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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Ex veggente, dissequestrato villino donato da coniugi: vogliono adottarla

Immobile ad Asiago acquistato per 300mila euro con denaro lecito e ceduto a Paola Catanzaro: “Per il grande amore che nutriamo per lei”. Parere contrario del pm

BRINDISI – Denaro di provenienza lecita. Trecentomila euro investiti nell’acquisto di un villino donato a Paola Catanzaro, già Paolo, l’ex veggente di contrada Uggiò, da due coniugi che tuttora vogliano adottarla. Nessun dubbio per il Tribunale di Lecce sugli assegni e sul mutuo contratto dalla coppia di Asiago e, per questo motivo, è stato dissequestrato l’immobile in provincia di Vicenza intestato a Catanzaro,  alias Sveva Cardinale, finita sotto processo a Brindisi con l’accusa di truffa – per almeno quattro milioni di euro – ai danni di diverse persone, imbastita con il “fantomatico progetto delle croci” per salvare il mondo e una serie di visioni.

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Il dissequestro

Nulla c’entrano le condotte ritenute truffaldine con l’acquisto della villetta composta da quattro vani e dell’annesso box auto al piano interrato, stando a quanto si legge nel provvedimento di dissequestro firmato dal presidente del Tribunale di Lecce, seconda sezione penale, ufficio misure di prevenzione. Parere contrario del pubblico ministero.

L’immobile finì sotto sigilli il 5 luglio 2018. Sequestro finalizzato alla confisca e disposto dal Tribunale di Lecce, ai sensi del cosiddetto codice Antimafia di beni, sulla base di una sproporzione tra redditi dichiarati e valore degli immobili, per un valore di un milione e 300mila euro. Da qui l’affermazione, secondo cui i coniugi “vivono con i proventi derivanti da attività illecite”. Tra gli immobili sequestrati il villino ad Asiago, restituito all’imputata. Ma quell’assunto è stato scardinato dai difensori ed è stato riconosciuto il 23 gennaio scorso dal collegio presieduto da Fabrizio Malagnino (giudice estensore Marcello Rizzo).

La difesa

I giudici hanno accolto l’istanza presentata il 24 dicembre 2018 dagli avvocati di Catanzaro, i penalisti Cosimo Pagliara e Fabio Di Bello (nella foto in alto), entrambi del foro di Brindisi. Pagliara la difende sin dal blitz della Guardia di Finanza che portò all’arresto in carcere il 29 gennaio 2018 ed è affiancato da Di Bello nel procedimento penale pendente a Brindisi, scaturito anche dalla “denuncia” televisiva di una delle inviate de Le Iene, programma in onda sulle reti Mediaset.

A parere dei giudici, dalla documentazione risulta che la villetta intestata a Catanzaro venne “acquistata con provviste di denaro messe a disposizione dai coniugi (dei quali sono indicate le generalità), legati da rapporti affettivi alla donna, tanto da aver avviato una procedura per la sua adozione”. I giudici scrivono: “La provenienza del denaro utilizzato per l’acquisto emerge, in particolare, da una dichiarazione datata 14 febbraio 2013, sottoscritta dai coniugi in cui attestano di aver acquistato al prezzo di 300mila euro e di aver intestato l’immobile a Catanzaro per il grande amore che nutriamo nei suoi confronti”. Quel documento venne trovato a casa di Catanzaro, a Brindisi, nel corso della perquisizione condotta nel periodo delle indagini.

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La richiesta di adozione di Catanzaro

Da una dichiarazione successiva, gli stessi coniugi hanno specificato che “il pagamento è avvenuto con due assegni di 20mila e 30mila euro, tratti su un conto corrente intestato all’immobiliare di famiglia, di cui risulta amministratore uno dei coniugi”. La difesa, inoltre, ha prodotto un altro atto che risale al 10 marzo 2015, nel quale i coniugi dichiarano “di aver conosciuto Catanzaro nel 2009, quando ancora non aveva cambiato sesso e di aver instaurato un rapporto affettivo così profondo da sfociare nella richiesta congiunta di diventare il proprio figlio e di assumere il loro cognome”. L’acquisto, quindi, è avvenuto “in piena libertà e consapevolezza”.

