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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Villa Castelli

False dichiarazioni per annullare le elezioni: condannati a tre anni

Avevano dichiarato che i verbali di due sezioni elettorali di Villa Castelli erano truccati. Tre rappresentanti di lista e due cittadini elettori di giudicati colpevoli di calunnia e falso

VILLA CASTELLI – Era il 10 febbraio 2010, e con decisione in sede cautelare depositata quel giorno (la numero 705 del 2010), il Consiglio di Stato accolse il ricorso presentato dallo studio Pellegrino contro la decisione del Tar di Lecce che scioglieva nel 2009 il consiglio comunale di Villa Castelli da poco eletto e mandava a casa il sindaco Francesco Nigro, aprendo le porte al commissario prefettizio. Nigro tornò perciò a palazzo di città assieme alla sua giunta e all'assemblea consiliare. Il ricorso che aveva innescato la sentenza del Tar era stato presentato dall’avversario di Nigro, Vitantonio Caliandro, attuale primo cittadino di Villa Castelli.

Ieri, 29 aprile 2016, tutte le persone che in qualità di rappresentanti di lista per il candidato Caliandro nel 2009, firmando dichiarazioni sostitutive di atto notorio, avevano affermato che in alcune sezioni elettorali il numero delle schede bianche era superiore a quello certificato dai verbali del presidente di seggio, sono state condannate a tre anni di reclusione senza alcuna attenuante generica, per i reati di calunnia e di falso ideologico commesso da privato cittadino in atto pubblico.

Il sindaco Francesco NigroLa sentenza di primo grado, emessa dal giudice monocratico Giuseppe Biondi del tribunale di Brindisi, giunge dopo numerosi rinvii del processo per varie cause. Si era riusciti a cominciare solo alla fine del 2015. Quindi oltre sei anni dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato che aveva escluso la presenza di brogli elettorali, come invece sosteneva Caliandro.

“Quella del Consiglio di Stato, è una decisione – disse all’epoca l'avvocato Gianluigi Pellegrino - che ristabilisce l'esito della volontà popolare democraticamente espressa con il voto. Nell'appello avevamo infatti evidenziato come le incompletezze dei verbali di scrutinio dovessero portare non già allo scioglimento del Consiglio bensì soltanto ad una verifica istruttoria".

Le “incompletezze dei verbali di scrutinio” in realtà non esistevano. La verifica delle schede delle sezioni interessate, la numero uno e la numero 6, presso la Prefettura di Brindisi rivelò che i verbali di chiusura erano corretti. Erano invece false le affermazioni contenute nelle dichiarazioni di Sandro Nisi, 33 anni, Luca Cantoro, 36 anni, Angelo Fieschi, 39 anni, Francesco Pezzole di 34 anni e Aurelia Carlucci di 32 anni, tutti di Villa Castelli, condannati oltre che alla pena detentiva anche al pagamento delle spese processuali, delle spese legali delle parti civili e al risarcimento del danno in separata sede nei confronti delle stesse.

Vitantonio Caliandro-3Le dichiarazioni sostitutive di atto notorio rese davanti al pubblico ufficiale dirigente degli uffici demografici del Comune di Villa Castelli, appena tre giorni dopo furono allegate al ricorso presentato al Tar da Vitantonio Caliandro, che in via cautelare chiedeva la sospensione dell’esito delle elezioni comunali. Non regge, ha scritto nella sentenza il giudice Biondi, la tesi che negli imputati non vi fosse piena consapevolezza della finalità di quelle false dichiarazioni.

Si erano presentati tutti insieme davanti al dirigente comunale Pietro D’Urso il 7 luglio 2009, un mese dopo il voto del 6 e 7 giugno, con dichiarazioni precompilate su moduli non in uso al Comune. E tre giorni dopo, il 13 luglio, le stesse furono depositate presso il Tar di Lecce. Il 26 maggio 2011, tutti furono rinviati a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare.

Nisi e Cantoro erano rappresentanti di lista per Caliandro presso la sezione elettorale numero 1, mentre Fieschi e Pezzola si qualificarono nelle dichiarazioni come “cittadini elettori”. Aurelia Carlucci era invece rappresentante di lista presso la sezione numero 6. I primi quattro affermarono che nella sezione 1 le schede bianche erano 50 e non 23 come riportato dai verbali, mentre la Carlucci dichiarò che nella sezione 6 le schede bianche erano 60 e non 12, commettendo tutti il reato di calunnia nei confronti dei presidenti e degli scrutatori dei seggi interessati, accusandoli di aver falsificato l’esito degli scrutini, e commettendo falso ideologico davanti al pubblico ufficiale che ricevette le loro dichiarazioni sostitutive di atto notorio.

“Altro che brogli elettorali – dichiara oggi il vicepresidente della Provincia di Brindisi, Giovanni Barletta, allora membro della maggioranza di Nigro mandata a casa per sei mesi, e attualmente consigliere comunale di minoranza - . Mi spiace di cuore dei ragazzi condannati. Ma mi chiedo, il sindaco Caliandro ora che fa? A mio avviso deve dimettersi subito”.

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