto  vendita di Surbo”, giudicate guaribili in 40 giorni. Magrì, lo stesso Saracino e Francesco Sternativo sono accusati di aver “indotto in errore i medici del pronto soccorso dell’ospedale di Francavilla, rappresentando falsamente di aver riportato le lesioni durante un incidente domestico”.

I lavoratori parti offese

I sette imputati dovranno comparire davanti al gup del Tribunale di Brindisi, Vittorio Testi, per l’udienza preliminare nel corso della quale i difensori avranno modo di replicare alle accuse. Nel collegio difensivo ci sono gli avvocati: Massimo Manfreda, Domenico Attanasi, Cosimo Malerba, Michele Fino, Pietro Piccoli e Cosimo Assanti, tutti del foro di Brindisi, e Francesca Rizzi e Vittorio Rizzi del foro di Campobasso. Richiesta di processo è stata avanzata anche per la srl Magrì Arreda srl “ai fini della responsabilità amministrativa dipendente dal reato”.

In sede di udienza preliminare, potranno costituirsi parti civili i 46 lavoratori i cui nomi sono riportati nella richiesta di processo, ai fini della richiesta di risarcimento danno: le somme conteggiate dal procuratore variano da un minino di 1.151  euro a un massimo di 51.815 euro.

L’estorsione

Massimo Manfreda-2A conclusione degli accertamenti del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Brindisi, il procuratore ha confermato l’accusa mossa inizialmente e posta alla base dell’ordinanza di custodia ai domiciliari, sostenendo che “Vincenzo Magrì e Maria Lucia Scatigna”, ancora ristretti, e “Luciana Piroscia, in tempi diversi”, avrebbero posto in essere “minacce consistite nell’escludere dalla possibilità di assunzione i lavoratori, o – dopo la stipulazione del contratto – nel palesare il licenziamento o il trasferimento ad altra sede (sempre approfittando della situazione di debolezza delle vittime, a cause del difficile contesto occupazionale), imponendo ai lavoratori di accettare condizioni deteriori”. (Nella foto accanto il penalista Massimo Manfreda)

Nel capo di imputazione si fa riferimento allo “svolgimento di mansioni superiori a quelle indicate nel contratto di assunzione”, alla “corresponsione di retribuzioni inferiori a quelle risultanti nelle buste paga”. E ancora al “mancato pagamento dello straordinario e della 14esima mensilità”, allo “svolgimento senza retribuzione di un orario settimanale superiore a quello previsto dal contratto” e, infine, a “sottoscrizione di buste paga con indicazione di assenze non realmente verificatesi e ad acconti sulla retribuzione mai versati” e “a false dimissioni volontarie con contestuale riassunzione a condizioni meno vantaggiose con conseguente perdita dei diritti maturati e a falsi verbali di conciliazione”.

Tali condotte avrebbero permesso agli imputati di “procurarsi l’ingiusto profitto pari a complessivi 1.160.892,48 euro, determinati dall’impiego delle energie lavorative altrui senza corresponsione di ciò che era dovuto ai propri dipendenti”.

I falsi verbali di conciliazione

domenico attanasi-2Quanto alle fasi di conciliazione, il procuratore capo contesta a “Di Maria e a Gallone, in qualità di conciliatori” e a Magrì e a Scatigna, come “istigatori”, l’”attestazione di falsi verbali redatti ai sensi dell’articolo 411 del Codice di procedura civile” per vari dipendenti di Magrì Arreda srl. Sono stati indicati i nomi di 13 lavoratori, tutti “assistiti dai conciliatori presso l’ufficio Cisl o Uil di Francavilla”, anche “in assenza di liti e controversie pendenti”, i quali avrebbero dichiarato di “essere pienamente soddisfatti e di non avere null’altro a pretendere dalla ditta in relazione rapporto di lavoro, avendo il datore corrisposto quanto dovuto per legge e contratto”.

MagrìArreda srl, già lo scorso mese di dicembre, precisò che  “ tutti i punti vendita sono regolarmente aperti e operativi” e spiegò che le “sedi logistica e amministrativa è totalmente funzionante per garantire la continuità del lavoro”. (Nella foto il penalista Domenico Attanasi)

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