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Cronaca

Fallisi riabbraccia Ostuni: “La mia terra, i miei amici”

OSTUNI - “Un’ azione criminale quella compiuta dall’esercito di Israele. Non averla condannata ed aver ritenuto persino superflua un’inchiesta internazionale finalizzata a fare emergere la verità di un assalto senza precedenti ad un convoglio pacifista, è un atto incomprensibile del Governo italiano”. Provato dalla settimana più difficile della sua vita, gli occhi ancora stanchi dopo una notte trascorsa in treno, ma felice di riabbracciare i suo amici. Un trolley, pochi effetti personali, il Pc sopravvissuto all’assalto e tanta rabbia in corpo. Così il tenore Joe Fallisi ha fatto rientro a Ostuni, nella mattinata di oggi.

OSTUNI - “Un’ azione criminale quella compiuta dall’esercito di Israele. Non averla condannata ed aver ritenuto persino superflua un’inchiesta internazionale finalizzata a fare emergere la verità di un assalto  senza precedenti ad un convoglio pacifista, è un atto incomprensibile del governo italiano”. Provato dalla settimana più difficile della sua vita, gli occhi ancora stanchi dopo una notte trascorsa in treno, ma felice di riabbracciare i suo amici. Un trolley, pochi effetti personali, il Pc sopravvissuto all’assalto e tanta rabbia in corpo.  Così il tenore Joe Fallisi ha fatto rientro a Ostuni, nella mattinata di oggi. Cinquantenne, originario della toscana,  cresciuto a Milano, da qualche tempo residente a Ostuni, esperto di missioni umanitarie in Medio Oriente.

“Finalmente tra i miei amici, tra i miei nuovi concittadini, nella mia nuova terra”.  Vive a Ostuni dal gennaio scorso: una terra conosciuta cliccando sul motore di ricerca di Internet due paroline magiche: mare pulito. Incalzato dai cronisti, torna con la mente e col cuore alle immagini del cruento blitz israeliano del 30 maggio scorso contro la flottiglia di attivisti filo-palestinesi in navigazione verso la Striscia di Gaza, costato la vita ad almeno 9 militanti (una quarantina i feriti), per lo più turchi. 450 i pacifisti (sei gli italiani) finiti in carcere a margine dell'assalto israeliano. La nutrita delegazione di volontari in missione umanitaria era in rotta verso Gaza.

“Un’ azione criminale quella compiuta dall’esercito di Israele. Non averla condannata ed aver ritenuto persino superflua un’inchiesta internazionale finalizzata a fare emergere la verità di un assalto  senza precedenti ad un convoglio pacifista, è un atto incomprensibile del governo italiano”.

Arrestato e trattenuto per ventiquattrore in carcere, prima di essere espulso e rimpatriato. Un’esperienza drammatica per l’artista “ostunese” e per il resto dei componenti la flotta di pace. Scioccati dai terribili eventi, gli amici di Fallisi sparsi ad Ostuni e nel resto della provincia  hanno atteso con ansia di riprendere i contatti con lui. Giorni di preoccupazione, Sino alla notizia della liberazione. Sino agli abbracci, di questa mattina. Ad accoglierlo ad Ostuni,  alle prime luci del mattino, gli amici più intimi: Rosa Semeraro (titolare del Caffè Tito Schipa con annesso Internet point), Agostino Grassi e Mario Liso (entrambi di Sinistra ecologia e libertà).

Nei suoi occhi, ancora la paura e l’incredulità per ciò che ha visto e sentito sulla sua pelle: ''Siamo stati picchiati sulla nave dai militari e poco prima di lasciare l'aeroporto di Tel Aviv altro pestaggio'', racconta. ''Ci picchiavano ad esempio se non ci sedevamo, e dopo averci picchiati mandavano i medici a visitarci. Siamo stati portati in un carcere in mezzo al deserto, appena finito di costruire: sembrava lo avessero costruito apposta per noi”.

Feroce l'assalto israeliano contro la flottiglia carica di aiuti umanitari e in rotta verso Gaza nel tentativo di forzare il blocco imposto da Tel Aviv. A margine del sangue, due differenti versioni dei fatti.  L’esercito israeliano si è sempre difeso sostenendo di aver reagito dopo che i soldati erano stati bersaglio di un attacco, anche con armi da fuoco, durante il blitz condotto su una delle navi; gli attivisti invece negano questa ricostruzione e assicurano di non aver sparato un solo colpo. “Lungo il viaggio - spiega Fallisi,  respingendo le accuse circa il fatto che la nave turca assaltata dalla marina di Tel Aviv trasportasse armi oltre che aiuti umanitari diretti a Gaza – c’erano controlli doganali continui”.

Già alla vigilia, il tenore ostunese aveva spiegato: “Si tratterà, come sempre, per quel che ci riguarda, di una missione umanitaria e del tutto pacifica. I battelli potranno essere ispezionati dalle varie autorità in qualunque momento”. E al suo rientro ha confermato: “Una fandonia quella delle armi. Nessuna delle navi aveva armi a bordo. E’ stato un attacco terrificante e unilaterale. Io stesso sono stato sfiorato da un ordigno sonoro lanciato dai miliziani israeliani. Ci puntavano le armi addosso. Eravamo circondati dai laser dei mirini. Erano militari giovanissimi, esaltati, desiderosi di seminare terrore. La facilità con la quale le autorità israeliane affibbiano agli stranieri l’etichetta di terroristi è sconvolgente e deplorevole”.

La pace appare un sogno lontano. Eppure, afferma Fallisi, la striscia di Gaza, se non fosse devastata dalla guerra, potrebbe essere una straordinaria meta turistica, tale da garantire sviluppo a quei territori contesi, soffocati e segnati dalla follia, dall’uranio impoverito, dall’odio, dal sangue.

Pensa già alla prossima missione, Fallisi. E stavolta punta sulla musica. Un tour che lo vedrebbe in giro per l’Italia con un gruppo di giovani artisti di Gaza, mai usciti al di là della Striscia. Chiede per questo la collaborazione delle Istituzioni locali, del Governo regionale e si rivolge a Nichi Vendola: “La Puglia può fare tanto per Gaza”.  Questo pomeriggio, intanto, alle ore 18, l’artista pacifista incontrerà la stampa, a Ostuni, presso il Caffè Tito Schipa.

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