Il Tribunale ha anche sottolineato che i coniugi “non hanno mai presentato denuncia contro Catanzaro e che hanno confermato che le somme corrisposte erano da considerarsi liberalità, tanto – si legge – che la stessa Guardia di Finanza, nell’informativa da cui ha tratto spunto la proposta di applicazione della misura di prevenzione, ha considerato di provenienza lecita le elargizioni”.

Gli assegni

Dalla documentazione emerge che il residuo dell’immobile, pari a 250mila euro, venne “pagato con assegno circolare la cui provvista proveniva da un mutuo di 450 mila euro contratto da uno dei coniugi”. Il Tribunale, in conclusione, ha rilevato che “non emergono elementi che inducono a ritenere che tutto o parte di quel denaro, provenga dalle attività illecite di Paola Catanzaro, anche considerato che la coppia sembrava disporre delle disponibilità economiche necessarie al pagamento del prezzo”.

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Il processo per truffa

Il processo a Brindisi riprenderà in primavera. Imputato è anche il marito di Paola Catanzaro, Francesco Rizzo (in alto la foto delle nozze), inizialmente ai domiciliari. Rizzo è difeso dagli avvocati Cosimo Pagliara ed Emilia Marinosci. Pagliara, inoltre, con l’avvocato Ernestina Sicilia assiste la madre di Rizzo, alla quale venne sequestrato un libretto postale, tuttora bloccato. Catanzaro e Rizzo sono stati rimessi in libertà.  A piede libero sono sempre stati gli altri otto imputati, comprese due sorelle della stessa Catanzaro.

Il ruolo di promotore  del sodalizio è stato contestato a Catanzaro: secondo il pm aveva “compiti di decisione, pianificazione e individuazione delle vittime e delle azioni delittuose da compiere, nonché dei settori in cui investire i proventi dei delitti di scopo e ideatore del progetto delle croci, chiamato anche dei doni. Lei ha sempre respinto l’accusa sostenendo di non aver mai abbindolato nessuno.

Gli altri sarebbero stati partecipi e in quanto tali, secondo il pm, avrebbero “fornito un costante contributo per la vita dell’associazione mettendosi a completa disposizione degli interessi del sodalizio, con il compito di avvicinare le vittime di turno, carpirne i segreti più intimi che poi venivano svelati a Catanzaro, la quale a sua volta li usava per suggestionare i malcapitati e far credere loro di avere poteri mistici e paranormali”. Avrebbero anche riscosso, secondo la contestazione, “le somme di denaro versate in contanti dalle vittime delle truffe e trasmesso loro i messaggi del mistico diretti a sugellare la fedeltà e il silenzio”.

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False doti mistiche e matrimoni

Tutti, secondo il pm, avrebbero finto che Catanzaro “possedesse doti mistiche che le permettevano di entrare in contatto con entità divine, come la Madonna e Gesù” e avrebbero anche “adottate tecniche volte a suggestionare l’interlocutore”. Nella richiesta di rinvio al giudizio del Tribunale, il pm ha anche evidenziato il ruolo rispetto alla trasmissione alle vittime di messaggi “assertitamente inviati da Dio" e contenenti la loro chiamata da parte del Signore o ancora su come comportarsi nella vita sociale e di relazione.

Nel provvedimento di arresto, firmato dal gip, vennero descritte  vicende di donne che hanno raccontato di aver sposato uomini indicati da Catanzaro, di altre che hanno riferito di aver abortito o ancora che si sono sottoposte a inseminazione artificiale, sempre su indicazione della stessa Catanzaro. “Eravamo strumenti nelle sue mani”. Accuse che lei ha sempre respinto.
 

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