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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Forte a Mare, una lettera a Bray

BRINDISI – Il problema del recupero definitivo del Castello Alfonsino e della sua destinazione d’uso, che BrindisiReport.it ha sollevato recentemente con tre articoli trova oggi riproposizione in una lettera pubblica inviata al ministro Massimo Bray da un pool di associazioni.

BRINDISI – Il problema del recupero definitivo del Castello Alfonsino e della sua destinazione d’uso, che BrindisiReport.it ha sollevato recentemente con tre articoli (di Roberta Grassi, Fabio Mollica e di chi scrive) trova oggi riproposizione in una lettera pubblica inviata al ministro per i Beni e le Attività Culturali, Massimo Bray, da un pool di associazioni, che rende sempre più urgente un chiarimento tra Comune di Brindisi e lo stesso Ministero. La proposta che viene formulata al ministro Bray da Legambiente, Marina di Brindisi Club, Centro Turistico Giovanile, Eliconarte e Teatro delle Pietre, dimostra da un lato che la pressione per ridare vita e funzioni al complesso Castello Alfonsino – Opera a Corno esiste, ma che i presupposti sono da chiarire e correggere.

Forte a Mare è un bene pubblico, e può essere ceduto dal Ministero dei Beni culturali al Comune di Brindisi, o anche direttamente dal Ministero a terzi (è una delle possibilità) solo sulla base di una procedura di evidenza pubblica e sulla base di un accordo di programma che tuteli l’interesse pubblico. Giammai ciò può avvenire per affidamenti diretti a soggetti soli o associati, blasonati o meno. Chi deve ribadire questo concetto fondamentale è proprio il Comune di Brindisi. Pensare che il castello possa essere affidato direttamente ad alcune associazioni e che poi queste possano a loro volta chiamare in causa un privato per gestire parte della struttura non rientra affatto nei principi della programmazione pubblica per l’uso dei beni culturali della città.

Quindi ogni candidatura, senza un quadro di regole, sarebbe destinata a lasciare il tempo che trova. Non bisogna perdere altro tempo per progettare il ruolo futuro dei due castelli nel porto, dunque, anche se per quello di terra sarà il Demanio a procedere all’asta, mentre la vendita di Forte a Mare non è prevista. Quale potrebbe essere il loro destino: strutture a servizio della nautica da diporto e ad attività culturali e turistiche, come immaginano – par di capire – le associazioni che hanno scritto a Bray per sollecitare la cessione del Castello al Comune, e quindi al loro “cartello”, che comprende, per di intuire, anche la società del Marina di Brindisi visto che immaginano un suo ruolo nella gestione delle banchine dell’Opera a Corno e dei servizi per la nautica?

Bene, quella di un grande porto per il turismo nautico è un’ottima idea. Ma ci vuole un quadro di regole e di finalità urbanistiche, culturali e sociali che solo Comune e Ministero possono valutare e sottoscrivere, per poi arrivare ai bandi per la selezione dell’offerta privata. Un modo per scegliere il migliore, chi ha capitali e capacità di garantire mercati e lavoro, in quadro di regole che garantiscano la città integrandola nell’utilizzo del bene.

Un bando pubblico, fortemente legato all’idea di nuova città che si sta cercando di interpretare, che riguardi i due castelli, sia pure con competenze differenziate tra Comune e Demanio e frutto di una concertazione, farebbe conoscere agli operatori anche internazionali un “luogo eletto” per il diporto nautico di stazionamento e di transito. Sono necessari capitali e competenze elevate nel settore, e Brindisi non deve temere nel confrontarsi con grandi operatori, se sarà capace di definire ciò che va garantito al pubblico in maniera tale che ciò non scoraggi gli investitori, ma al contrario li incoraggi.

La strada della gara internazionale non è però ancora un concetto assimilato da chi sollecita il rilancio di Forte a Mare (pubblichiamo integralmente lettera a Bray e proposta). Ma si tratta di una strada obbligata, come quella del progetto che deve fare da base all’accordo di programma tra Comune e Ministero. L’unica che può evitare amare delusioni e occasioni perdute.

La lettera al Ministro Bray

 

 

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