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Cronaca Cellino San Marco

“Ricchiuto parlava di caffè, ma erano tangenti nascoste"

L’ex sindaco di Cellino, Francesco Cascione, ascoltato come teste nel processo nato dall’inchiesta Do ut des: “Mi diede diecimila euro e poi me ne fece avere settemila. Da Cozzoli promesse di denaro e assunzioni”. L’ex assessore Elia: “Mai preso un euro, falsificò la mia firma”

BRINDISI – “Mi assumo, oggi come feci allora, ogni responsabilità e maledico il giorno in cui iniziai a fare politica. Confermo: da alcuni imprenditori c’era la promessa di offerte di caffè da intendere come denaro e altre utilità. Ricchiuto mi diede diecimila euro nella sua auto e mi fece arrivare dal suo braccio destro, Bruno, settemila euro in una busta nascosta in un giornale, mentre Cozzoli promise l’impossibile”.

Tribunale di Brindisi

Il processo

Questa mattina ha parlato per quasi quattro ore, fra esame e contro esame, l’avvocato Francesco Cascione, in qualità di teste citato dal pubblico ministero, dopo aver patteggiato la pena a tre anni e quattro mesi per chiudere la vicenda per la quale venne arrestato all’alba del 10 aprile 2015, nell’inchiesta tenuta a battesimo con il nome di “Do ut des”. Tangenti, mazzette effettivamente versate o promesse per ottenere appalti servizi dal Comune di Cellino San Marco, del quale Cascione era all’epoca sindaco, eletto a capo di una coalizione di centrodestra trainata dal Pdl con apparentamento di liste civiche. I capi di imputazione fanno riferimento al servizio di raccolta dei rifiuti e di efficientamento energetico e l’ormai ex sindaco è stato indicato a capo di un’associazione per delinquere.

Gli imputati

Cascione, assistito dal suo legale di fiducia Giuseppe Guastella, ha affrontato il fuoco di domande del sostituto procuratore Luca Miceli, il quale ha ereditato il fascicolo del collega Antonio Costantini, nonché quello successivo dell’avvocato Cosimo Pagliara che in giudizio rappresenta il Comune di Cellino con richiesta di risarcimento dei danni – anche sul piano della lesione dell’immagine – pari a cinque milione di euro. A seguire, Cascione è stato interrogato dagli avvocati Luigi Covella e Stefano De Francesco, difensori degli imputati Tommaso Ricchiuto, in veste presidente del consiglio di amministrazione della società Igeco Spa, e di Alfredo Bruno, responsabile tecnico, e dall’avvocato Giancarlo Camassa, legale di Gabriele Elia, ex assessore comunale. Hanno scelto tutti il dibattimento, incardinato di fronte al collegio presieduto da Gienantonio Chiarelli, per difendersi dalle accuse mosse prima dalla Procura, al punto da essere alla base degli arresti, e poi contestualizzate da Cascione con richiesta di applicazione della pena.

Il contesto politico

La vicenda di Cascione sarebbe da inquadrare dopo la sua elezione a primo cittadino, con una maggioranza non solida: “Era traballante, già dopo un anno dall’insediamento c’era chi voleva farmi dimettere e raccoglieva le firme per sfiduciarmi”, ha detto l'ex sindaco a titolo di premessa. “Ci fu persino un’occasione in cui ci fu una lite accesa nella mia stanza al Comune: Pezzuto mi stava lanciando un telefonino, Corradi Prisco e Omero Molendini erano presenti. Ero di fatto ricattato, tra virgolette, mi ritenevano un burattino. Ero contestato da Prisco, Pezzuto, Elia e con un quarto sarei caduto”.

Le cene in pizzeria

“Ci sono stati illeciti?”, ha chiesto il pm. Risposta: “Sì, per questo ho patteggiato”. C’erano riunioni per la spartizione del denaro? Cascione: “Con cadenza di due mesi, facevano una sorta di rimpatriata in pizzeria e parlavamo di tutto. C’erano gli assessori, ad eccezione di Marina Del Foro (assolutamente estranea ai fatti, ndr). Ci vedevano perché in pratica nessuno si fidava di nessuno, quindi gli incontri servivano sia per fare il punto sugli atti leciti che su quelli che non lo erano. Io riferivo degli imprenditori che mi contattavano”.

Aula Metrangolo tribunale Brindisi 3-2

I rapporti con Ricchiuto e i caffè

“Ricchiuto è un imprenditore che lavorò per la precedente amministrazione, quando mia madre era sindaco, sotto il mio mandato la Igeco arrivò seconda dopo la Gialplast e fece ricorso al Tar. I giudici amministrativi ne riconobbero le ragioni e l’appalto venne aggiudicato alla Igeco”, ha riferito Cascione. “Quelli della Gialplast mi cercarono prospettandomi i caffè illeciti e li incontrai con Prisco verso Gallipoli: mi dissero che avevano bisogno di una commissione amica per l’aggiudicazione della gara, poi li vidi a San Pancrazio e seppi che avevano provveduto, poi aggiunsero che ci sarebbe stato un regalo per tutta la giunta e lo comunicai agli assessori”. La somma di cui ha parlato Cascione equivale a 70mila euro: “Doveva essere distribuita”.

“Ricchiuto, invece, lo incontrai nei pressi del Tribunale dei minori di Lecce: mi chiese di vederlo tramite un avvocato del Foro di Brindisi (in aula è stato fatto il nome del professionista, ndr).  Lo incontrai e parlò di regali e caffè. Poiché Igeco era seconda, c’erano delle economie di gara per 70mila euro per quattro anni più uno di proroga, somma da investire nel servizio e siccome io pensavo alle prossime elezioni e avevo velleità politico-amministrative nel senso che volevo ricandidarmi alla faccia di chi mi volevo male, il discorso con Ricchiuto proseguì”.

