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Cronaca

In piazza Santa Teresa per non dimenticare la Liberazione

A Brindisi celebrazioni in occasione del 72esimo anniversario del 25 aprile che segnò la storia dell'Italia

BRINDISI - Per non dimenticare la Liberazione, quel 25 aprile di 72 anni fa, data che segnò la storia dell'Italia: le autorità civili, dal prefetto Annunziato Vardè alla sindaca di Brindisi, Angela Carluccio, hanno partecipato alla cerimonia commemorativa  del 72esimo anniversario della Liberazione in Piazza Santa Teresa. A simboleggiare il ricordo in occasione della giornata di festa, è stata deposta una corona di alloro ai piedi del Monumento ai Caduti.  All'inizio della piazza, la bandiera Tricolore dell'Italia.

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Le foto dell'evento

Di seguito il testo del discorso del prefetto: 

"Celebriamo oggi il 72° anniversario della liberazione dell’Italia  dal nazifascismo e   della riconquista della libertà da parte  degli italiani, ottenuta dopo  un sanguinoso conflitto – la II^  Guerra  Mondiale – e grazie alla coraggiosa lotta  dei partigiani.  Il 25 aprile evoca dunque la libertà, negata per un ventennio e che finalmente, in questo giorno del 1945,  veniva riaffermata   a conclusione di quegli eventi - la seconda guerra mondiale e la resistenza - drammatici per i sacrifici costati agli italiani, ma esaltanti per le speranze alimentate e le prospettive  aperte.  Ma il 25 aprile significa anche democrazia, inscindibile dalla libertà ed anelata dal popolo italiano dopo un ventennio di dittatura, a tal punto che, per evitare la possibilità della ricostituzione di regimi oppressivi, scelse,  nel referendum istituzionale del 2 giugno, la forma di Stato della Repubblica.

 Significa pace, principio fondamentale sancito dai nostri padri costituenti, che all’art. 11 della Costituzione enunciarono solennemente che “l’Italia ripudia la guerra”, consapevoli - per averlo vissuto sulla propria pelle - dell’orrore delle guerre e della loro  inutilità come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Grazie a questa scelta,  per la prima volta nella storia  del nostro Paese,  una intera generazione, quella nata subito dopo la seconda guerra mondiale, ha avuto la possibilità di vivere  senza  essere mai coinvolta in una guerra: non era mai successo prima.  Significa Unità, perché il popolo italiano si ritrovò rappresentato unitariamente  nella Assemblea Costituente, composta da eminenti  personalità politiche di diverse ideologie - oltrechè di grandi uomini di cultura  - che trovarono una straordinaria sintesi sui principi  fondanti  del nuovo Stato democratico consacrati  nella Costituzione della Repubblica Italiana.

 D’altronde, avevano combattuto insieme nella lotta partigiana: il Comitato di Liberazione Nazionale era formato da personalità  di diversi e talora opposti orientamenti politici   che, in un momento cruciale della nostra Storia, seppero mettere da parte  le divisioni per impegnarsi insieme a ricostruire lo Stato   su nuove basi e  sulla  unanime affermazione  dei principi di libertà, uguaglianza, giustizia e solidarietà. Furono giorni esaltanti – dicevo – ma nello stesso tempo drammatici, la cui memoria non va dispersa, ma va tramandata  alle giovani generazioni sia perché è doveroso onorare sempre la memoria dei tanti italiani che hanno sacrificato la loro vita per la nostra libertà, sia perché occorre sempre avere la consapevolezza che questo bene supremo - che forse molte volte  noi diamo per scontato - va custodito ed alimentato con il nostro impegno quotidiano, difendendolo dalle insidie sempre presenti.

Chi non ricorda, infatti, i lunghi anni  del terrorismo; la stagione eversiva della criminalità organizzata che era arrivata ad un livello di arroganza tale da avere   la velleità di contrapporsi e condizionare lo Stato nelle sue massime istituzioni;  ed  oggi il terrorismo internazionale, che minaccia la nostra libertà. Ed allora è questo il messaggio  più importante che la odierna ricorrenza deve trasmettere: occorre un impegno consapevole affinchè, nella diversità delle opinioni di ognuno, si raggiunga una sintesi unitaria che consenta di non disperdere il patrimonio di principi e di idee che abbiamo ereditato.

Occorre infatti essere uniti per impedire che attecchiscano nel nostro Paese fenomeni come il fanatismo religioso che alimenta la  Jihad  - a questo proposito occorre  ringraziare le Forze di Polizia  che stanno svolgendo un lavoro oscuro ma eccezionalmente efficace nell’ azione di prevenzione - ma non basta questa pur fondamentale attività: questi fenomeni che mettono a rischio la nostra libertà devono essere definitivamente sconfitti sul piano culturale, attraverso un rifiuto ideologico  convinto della violenza e della sopraffazione come metodo per  l’affermazione  e la diffusione di un qualsiasi credo. In una parola siamo  chiamati ad un impegno costante per la diffusione della cultura della legalità. E questo ci deve anzitutto portare ad evitare atteggiamenti di intolleranza e di xenofobia di fronte ad un fenomeno epocale che stiamo vivendo e che coinvolge massicciamente il nostro Paese:  gli ingenti flussi migratori alimentati dai popoli in fuga dalle guerre e dalle  persecuzioni, che noi abbiamo il dovere di aiutare perché ce lo impone la nostra Costituzione ed il rispetto dei diritti  fondamentali ed universali dell’uomo che tutti gli Stati civili e democratici del mondo devono riconoscere a chi chiede protezione.

E c’è  anche chi fugge dalla fame e  dalla povertà: anche queste persone vanno aiutate, ma  con un impegno che coinvolga tutti gli Stati civili del mondo attraverso forme di intervento  mirate anche allo sviluppo dei Paesi di provenienza, anche nella prospettiva di evitare le indicibili  violenze  a cui i migranti sono sottoposti durante  i loro allucinanti viaggi, nonché i gravissimi rischi per la loro vita che corrono durante la traversata del Mare Mediterraneo. Ma in questo giorno in cui inneggiamo alla libertà, un pensiero va anche  alla situazione dei nostri giovani,  che   oggi  tante difficoltà incontrano nella ricerca di un lavoro, perché non ci può essere libertà senza un lavoro che possa assicurare una esistenza libera e dignitosa.

La lunga crisi economica ha inciso molto  negativamente sui livelli occupazionali che  negli ultimi anni hanno registrato  una drastica diminuzione: ma  i primi timidi segnali di ripresa economica che si sono avvertiti a partire dal 2015, si stanno consolidando e lasciano ben sperare sulla possibilità di creare nuova occupazione che, oltretutto, consenta ai tanti giovani che, con il loro personale impegno, hanno acquisito una elevatissima professionalità, di metterla a frutto nel proprio paese, senza essere costretti  ad espatriare per poi affermarsi all’estero. Questi giovani sono un patrimonio del nostro Paese e devono poter  contribuire allo sviluppo economico e sociale dell’Italia e poi ottenere qui le gratificazioni ed i riconoscimenti che  meritano.

E’ con questo auspicio che rivolgo alle numerose autorità, agli studenti ed a tutti cittadini che ci hanno onorato della loro presenza, un cordiale saluto ed un sentito ringraziamento per la  partecipazione. Viva il 25 aprile, viva la Repubblica Italiana".

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