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Cronaca Carovigno

"Mancano i gravi indizi": il gip libera i due Vignola

Il caso dei due quintali di Cannabis sativa sequestrati a Carovigno. Ora si attende l'esito delle analisi

BRINDISI – Rimessi in libertà questa sera, su ordine del giudice delle indagini preliminari Maurizio Saso, Marco e Giuseppe Vignola, padre e figlio di Carovigno arrestati la mattina del 10 febbraio al termine di una perquisizione domiciliare condotta dai carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni, assieme a quelli della stazione locale e di quella di Mesagne, che ha condotto i militari al sequestro di 110 chili di Cannabis sativa stoccata per la maggior parte in confezioni termosaldate, e in parte minore in due contenitori più piccoli collocati un locale diverso della palazzina dove risiede la famiglia dello stesso Marco Vignola, che ne è proprietario.

Non sono ancora pervenuti al magistrato i risultati della perizia tossicologica disposta sulla marijuana rinvenuta nell’abitazione, per stabilirne il grado del principio attivo delta-9-Thc (tetraidrocannabinolo), in base al quale – per semplificare – viene stabilito se si tratta di sostanza legalmente utilizzabile per scopi terapeutici, alimentari ed altri usi, o se si tratta di sostanza stupefacente illegale. L’accertamento è in corso presso il Las di Bari dei carabinieri, il laboratorio regionale di analisi scientifiche dell’Arma. Ma per il gip del Tribunale di Brindisi al momento i fatti non integrano ugualmente i gravi indizi di colpevolezza previsti dalla procedura penale per sottoporre un indagato alla misura della custodia cautelare.

I due quintali di marijuana sequestrati ai Vignola-2

Pertanto il gip Maurizio Saso, qualche ora dopo l’udienza svoltasi oggi pomeriggio, ha sciolto la riserva convalidando gli arresti dei due Vignola, ma disponendone contestualmente la remissione in libertà. Restano sotto sequestro sino all’esito dei test in corso, invece i 210 chili di marijuana. Ma va detto che il difensore di Marco e Giuseppe Vignola, l’avvocato Luca Marzio, ha prodotto in udienza la certificazione dell’ultimo esame di laboratorio condotto sulla Cannabis sativa coltivata a livello industriale dall’azienda agricola di cui Marco Vignola è amministratore, procedura obbligata per questo genere di produzione, che ne  attesta il basso livello di Thc, e quindi il rispetto dei limiti di legge.

Il giudice Saso ha ribadito anche come la recente giurisprudenza sancisca la commercializzazione legale della Cannabis cosiddetta leggera, e in attesa di eventuali esiti delle analisi tossicologiche che superino le allegazioni difensive, ha liberato i due indagati. Nel corso dell’interrogatorio (il pm aveva chiesto la conferma della custodia cautelare a carico dei due indagati) Giuseppe Vignola, allenatore della squadra di calcio di Carovigno, ha confermato al gip come non fosse assolutamente a conoscenza della presenza di contenitori di Cannabis sativa al piano della palazzina dove si trova la sua camera da letto. Giuseppe Vignola non si occupa dell’azienda agricola amministrata dal genitore. E questa sera, non più vincolato dal divieto di comunicare, ha voluto rilasciare una breve dichiarazione.

“Quelli che professo nella mia attività professionale, sono stati e restano i valori guida della mia vita. E’ ciò che insegno anche ai ragazzi che alleno. Qualcuno in questi giorni, sulla stampa e sui social mi ha colpito ingiustamente, ma io ho le spalle larghe e questa esperienza non scalfisce le mie convinzioni e i miei principi di allenatore e di sportivo”, ha detto Giuseppe Vignola a BrindisiReport.

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