Le sponsorizzazioni e le tangenti in busta e nel giornale

“Io spingevo per far assumere full time tre lavoratori part time, così come per le sponsorizzazioni per le squadre di calcio e volley”, ha proseguito Cascione. “In tal modo avrei ottenuto il consenso elettorale che cercavo. Ricchiuto mi disse: Ti do’ 10mila euro, fai quello che vuoi, me li diede nella sua auto, un’Audi A6. Erano soldi in contanti chiusi un una busta. Io poi li distribuii a Molendini, Quarta ed Elia e a me stesso”.

Il pm ha chiesto: “Ma Ricchiuto aveva capito che era una tangente?” “Sì, l’aveva prospettata lui parlando di qui caffè per la parte politica”. Ancora: in cambio come do ud des? “Io riscontro in termini di consenso, mentre Ricchiuto guadagnava le economie da reinvestire nel servizio e si prospettavano altri lavori. Con Bruno parlammo della distribuzione dei bidoncini per la raccolta differenziata: mi chiese nomi di persone a cui affidarne la consegna. Fu lui, Bruno, a consegnarmi l’altra somma, fra sei e settemila euro, in una busta nascosta in un giornale, sotto il mio studio e mi disse che si trattava di un altro caffè, per ampliare il servizio  e nominare il tutor che avrebbe dovuto vigilare. Divisi la somma in tre: a me, Molendini e Quarta che li ebbe tramite Molendini. Non diedi nulla a Elia perché ero già in conflitto”.

Secondo Cascione non sarebbe da escludere che siano state altre tangenti: “Non tutto è passato da me, gli assessori avevano contatti con gli imprenditori come fece l’ex al Bilancio per l’efficientamento energetico”.

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L’incontro con Albano Carrisi

Una parentesi nella vicenda è stata offerta al Tribunale con riferimento all’incontro che Cascione ebbe con il cantante Albano: “Voglio precisare che andai con lui a Roma per parlare con qualcuno del Ministero della Giustizia per evitare che Cellino fosse sciolto per infiltrazioni mafiose. Sottolineo che Al Bano non sapeva assolutamente della vicenda di cui ho parlato, era unicamente preoccupato per le sorti del suo paese, al quale è sempre stato legato, essendo stato riconoscente alla sua terra. Tutto qui".

I contatti con Cozzoli

Il pm ha chiesto chi fosse Cozzoli (Antonio). E Cascione ha risposto: “E’ un imprenditore che all’amministrazione ha promesso l’impossibile, sempre con l’eccezione di Marina Del Foro, dall’assunzione di mio cognato alla zona Pip, erano caffè pure questi. Cercava ammiccamento e sono stato stupido io che ci sono cascato. Fece promesse a iosa di denaro e di assunzioni che a me premevano per le elezioni. Non sto dicendo niente che non sia vero”, ha rimarcato Cascione. L’ex sindaco ha poi riferito il contenuto di alcune intercettazioni: “Si sentì dire ai miei assessori che avevano bisogno di soldi per pagare l’assicurazione”.

I difensori degli imputati

Quando al periodo di tempo in cui sarebbe nata l’associazione contestata, Cascione ha risposto all’avvocato Covella: “Dopo l’insediamento, quando iniziarono a prendere forma gli investimenti e si avvicinavano gli imprenditori”. L’ex sindaco non ha ricordato quando ci fu la prima volta e ha precisato, su specifica domanda, chi fosse l’avvocato di Brindisi al quale Ricchiuto si rivolse per arrivare a lui. Ha, inoltre, escluso che ci fosse un “contenuto preventivo dei caffè”, ammettendo di esserci comunque stato per velleità politiche. “Ci furono anche professioniste donne che offrivano all’amministrazione week-end in centri benessere”. Quanto a Ricchiuto: “Io parlavo sempre di sponsorizzazioni perché non avevo il coraggio e avevo paura a parlare di tangenti, ma poiché a me serviva consenso elettorale, quello era un modo elegante”.

Covella ha chiesto se è vero che Ricchiuto abbia temporeggiato: “Sì, in occasione del matrimonio della figlia. Così mi disse”. L’imprenditore avrebbe preannunciato una seconda dazione? “Sì, mi disse che sarebbe arrivata dopo due-tre mesi”. Circostanza non emersa, secondo il penalista, nei verbali a suo tempo resi da Cascione. L’avvocato De Francesco ha chiesto chi chiedeva e cosa, aspetto rilevante ai fini della condotta essendoci differenza tra corruzione e concussione. “Chiedevo io in modo elegante sponsorizzazioni, dopo che Ricchiuto mi cercò davanti al Tribunale di Lecce”.

Le dichiarazioni dell’ex assessore Elia

In chiusura di udienza Elia ha voluto rendere dichiarazioni spontanee: “Altro che associazione per delinquere, no profit, perché io non ho mai preso un euro”, ha detto. “Tentai quattro volte di sfiduciare il sindaco che non ritenevo adeguato e ho fatto con lui una sola cena alla quale andai con le stampelle avendo il legamento crociato leso. Le altre volte sono sempre andato agli allenamenti di calcio”. L’ex assessore, infine, ha detto: “Ho scoperto una firma fasulla dell’ex sindaco sul mio nome e lo feci presente al segretario generale”. Agli atti è stata acquisita anche questa documentazione.

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