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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Da Brindisi a Valona con armi e granate: geometra sconta la pena e torna a casa

Elvis Bozzetti venne fermato in Albania l'8 dicembre 2012: da settembre è tornato in città da uomo libero, dopo la sentenza a cinque anni e sei mesi al termine del processo in abbreviato. Nella sua Fiat furono trovati 10 kalashnikov, 13 caricatori, 500 cartucce e 30 granate

BRINDISI – Ha trascorso quasi quattro anni in carcere in Albania e un altro a Cassino con l’accusa mossa in relazione all’arsenale trovato nella sua Fiat, appena sbarcato a Valona: il geometra Elvis Bozzetti è tornato a Brindisi, la sua città, da uomo libero a settembre, dopo aver saldato il conto con la giustizia del Paese delle Aquile per i dieci kalashinikov, le 500 cartucce e le 30 granate trovate nel bagagliaio dell’auto il giorno dell’Immacolata del 2012.

L'auto di Bozzetti (da Shqiptarja.com)-3

IlTribunale di Valona lo ha condannato a cinque anni e sei mesi di reclusione in abbreviato, processo che come in Italia si svolge allo stato degli atti. Quella pena l’ha scontata al netto della liberazione anticipata che il suo avvocato, Danilo di Serio del foro di Brindisi, ha ottenuto evidenziato la buona condotta del detenuto durante la custodia nelle carceri albanesi, per poi ottenere il trasferimento in un istituto penitenziario italiano.

Bozzetti che adesso ha 38 anni ha trascorso un anno nel carcere di Cassino, prima di avanzare istanza al giudice del Tribunale di Sorveglianza di Frosinone e riconquistare la libertà perduta per una vicenda che resta ancora un mistero poiché niente si sa sulla destinazione di quel carico di armi, né tanto meno sulla provenienza e neppure c’è una spiegazione su come quel carico sia arrivato in Albania senza incappare nei controlli.

Quelle armi servivano alla criminalità organizzata, a frange della Sacra Corona Unita brindisina o salentina? A cellule eversive? Dovevano essere usati per assalti ai blindati o in piani di evasione per detenuti a rischio di carcere a vita? La Dda di Lecce avrebbe indagato anche su queste ipotesi. Il geometra era davvero un corriere per conto di altri, da intendere come pezzi grossi?

Bozzetti non ha mai avuto,  sino a quel giorno, problemi con la giustizia, tanto da essere considerato dagli investigatori un “insospettabile”, assolutamente estraneo a contesti criminali. Ha sempre respinto l’accusa. In occasione dell’interrogatorio in sede di udienza di convalida, disse che c’entrava niente e fornì una spiegazione che risulta agli atti dell’inchiesta: qualche giorno prima di partire per l’Albania, prestò l’auto a una persona definita conoscente che ne aveva bisogno. Non si preoccupò di controllare il portabagagli e neppure di chiedere a cosa servisse la sua auto. A Valona disse di esserci andato per motivi di lavoro.

Quando venne arrestato dalla polizia di frontiera in servizio nel porto di Valona, la scoperta: nel bagagliaio c’erano dieci kalashnikov modello 56 con calcio pieghevole, 13 caricatori ricurvi e 500 cartucce per le stesse armi, 30 granate, 15 delle quali di tipo offensivo e difensivo e 50 cartucce del calibro 7,65 e 50 del calibro 9, parabellum. Erano in diversi borsoni. Venne fermato dalla polizia albanese poco prima che si imbarcasse sul traghetto che da Valona portava a Brindisi, tratta inversa a quella che il geometra avrebbe fatto qualche giorno prima. Era la sera dell’Immacolata del 2012.

Le armi sequestrate a Bozzetti-2

Gli albanesi inquadrarono l'arresto di Bozzetti nell'ambito dell'Operacioni Vizitori, una attività permanente di controllo sugli spostamenti sospetti di cittadini stranieri. Il suo fermo venne spiegato nell’ambito della collaborazione tra l'ufficio immigrazione e la polizia criminale, aggiungendo che il geometra italiano, quando gli venne chiesto il passaporto all'imbarco, si dimostrò troppo nervoso. Da qui la perquisizione. Niente di diverso da quanto solitamente si legge nei comunicati stampa anche in Italia.

Da quel momento di Bozzetti si sono perse le tracce, sino a qualche giorno addietro, quando è arrivata la liberazione anticipata dopo un periodo di pre-sofferto in custodia cautelare e di condanna diventata definitiva. 

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