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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Latiano

I 30 anni di don Antonio "Centu buttuni"

LATIANO – Il primo luglio del 1982 Monsignor Armando Franco della Diocesi di Oria assegnava a don Antonio Ribezzi la Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù a Latiano. Oggi a 30 anni dalla sua prima celebrazione della Santa Messa, don Antonio Ribezzi (75 anni il prossimo 15 di agosto) verrà festeggiato nella sua chiesa tra fedeli e tutta la comunità latianese. Stasera alle ore 19 si terrà una Santa Messa celebrata, oltre che a lui, dal suo predecessore Giovanni Zanzarelli e dopo una festa in onore del suo operato trentennale.

LATIANOIl primo luglio del 1982 Monsignor Armando Franco della Diocesi di Oria assegnava a don Antonio Ribezzi la Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù a Latiano. Oggi a 30 anni dalla sua prima celebrazione della Santa Messa, don Antonio Ribezzi (75 anni il prossimo 15 di agosto) verrà festeggiato nella sua chiesa tra fedeli e tutta la comunità latianese. Stasera alle ore 19 si terrà una Santa Messa celebrata, oltre che a lui, dal suo predecessore Giovanni Zanzarelli e dopo una festa in onore del suo operato trentennale.

“Nei trent’anni del mio apostolato nella parrocchia S. Cuore di Gesù in Latiano, e sempre, mi sono impegnato a che Gesù fosse presente nella vita dei fedeli a me affidati.” Queste le parole e il pensiero che Don Antonio Ribezzi ha voluto donare ai suoi parrocchiani attraverso un’immagine di Gesù Cristo che questa sera consegnerà durante la cerimonia per i suoi trent’anni di lavoro verso il Signore. La rinuncia, così come vuole la legge ecclesiastica, don Antonio l’ha già inviata al Vescovo di Oria, ora sarà quest’ultimo a decidere se accettarla subito o concedergli ancora qualche anno di lavoro. A BrindisiReport.it , “Centu buttuni” (cento bottoni) così come chiamato simpaticamente dai suoi fedeli latianesi don Antonio Ribezzi, per la sua altezza (più di un metro e novanta), si racconta:

Com’è cambiata la parrocchia in questi trent’anni dal suo mandato dall’82?

“La chiesa del sacro Cuore, in generale, è cambiata sia dal lato strutturale che da quello morale. Nel primo esempio, sicuramente è diventata più grande e più accogliente. Ricordo ancora le grandi porte inferriate quando sono arrivato a scegliere questa strada nella mia vita, la chiesa era una grande casa fatta con porte di ferro, all’epoca c’erano molti furti nelle parrocchie. Adesso invece, si vive in un ambiente più sereno e più accogliente.

Dal lato morale, invece, c’è stata una crescita non tanto come numero ma come qualità della singola persona verso la chiesa e il cammino della fede verso Gesù Cristo. Ho iniziato in questa parrocchia all’età di 45 anni e ne sono passati 30 da quel primo agosto del 1982, e posso dire che sono rimasto un uomo nell’essenzialità. Sicuramente è molto difficile capire questo modo di agir ma per me, una persona deve essere buona e brava e frequentare la chiesa non tanto per la persona del sacerdote ma quanto per una relazione interpersonale con Gesù.”

Gli episodi significativi in questi trent’anni di operato, quali sono stati.

“Mi viene in mente una cosa, anzi non è una sola. Purtroppo sono tanti gli episodi che si ricollegano però ad un unico evento tragico: la morte dei giovani. Nei trent’anni che sono qui in parrocchia c’è ne sono state tante. Sono venuti a mancare per incidenti o disgrazie personali, molti giovani e giovanissimi a Latiano. Questo per me è l’episodio più significativo che ha sempre fatto riflettere tutti in modo particolare, e pregare tanto. Proprio per questo, nel 2000 ho voluto creare il calvario alle spalle della chiesa, che a Latiano non esisteva, per ricordare tutte queste morti in giovane età. Ho sempre voluto e voglio ancora che i giovani si uniscano al Signore non tanto per le attività ludiche ma quanto per un incontro personale con Gesù. Mi sono sempre sforzato per insegnare ai bambini/ragazzi che giocare è il modo più bello e divertente per incontrare il Signore”.

Come sono cambiati i giovani verso la Chiesa in questi ultimi decenni?

“Non sono i giovani ad essere cambiati ma le famiglie, i genitori. La famiglia prima ci teneva di più alla formazione integrale del proprio figlio, ora invece, le famiglie sono più impegnate, dedicano il loro tempo e denaro affinchè i propri figli facciano solo sport oppure passino il proprio tempo per altre attività, che sicuramente servono per l’educazione dei bambini, trascurando però l’importanza della chiesa e quindi la frequentazione della stessa.

Nella nostra parrocchia sembra che non ci siano giovani ma invece non è così, perché il nostro lavoro noi lo facciamo anche e soprattutto in periferia, andando in mezzo ai ragazzi. Voglio anche ricordare un giovane molto presente qui in parrocchia S. Cuore di Gesù, A.C. (queste le iniziali) che è sempre pronto e disponibile ad aiutarci ed è promotore di incontri fra ragazzi, tornei e tanto altro e lo ringrazio pubblicamente.

Quando sono arrivato qui, trent’anni fa, mi ricordo di tantissimi giovani vicini alla chiesa, adesso i ragazzi sono più consapevoli della fede e soprattutto i bambini grazie alle loro attività extrascolastiche, c’è una profonda intimità con Dio, lo leggo in ogni loro pensiero o lettera che scrivono a Gesù”.

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