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Cronaca

Finanziamenti illeciti per le calamità: altre due persone finiscono nei guai

BRINDISI – Il sistema era sempre lo stesso, ed era quello smascherato dalla guardia di finanza con l’operazione “Pioggia d’oro”, quando i militari scoprirono decine di persone che avevano beneficiato di contributi per calamità sui terreni agricoli, pur non avendone affatto diritto.

BRINDISI – Il sistema era sempre lo stesso, ed era quello smascherato dalla guardia di finanza con l’operazione “Pioggia d’oro”, quando i militari scoprirono decine di persone che avevano beneficiato di contributi per calamità sui terreni agricoli, pur non avendone affatto diritto.

E recenti indagini da parte dei militari del comando provinciale della guardia di finanza di Brindisi hanno permesso di individuare altri due casi: due persone mesagnesi, di 50 e 60 anni, la seconda della quali residente a Brindisi. Si tratterebbe di personaggi molto noti alle forze dell’ordine, in quanto precedentemente condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Secondo quanto emerso dalle verifiche delle “fiamme gialle”, i due avrebbero percepito in maniera illecita finanziamenti pari a 500mila euro. La tecnica seguita era quella tipica utilizzata dalle persone arrestate qualche mese fa: venivano presentate false istanze, nelle quali si dichiarava che il maltempo avesse provocato gravi danni all’agricoltura, e in particolar modo ai propri terreni, e si chiedeva il risarcimento per calamità, così come previsto dalla legge, che riserva fondi per agricoltura e piccola media impresa.

I due in questione non avevano diritto a rimborsi, anche perché già condannati per associazione a delinquere di stampo mafiosi. Non sono stati comunque arrestati, bensì segnalati all’autorità giudiziaria contabile.

Nel caso dell’operazione “Pioggia d’oro”, l’indagine era partita a seguito di un esposto dell’ex presidente della Provincia Michele Errico che si era accorto che all’interno dei suoi uffici circolassero documentazioni “anomale”, e per questo motivo inviò tutto alla Procura. “Si tratta di manovre strane che non possono partire tutte da un semplice dipendente”, disse ai giornali. “C’è una regia generale”.

Poco meno di un anno fa, finirono dapprima in cella quattro persone, tutti componenti di una stessa famiglia di Torre Santa Susanna. Successivamente, nel novembre 2009, toccò ad altre 15 persone che truffarono lo Stato per circa cinque milioni di euro.

I destinatari dei risarcimenti si recavano in banca per trasformare i bonifici in soldi contanti. Poi, talvolta, tornavano in Provincia magari per lasciare parte del denaro a coloro che li avevano aiutati ad ottenere il contributo. I reati andavano dalla truffa continuata ed aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche alla corruzione, al falso e alla malversazione a danno dello Stato.

Recentemente, il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Brindisi ha segnalato alla procura regionale presso la Corte dei Conti 37 persone individuate nelle indagini svolte tra il 2008 e il 2009, e successivi accertamenti più recenti: secondo gli investigatori, dovranno restituire alla pubblica amministrazione circa otto milioni di euro.

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